LA PIAZZA, LA VIOLENZA E LA SINISTRA (di Matteo Fais)
“E io ho la faccia usata dal buonsenso/ Ripeto ‘Non vogliamoci del male’/ E non mi sento normale” (Fabrizio De André, La bomba in testa)
Si sente tanto parlare di regole, regole che “vanno rispettate”, come dicono e scrivono molti di questi tempi. Il green pass, per dire, è una regola e quindi, di conseguenza, bisognerebbe essere ligi a ciò che questa comporta. Altrimenti “è anarchia”, come al solito “all’italiana, qui dove ognuno fa sempre quel che gli pare”.
Questa balzana idea secondo cui ogni norma, per quanto scema, debba essere seguita pedissequamente fa quantomeno sorridere. Eppure, la gente sta al gioco. Si è sempre sentito dire che gli italiani sono tutti anarchici per vocazione. A me sembra la più grande stronzata mai sparata sui nostri connazionali.
In realtà, forse ciò poteva essere vero molti decenni addietro, quando conservavamo ancora una nostra indipendenza antropologica. Oggi che siamo europei, agiamo da europei, cioè da cretini. Abbiamo proprio acquisito quella mentalità ottusa del tedesco o dell’inglese. L’esterofilia diffusa ad arte ha contribuito non poco, la costante tiritera del “eh, questo perché qui siamo in Italia”, “nei paesi del nord non potrebbe succedere”. Insomma, ci siamo sentiti così inferiori da conformarci alla più deprimente visione possibile della vita: così è e così si fa. Proprio noi che eravamo sempre stati tanto intelligenti da sapere, per intima cognizione, che tutto è relativo e una norma va applicata non in modo idiota, ma calandola nel contesto.
Un’altra delle peggiori puttanate possibili che abbiamo importato dall’estero è il culto della non-violenza. Intendiamoci, non che essa sia da perseguire a ogni costo, ma neppure la si può evitare quando diventa necessaria. Naturalmente, il Potere ha fatto di tutto per veicolare una simile idea. Solo lo Stato può detenerla, tu guardatene bene.
Hanno cominciato inventando lo spauracchio del bullismo. Tutti quanti ci siamo scambiati quattro pizze e un cartone da ragazzini, ma non è successo niente. Le abbiamo prese e le abbiamo date. Fine dei giochi. Eppure, per noi è stato anche formativo: abbiamo imparato che, se attaccati, è meglio sapersi difendere.
La nuova Sinistra progressista, poi, da quando ha preso il potere – esercitandolo persino quando non vinceva le elezioni –, ha fatto di tutto per reprimere questo aspetto dell’essere umano. Oggi, lo vedete bene, si parla solo di violenza sulle donne, sui bambini, sui gay, su quello e su quell’altro. E, se passa il DDL Zan, si potrà finire male anche per aver riso al passaggio di un pirla, stile Fedez, che esibisce glorioso il suo smalto maschile sulle unghie.
Eppure, la vecchia Sinistra non era così. Cortei, manifestazioni, lotte operaie… e lotta armata. Sono volate pallottole all’altezza delle gambe e del cuore, senza stare lì a farsi tanti problemi. Quando si presentava qualche remora personale, come spiega Prospero Gallinari nella sua autobiografia, la si superava semplicemente dicendo a sé stessi che si era scelto di impegnarsi in un’operazione, che il comitato direttivo aveva stabilito così e non si poteva tornare indietro.
La forza è un mezzo fondamentale, un’arma da non usare ma da tenere sempre carica. La piazza cosiddetta no vax fa di tutto, invece, per sembrare pacifica a ogni costo ma, come insegna la stessa storia della Sinistra, una simile presa di posizione è senza uscita, a meno che non ci si voglia sempre arrendere e dichiararsi sconfitti. Per esempio, quando un Ministro dice che bisogna “far pagare un costo psicologico”, a mezzo del tampone, a chi non si vuole far vaccinare, senza abusi, ma forse è il caso, di mostrare un po’ di coglioni.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.