I FALSI NO GLOBAL E LA SOLA RISPOSTA AL MONDO LIQUIDO (di Matteo Fais)
Mai avuto nessun rispetto per quella oscena marmaglia che impestò Genova, ormai vent’anni fa. Oggi, so che avevo ragione. Quei fecalomi sono gli stessi che promuovono femminismo, cancel culture, politicamente corretto, Black Lives Matter e la filosofia del no frontiere, mentre mi vorrebbero imporre il loro vaccino sovietico, pena perdere il diritto all’assistenza sanitaria. Altro che scuola Diaz, avrei sparato ad altezza uomo.
Ma che cazzo “un altro mondo è possibile”! Non sanno cosa dicono. Quale mondo? Quello di una piccola e media borghesia annichilita che vede eroso ogni giorno di più il suo patrimonio affinché vada a ingrossare i grandi capitali? Insomma, i ricchi che divengono sempre più ricchi. Quale mondo? Quello della Sinistra progressista americana per cui salutare una donna è molestia, la famiglia una piaga da cancellare, mentre deve essere considerato normale – un diritto – farsi frustare o indulgere nelle peggiori perversioni? Quello dove un rumeno sradicato fa il pastore nel centro Sardegna, mentre il figlio del pastore, laureato in economia, fa il lavapiatti a Londra? No, grazie. Anzi, andate a fanculo.
Eppure, devo confessare, in quel periodo lessi quelli che, in teoria, erano i loro testi di riferimento e che mi hanno profondamente segnato. Parlo di No Logo di Naomi Klein e l’opera di Zygmunt Bauman (tutti i vari volumi sulla società e l’amore liquido). Il primo, in quei miei ingenui vent’anni, mi sconvolse, mutando totalmente la mia percezione priva di malizia del mondo economico intorno a me. Il marchio che si trasforma da semplice etichetta indicativa di un prodotto a stile di vita venduto ai giovani; l’esistenza di intere zone del pianeta convertite alla produzione a basso costo di merci, grazie allo sfruttamento della manodopera – scoprì così dell’esistenza delle cosiddette zone franche, luoghi sparsi in cui, con la scusa di favorire lo sviluppo del lavoro, vengono introdotte condizioni ampiamente vantaggiose per le aziende produttrici, le multinazionali, a discapito dei lavoratori.
La mia rabbia montava, insieme alla mia diffidenza verso la tecnologia – tema che, anni dopo, avrei scoperto essere magnificamente trattato nel testo di Theodore Kaczynski, uscito nel 1995, La società industriale e il suo futuro, noto ai più come Il manifesto di Unabomber.
Naturalmente, però, loro continuano a non convincermi. Ma lo capisco solo qualche anno dopo dove stia la fallacia nelle loro argomentazioni. Gli internazionalisti anti-global non menzionano mai la comunità, i confini, i limiti. Non è il capitalismo in sé il male – essendo probabilmente connaturato all’animo umano -, ma il capitalismo internazionale, quello che, come avrebbe detto Marx, tende a cercare sempre nuovi mercati.
Il mondo liquido, smisurato, si batte solo con le chiusure, con il senso del limite e dell’identità. Ciò che mi colpisce, ogni volta che dialogo con una qualsiasi persona bianca proveniente dal mondo occidentale, dall’America alle ex colonie francesi, è che siamo troppo simili. Abbiamo letto gli stessi autori, ascoltiamo la stessa musica. Non c’è confronto, o scambio, ma un incontro mediato dal global english.
Mi rendo conto sempre di più, dunque, che in questo mondo è inutile viaggiare per vedere le stesse cattedrali nel deserto e sentire i medesimi discorsi di un amico che ha vissuto tutta la vita nella stessa città. L’unica via è tornare ai tanti piccoli mondi chiusi, non liquidi ma solidi e inscalfibili. Temo, però, che non sia possibile. Il globalismo ha vinto, con l’ausilio della tecnologia e dei suoi nuovi tedofori che, allora, presero d’assalto Genova. Li hanno chiamati no global, ma erano cittadini del mondo. La peggior specie.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.