IL CAVALIERE NELLA TEMPESTA – CINQUANT’ANNI SENZA JIM MORRISON (di Matteo Fais)
C’è una fantastica raccolta che credo sia la versione americana del Greatest Hits dei Doors. Contiene dei magnifici nuovi mixaggi di molti grandi successi e si intitola The Future Stars Here. Peccato che non sia cominciato nessun futuro da quel 3 luglio 1971, esattamente cinquant’anni fa. Anzi, con Jim, la grande musica è morta.
Dioniso era sbarcato in America, dalla Grecia Antica, evidentemente, per tirare le cuoia. Nessuna certezza, né sorpresa, la fine. Che tristezza. Tra le mani – per modo di dire, perché c’è Spotify -, ci restano i Maneskin, Sfera Ebbasta, Young Signorino, la musica trap.
Ecco che i motivi per recarsi lì, al cimitero di Père-Lachaise, a Parigi, crescono esponenzialmente. Bisogna rendere omaggio e chiedere perdono per lo schifo che abbiamo creato, dopo che nel mondo della musica è apparso il Re Lucertola.
Eppure, per fortuna, resta quella superlativa produzione, messa su in così pochi anni, tra la fine dei ’60 e l’inizio dei ’70, e questa versione per certi versi ancora più spettrale di The End. “Oh deliziosa delizia e incanto. Era piacere impiacentito e divenuto carne. Come piume di un raro metallo spumato, o come vino d’argento versato in nave spaziale. Addio forza di gravità”, penso con il mio drugo Alex che si trastulla, frattanto, sulle note della Nona di Beethoven.
Ed è quasi come se volassi fino a Los Angeles, per incontrare L.A. Woman, la prostituta della canzone e, tra le luci della notte – veloce come la notte -, come un Travis qualunque, che la carica sul suo taxi e gira per la città senza meta, parlassi con lei, guardandola, sapendo di non aver mai visto una donna così sola. Le chiederei di aprirmi un varco sull’altro lato, di accendere il mio fuoco e amarmi due volte, perché sto per andarmene.
Poi, farei una capatina a Venice Beach, lì in zona, ma a più di cinquant’anni di distanza, per sentire Jim che dice a Ray “Io scrivo canzoni”, “Ok, cantamene una”, e ascoltare Moonlight Drive, parcheggiato dietro l’oceano, penetrando la sera che la città dorme per restare nascosta. E prima di sprofondare nell’incoscienza, chiederei solo un altro bacio, un’altra sfavillante occasione di felicità su una nave di cristallo.
Ma questi, ne sono cosciente, sono solo sogni, come se, quella volta, a Parigi, di fronte alla tomba ormai recintata, avessi espresso il desiderio, similmente al protagonista di quel film, perennemente insoddisfatto del suo tempo, di tornare a degli anni mai vissuti ma sempre vagheggiati. Quando sono qui, adesso, è il tempo di esitare è finito. Bisogna incendiare la sera. All night long, baby.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.