CONTRO IL LOGORIO DELLE NUOVE IMPOSIZIONI, BOICOTTAGGIO (di Matteo Fais)
Nessun uomo può fare la rivoluzione da solo. Anche Napoleone, senza un esercito, non è più il Generale di Francia e si riduce a farsi le seghe dietro i cespugli.
Similmente, ognuno di noi uomini di buona volontà che non vuole vaccinarsi, non si sogna neppure di girare armato di green pass da sguainare ogni volta che vuole farsi un caffè o un cicchetto al bar, non può fare granché nel suo isolamento. Senza gli altri, siamo nessuno. Senza contare che il contatto con la gente induce naturalmente al conformismo: “E dai, Gino, ma che solo tu non vieni in pizzeria perché non vuoi farti il vaccino? Ma dai, è una puntura, poi si torna alla normalità”.
Bisogna resistere, stringere i denti. È guerra. Soprattutto, bisogna boicottare. Bisogna fare paura agli esercenti che si adeguano e chiedono il rispetto delle norme. L’ideale sarebbe girare per pizzerie e ristoranti, entrare, chiedere un tavolo e, nel momento in cui il cameriere domanderà il famoso lascia passare, rispondere: “Sai una cosa, bello? Mi sa che il tavolo puoi mettertelo su per il culo”.
Nessuna pietà. La pietà genera in chi ci sta intorno ignavia. Se ti ribelli, qualcuno ti seguirà. Se non lo fai, tutti cederanno per quieto vivere. Bisogna contrastare in ogni modo la tendenza a non prendere posizione, a eseguire gli ordini. La rivoluzione la fa la comunità, ma inizia dai singoli. Nessun uomo è un isola, ma ognuno è chiamato a un compito importantissimo.
Si ha da dare il buon esempio minando le certezze altrui, costringendo gli altri a schierarsi. Dovrebbe essere oramai chiaro che gli italiani reagiscono solo se portati all’estremo, altrimenti tendono ad adagiarsi. Non bisogna dare tregua. Crepi Sansone con tutti i filistei. Se cento ristoranti falliscono, in tanti saranno costretti a guardare in faccia il malessere che, in precedenza, hanno evitato. Se non ci arrivano autonomamente, per codardia e perché hanno sempre e comunque qualcosa da perdere, noi li porteremo dalla nostra con le maniere forti.
Chi chiede il green pass è un complice del nemico, prima di divenire nostro amico. Purtroppo, molte volte, per spiegare a una persona cara che sta sbagliando, uno schiaffo fisico e morale è più utile di mille discorsi. La rivoluzione non è un pranzo di gala e noi dobbiamo essere disposti a saltare pranzo e cena, se è il caso. La libertà non è mai stata facile: bisogna accettare di dover lottare, forse perire, vedere i propri amici passare dall’altra parte. Pazienza. In guerra, non esistono vittime innocenti.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Parole sante.
Perfettamente d’accordo.
Stanno cercando di coinvolgere i ristoratori e altre categorie per renderli funzionali alla dittatura europeista.
Quindi ne diventano complici e vanno boicottati, a parte quelli che dimostreranno di essere contro la dittatura.
Nessuna pietà davvero.
Pensate che smacco per il potere se i vaccinati (sì, proprio loro) in possesso del green pass si rifiutassero di mostrarlo ai ristoratori, negli aeroporti etc!
Il sistema che si autodistrugge con le sue stesse mani.
Peccato che non accadrà mai, ma intanto io lancio l’idea ai vaccinati…