NON CI VOGLIONO NEL LOCALE? BENE, CHE FALLISCANO (di Matteo Fais)
A questo punto, è questione di principio. Lotta dura, senza paura. Mi chiedete il green pass per entrare nel locale? Vi boicotto. Se sospendete le norme di civiltà, divento incivile anch’io.
Pare addirittura, prima del decreto che lo rende necessario, che due locali in Sicilia abbiano posto come obbligatorio l’ormai famigerato lasciapassare sanitario. Premesso che non sono convinto sia legale come decisione, essendo il locale pubblico, noi utenti dobbiamo fare di tutto per farli fallire. Niente minacce o aggressioni, ma queste persone devono capire che ogni scelta ha un prezzo. Chi asseconda il nemico, per quanto mi riguarda, diviene nemico a sua volta.
È oramai chiaro che siamo in guerra. Se non combattiamo, saremo sottomessi. Non possiamo cedere. Loro hanno tutta la propaganda e, malgrado ciò, minacciano di porre il veto, fottendosene ampiamente della dialettica democratica e aizzando i fanatici. Palesemente, non possiamo permetterci di essere teneri.
Dobbiamo smetterla di essere sempre accomodanti, di ricercare la tranquillità del buon borghese. Non è più possibile, a meno di non piegarci. Resistere, resistere, resistere. Dobbiamo incontraci, invadere la piazza. Non sto scherzando. Se non volete finire, in inverno, con una stella cucita sul cappotto, è ora di darci una mossa.
Questo atteggiamento tipico degli italiani, questo prostrarsi a ogni decisione che viene dall’alto, è stomachevole e va avanti da troppo tempo. Siamo abituati ad essere ricattati, per un lavoro di merda, per non creare dibattito intorno a noi, per non avere nemici. Basta!
Se loro non hanno remore, non le dobbiamo dimostrare neanche noi. Agitiamoci, facciamo vedere di avere un po’ di palle. Se perdiamo, che sia con onore. E a tutti questi complici, rendiamo impossibile la vita. Al momento del lockdown li abbiamo difesi, malgrado quasi solo la Signora Rosanna di Chivasso abbia dimostrato di avere la schiena dritta. Ora, è il momento di dimostrare da che parte stanno. Ogni defezione sarà considerata un tradimento. Inutile fare dei distinguo. In guerra, non si può essere che manichei.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Andiamo al sodo ed organizziamoci per rimediare subito.
Urge licenziare tutti gli assunti a vita nel pubblico impiego. L’assunzione a vita è tipico metodo dei despoti per fidelizzare alcuni e così spadroneggiare a volontà sul Popolo permasto suddito. E’ l’assunzione a vita a creare una casta di esseri autoritenentisi superiori, separata dal e contrapposta al Popolo ritenuto inferiore.
E’ vergognoso e non accettabile che una minoranza s’impadronisca a vita della Res Publica facendone una Cosa Loro, una res privata d’accesso ad altri pur con pari diritti e requisiti. La Democrazia si realizza con la periodica dismissione. La Democrazia è nel pro tempore, cui poi consegue il voto od altro tipo d’assunzione.
Urge Banca dei Pubblici Impieghi: si dismette ogni assunto a vita in impieghi non a caso definiti pubblici perché tali devono essere e ci si alterna a tempo determinato tra persone competenti, idonee, preparate. E senza tiranni, senza più burocrati carrieristi intorno, la stessa pollitica cambierà in men che non s’immagini.
Si badi: Democrazia è pratica pacifica per eccellenza. Regolarizzando la periodica uscita dall’impiego/potere pubblico si evita che, prima o poi, il Popolo Sovrano si rechi a prendere chi non vuol restituirlo e lo trasporti via di peso. Carrieristi, tiranni, andatevene via di corsa, prima che a dirlo non sia solo lo scrivente.
Non vi fate trovare ancora con le mani nel sacco della Repubblica perché stavolta la pagate. Stavolta non si farà come fecero gli sciagurati padri fondatori d’una finta “democrazia” che vi lasciarono laddove vi trovarono. Presto stavolta sarete ridotti ad una casta di esseri universalmente ritenuti inferiori e trattati come tali.
Esattamente come voi da 75 anni fate con noi! Pacificamente, legalmente, civilmente voteremo una Legge che attesterà tutto questo.
Danilo D’Antonio
Monti del Terremoto
Ogni Studio Legale al mondo riguadagni l’umana fiducia
facendosi portavoce dell’illegalità della cessione a vita
di impieghi, poteri e redditi pubblici: beni comuni.
La Repubblica: accessibile, dinamica, fluida,
osmotica, partecipata, vissuta. Fe-li-ce.
Evviva la Banca dei Pubblici Impieghi!
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