DECADENZA BALNEARE (di Matteo Fais)
Ma che carino. Incede sul bagnasciuga con la grazia di un ippopotamo nel fango. È decisamente tozzo, probabilmente ingrossato dalla grassa cucina della consorte. Immancabilmente, dal pettorale destro lungo tutto il braccio, gli corre un tribale che non lascia dubbi.
La già menzionata dolce metà – in effetti, è la metà di lui – esibisce un fisico più dignitoso, per quanto segnato da quella popolana abbondanza dei piatti da trattoria. Chiaramente, a sua volta, la signora palesa un numero di inchiostrazioni che la mia scarsa competenza matematica mi impedisce di quantificare con assoluta certezza.
A completare l’idilliaco quadretto, una piccola fanciulla sugli otto anni li segue fedele e caracollante come un cagnolino. Indossa un perizoma. Da prima, si butta in acqua, poi si posiziona sul bagnasciuga a quattro zampe, rivolgendo il fondoschiena ai bagnanti. Ci metto un minuto buono a comprendere il significato dei suoi movimenti ondulatori e sussultori: sta mostrando il culo.
Resto basito, gelato nel sangue. Ma c’è dell’altro. Una domenica di mare è come una pessima grigliata: tutta la merda ci finisce dentro. E, se si può essere lieti nel vedere tante famiglie tutte insieme, certo non è bello constatare come si sia genericamente ridotta la famiglia italiana.
Quella che mi sta sulla destra non è neppure male – sembra quasi sana. Non scorgo tatuaggi, a una rapida occhiata. La figlia adolescente si svaga incollata allo smartphone, ma si nota che è una ragazzina. Non è ancora formata e non sembra, per fortuna, interessata a fare show. Al contrario, la mamma è una gran foca e non fa niente per nasconderlo. Si gira e rigira sull’asciugamano mostrando senza remore i due lati della bistecca. La vedrei bene alla categoria Milf su PornHub. Decisamente, fa la sua porca figura.
Noto, a ogni buon conto, che il culo nudo è ampiamente sdoganato qui tra i flutti. Lo praticano tutte. Dalle poco più che bambine alle anziane – sovente senza potermelo permettere. Un signore tutto grasso e peli sulla schiena mi passa davanti con la figlia dodicenne che, appunto, fa mirabile sfoggio di sé. Non so, io fossi in lui non sarei sereno pensando a tutti gli allupati che la guardano e la farei correre a calci in culo sulle acque, se mi si presentasse in spiaggia vestita così – “Ne hai di tempo, figlia mia, per fare carriera in casino”, credo che le direi così.
A ogni modo, niente mi sconcerta come la sessantacinquenne con tatuaggio fresco… Ma aspettate, e questa madre superfiga, con reggiseno dalle bretelle sapientemente lasciate cadere e perizoma, che circola mano nella mano col figlio di dieci anni? Se mia madre fosse stata così e mi si fosse mostrata in spiaggia seminuda come questa, Sofocle sarebbe tornato in vita e, prendendo ispirazione da me, avrebbe scritto Edipo II – Il ritorno che Tinto Brass avrebbe trasposto per il grande schermo.
Basta, mi arrendo, torno a casa. Qui, persino lo squalo del noto film non sopporterebbe tanto inquinamento.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.