IL PAESE DELLE MAMME SINGLE (di Matteo Fais)
L’animale maschio trova la sua più grande forma di inconciliabile differenza intorno a sé, sul luogo di lavoro, in strada, al market, al mare. I più fortunati – si fa per dire – ce l’hanno pure dentro casa. È la donna.
Niente è più affascinante e, al contempo, pericoloso. Non si sa mai cosa pensi realmente, né di che cosa sia capace. Se l’uomo, per naturale propensione fisica, può uccidere, ma oramai solo in rarissimi casi, nessuno come la donna può dare corso a una persecuzione – per esempio, per amore.
Se non fosse troppo politicamente scorretto dirlo, azzarderei, senza davvero voler sminuire, che l’uomo pensa, ma la donna sente. Le sue viscere sono complicate e contorte, le nostre lineari e un poco ottuse.
Ma, senza voler andare troppo oltre nell’ontologia dei generi, direi che, fuor di dubbio, le donne hanno molto meno bisogno di noi di quanto noi si abbia bisogno di loro. Per lungo tempo, le ha tenute a bada il fatto di aver necessità dell’uomo per la forza. Dalla difesa e il sostentamento della prole fino all’apertura del barattolo ermeticamente chiuso, per loro c’era poco da fare: almeno in larga misura, eravamo indispensabili. E, soprattutto, c’era in ballo il fattore riproduzione. La donna vuole il figlio, poche balle, salvo rari esemplari. Anche tra coloro che rifiutano l’idea, per una presa di posizione razionale – “il mondo fa schifo” –, la nostalgia genetica non passa mai, della serie “lo vorrei, ma sarebbe un’imprudenza”. L’uomo, in particolare quello della società gaudente, pensa troppo a spargere il seme, se lasciato a briglia sciolta. Anche la donna, sia chiaro, si abbandona, ma lo fa semplicemente spingendo un poco più avanti il momento fatidico. Infatti, troviamo neo-mamme, per scelta, tra i quaranta e i cinquanta, età in cui, in passato, una donna era già nonna.
Ma, in futuro, sarà anche peggio. La Francia ha appena approvato la fecondazione eterologa anche per le single e le coppie lesbiche – in Italia, è solo questione di tempo. Prepariamoci all’abominio. Già lo era per le coppie normali, figurarsi adesso. Se una donna potrà avere accesso al figlio, senza l’incomodo del marito, sarà la fine, l’atomizzazione totale. Anche perché, dopo una vita di solitudine e uomini di una sera, chi glielo farà fare di adeguarsi e venire a compromessi con uno. Otterrà quel che desidera, senza doversi prendere il resto.
Si concluderà più o meno, mutatis mutandis, come in quell’esperimento, noto ai più come il paradiso dei topi, dall’etologo statunitense John Bumpass Calhoun, quando le femmine del branco finiscono per isolarsi, rifiutare l’accoppiamento, e i maschi per chiudersi nel circuito dell’omosessualità.
In generale, concedendo troppa libertà, non può che andare in questi termini. Se spezzi il corso naturale delle cose e permetti alla donna di fare ciò per cui è naturalmente programma, senza l’altro polo sessuale, noi diventiamo dei produttori di sperma da congelare, cioè inutili ragazzini con una stanzetta asettica per segarsi. A quel punto, potremmo tranquillamente tagliarci i coglioni, o sederci su una panchina ad aspettare la morte, mentre l’Occidente diverrà il paradiso delle madri single.
Se ci fosse un Dio, bisognerebbe inginocchiarsi a pregare sperando nel castigo più duro. A questo punto – pur sapendo che noi verremo cancellati, crocifissi e asserviti -, meglio che trionfi l’Islam.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.