LA NUOVA RELIGIONE PANDEMICA (di Matteo Fais)
Non è vero che, se sradicate la religione da un popolo, questo abbandona la superstizione, per abbracciare la Ragione. I francesi, con l’Illuminismo, convertirono le chiese a templi dedicati al culto della Dea Ragione. Praticamente, svilupparono una credenza laica.
Più o meno, qualcosa di simile sta accadendo con la pandemia – o presunta tale – in corso. Pensateci. Il virus è come il demonio. È tra noi, ma non si vede. Sopravvive per giorni su certe superfici, si annida, proprio come il diavolo circola indisturbato e ci pone al cospetto di costanti tentazioni, lusinghe, con la sua tipica astuzia, per cui fa di tutto per far finta di non esistere. Anche il covid, infatti, ti dicono che, anche quando non sembra, anche in mezzo a persone apparentemente sane, aleggia. Il virus è il nuovo spirito maligno che c’è ma non si mostra.
Come per il demone che potrebbe improvvisamente e senza preavviso prendere possesso del nostro corpo, mentre noi iniziamo a contorcerci, così il microorganismo potrebbe ridurci, dall’oggi al domani, da caracollanti esseri felici a moribondi incapaci finanche di respirare.
Contro di lui, bisogna rifiutare i luoghi di perdizione, persino i pensieri pericolosi. Si devono fuggire gli assembramenti come i luoghi del peccato – meglio sarebbe neppure vagheggiare nella mente una festicciola tra amici.
Per scongiurare la possibilità della sua azione maligna, non bisogna farsi il segno della croce, ma detergersi le mani con la nuova acqua benedetta, il gel igienizzante. Il peccato mortale che ci porta a toccare cose o persone con sensuale piacere viene cancellato sfregandosi le mani con la sostanza viscosa e trasparente, attraverso la quale brilla la luce pura della Medicina fai da te.
E i medici e gli infermieri, i cosiddetti angeli delle corsie… Beh, non esageriamo, non sono angeli, ma almeno santi – insieme ai virologi, chiaramente. Si aspetta un tweet di Burioni come, ogni anno, a Napoli, si veglia e si prega nell’attesa che il sangue di San Gennaro si sciolga. Sant’Antonio da Padova rosica da morire perché il noto virologo gli ha rubato il seguito.
Ma la nuova religione pandemica ha un qualcosa per cui supera nettamente il vecchio e obsoleto cristianesimo: sconfiggerà la morte già nell’aldiqua. Non più “il mio regno non è di questa terra”, “state pronti perché non sapete né il giorno né l’ora”, ma l’immortalità in vita data finalmente con la trecentesima dose di Astrazeneca. Sia lodata la Scieeennthha, sia fatta la volontà della multinazionale farmaceutica. E non ci indurre nella tentazione di mostrare un green pass falsificato, ma liberaci dal virus. Amen.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.