UN PAESE DI IGNAVI, CERCHIOBOTTISTI ED EUNUCHI – NON CE LA POSSIAMO FARE (di Matteo Fais)
Il problema non è vivere sotto una dittatura bianca, il problema è che molti – troppi – ci stanno da Dio. Per quanto si degeneri, a qualcuno andrà sempre bene. Oppure, chi criticherà lo farà blandamente, con quel solito peloso cerchiobottismo del “per me, non ha ragione l’uno e non ha ragione l’altro”, il che è disgustoso. Se è ben possibile che nessuno abbia totalmente la ragione dalla sua, è altresì vero che da una parte bisogna pur stare. Sartre aveva ragione, dal punto di vista di un uomo di Sinistra, quando, pur riconoscendo gli orrori dello stalinismo, difendeva comunque la Russia come ultimo baluardo contro l’americanizzazione dilagante in Europa. Almeno lui, aveva preso una decisione per cui essere giudicato.
La posizione del “sono tutti in errore”, “nessuno mi rappresenta”, il nove virgola nove percento delle volte è solo uno schifoso modo di pararsi il culo, di non mettersi mai in gioco così da non fallire mai ed essere sempre dal lato giusto della Storia – quello di chi lascia correre.
La vita non si svolge a bocce ferme, conoscendo già il finale del racconto. La vita si fa in corso d’opera, rischiando di prendere cantonate, ricredendosi, impegnandosi, mettendoci la faccia e dimostrando di avere i coglioni. Al limite, si finisce anche di fronte al plotone d’esecuzione, ma lo si fa con la dignità di un uomo che ci ha provato, che ha scelto, ha sbagliato e accetta le conseguenze.
Questo Paese di merda, invece, è pieno solo di ignavi, di gente che non si schiera, di persone che leggono due titoli sul DDL Zan e pilatanamente se ne lavano le mani dicendo “ci sono degli eccessi, ma insomma…”. Insomma, cosa? Insomma, una cazzo! Tu hai il dovere di documentarti, di prendere una posizione, di scendere nell’agone e difendere un’idea. Nella vita, non esistono deleghe in bianco. Qui si fa l’Italia o si muore. Non è uno scherzo. Come dice sempre il filosofo francese: “Io porto su di me la responsabilità del mondo”.
Ma i miei connazionali sono gente abituata a chinare la testa e a lasciar andare. Sopportano tutto, ricurvi, con quel modo di fare da eunuchi tipico della maggioranza silenziosa. Precariato, Pride, DDL Zan, censura. Se non arrivano a giustificare, restano lì a guardare, per poi magari criticare a mezza voce. Perciò sono sopravvissuti a tutto, al Fascismo e alla Democrazia Cristiana, all’egemonia di una becera Sinistra progressista, a Monti come a Draghi. Tutto li ha toccati, ma niente li ha smossi. E moriranno così, senza mai aver scelto autonomamente, come una materia eternamente plasmabile e adattabile. Infatti, ogni volta che sento dire “se continuano così, la gente si ribellerà”, mi viene il magone. No, non insorgeranno, non faranno un cazzo di niente, subiranno la Storia senza alcuna dignità, senza sapere che, la maggior parte delle volte, morire è l’unico modo per dimostrare un po’ di rispetto verso di sé stessi.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
L’ITALIA AGLI ITALIANI, PUNTO E BASTA
Soprattutto di eunuchi, e di vigliacchi, che mi pare l’epitome di questo sciagurato Paese senza ormai più un popolo degno di questo nome.