SIAMO SPIATI, APPARENTEMENTE PER UN BUON MOTIVO, MA… (di Matteo Fais)
Provate a chiamare un amico e dirgli, che so, che necessitate di una visita ginecologica/urologica. Lo stesso giorno, in ogni pagina internet in cui entrerete, vi compariranno pubblicità di ginecologi/urologi. Non ne parliamo, se scrivete a qualcuno su WhatsApp per dirgli, sempre per fare un esempio, che vorreste comprare un nuovo smartphone: giù vagonate di pubblicità degli ultimi modelli in circolazione sul vostro Google.
È chiaro, siamo spiati. E lo saremo sempre di più, visto che Apple ha fatto un accordo con una qualche società che si occupa di tutela di minori abusati. Scansioneranno i nostri icloud alla ricerca di immagini pedopornografiche. Come se un pedofilo fosse così scemo da caricare quel tipo di immagini su un supporto esterno non materialmente presente e fornito da una delle massime case produttrici di elettronica.
Palesemente, quello che si nasconde dietro il proposito manifesto è un intento di dominio, di controllo. Sapranno tutto di noi, anche perché noi oramai fotografiamo qualsiasi cosa, dal piatto di pasta ai pompini di nostra moglie. Come il grande fratello di Orwell ti poteva fissare nei tuoi gesti quotidiani dal televisore che doveva restare perennemente acceso, così loro potranno sapere tutto di te da ciò che fotografi.
Sempre che, poi, non possano accendere anche la telecamera del tuo tablet, telefonino, o computer – e possono. E ammesso, inoltre, che qualcuno scomodo non venga fatto fuori, almeno a livello sociale, caricandogli una foto compromettente. La notizia viene poi passata ai giornali e, forse, dopo dieci anni, a processo concluso, lui sarà scagionato, dopo aver avuto la vita rovinata.
Lentamente, ma in modo inesorabile, stiamo scivolando sempre di più verso una società del controllo. Intendiamoci, lo siamo sempre stati. Un tempo, però, bastava la stampa e il suo braccio armato televisivo. Era tutto più semplice da controllare. La controinformazione, praticamente, non esisteva fino a trent’anni fa. Oggi che, tra mille difficoltà, uno spazio può comunque ricavarselo, la loro risposta deve diventare più violenta e pervasiva.
Anche i social, che sono il regno del controllo, hanno comunque delle falle, dei sistemi per essere più o meno aggirati. Ovviamente, ciò non può essere permesso e, nella lotta che stanno portando avanti contro il dissenso, non esistono mosse proibite, come il green pass, il costante tentativo di rimuovere il contante dalla circolazione, ecc.
Siamo controllati e lo saremo ogni giorno di più. Non mi stupirebbe neppure – azzardo una fosca previsione – se qualcuno degli organizzatori di qualche grande piazza di protesta, come Milano o Torino, venisse scoperto pedofilo. A quel punto, per assimilazione – indebita – tutti i cosiddetti no-vax – che tali non sono, ma così li chiamano – diverranno potenziali facinorosi e pedofili. Nessuno vorrà più farsi vedere con loro, per paura, e la lotta contro le misure liberticide del Governo finirà nel dimenticatoio. Tutto ciò è facile, sempre più facile.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.