AIUTO, ORA ANCHE I TACCHI DELLE DONNE-SOLDATESSE SONO UN PROBLEMA (di Matteo Fais)
Se uno va al mare, adesso, non si può certo dire che lo spettacolo non sia avvincente… e ben più che gratuito, dato che non si tratta di un set porno. Come diceva un mio amico: “tanto varrebbe passare direttamente al nudismo. In fondo, nude sono nude. Il filo interdentale in mezzo al culo è solo ipocrisia”.
In effetti, penso di aver visto più tette e orifizi al mare che segandomi su qualche sito a luci rosse. Al netto di tutto, mi pare che le donne facciano un po’ come cazzo preferiscono – niente contro, sia chiaro, è un loro diritto. Si vestono e svestono come se fossero nella loro camera da letto e un fondoschiena, esposto al cospetto di centinaia di persone, non avesse alcuna valenza erotica. Ma forse sono io a essere un boomer, come dice qualche mia amica, uno che ancora viene scosso dalla visione di due natiche. Sarà che non mi trucco e non uso smalti – “ma quanto sei all’antica!”.
A me, comunque, va bene tutto, solo non capisco perché tante polemiche dopo migliaia di foto di culi e bocce, su Instagram e Facebook, se delle soldatesse ucraine sfilano con un mezzo tacco. Che palle! Si possono vendere foto dei propri piedi o del buchino posteriore su OnlyFans, ma è grave che qualche fila di donne marci con una calzatura femminile.
Sul “Corriere”, Monica Ricci Sargentini sostiene che ciò è avvenuto perché noi portatori sani di pistolino consideriamo le donne solo come un abbellimento, anche nel caso delle soldatesse. Sinceramente, non capisco e non me ne capacito. Ma, sul serio, ha senso innescare un dibattito su un tacco, quando vi mostrate più della Nappi quando spompina per la BangBros? Le signore in divisa sono femmine come voi, c’hanno la figa e, sempre come voi, ci tengono ad apparire belle. Secondo me, si truccherebbero come si deve anche sapendo di dover andare incontro a una falciata di mitra. Ricordo che, una volta, una mia conoscente, afflitta da diversi problemi psicologici, mi confessò di volersi buttare dalla finestra, ma non prima di essere passata dall’estetista per farsi la ceretta. Non voleva che il suo cadavere fosse raccolto e qualcuno potesse ritenerla trascurata. Non potei fare a meno di farmi scappare un sorriso, malgrado la tristezza del momento.
Davvero, questo è un mondo assurdo, in cui convivono posizioni che palesemente non possono sussistere contemporaneamente perché contrarie al principio di non contraddizione. Ostentazione maniacale e femminismo con derive di buon costume parrocchiali. Cazzi in culo e tirate d’orecchie per due tacchi. Donne che possono fare ciò che vogliono ma, se vi bevete due bicchieri insieme, tu l’hai violentata perché lei non poteva dare il suo assenso pieno.
Tutto normale, secondo il me too e le varie svalvolate. Potete farvi pagare per scopare con uno in favore di telecamera ma, se vi chiedono di sfilare con un mezzo tacco, è subito guerra al patriarcato. Sembra il gioco a chi è più scemo. Il tragico è che molti maschi ci sono cascati. Loro il tacco se lo farebbero mettere su per il…
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Povere pazze!
“La gara a chi è più scemo”, e infatti viviamo nell’epoca più stupida dai tempi di Cro-Magnon. Con la differenza che i cavernicoli, almeno, avevano qualche sostanza umana.