PEGGIO DELLA SINISTRA, C’È SOLO LA DESTRA PROGRESSISTA (di Davide Cavaliere)
Il progressismo si è imposto attraverso l’intrattenimento più kitsch: celebrità griffate, social media, musica rap, festival della canzone, serie televisive. Per non parlare dei motti demenziali ripetuti fino alla nausea o di feste laiche, come il 25 aprile, che più passa il tempo e più si fanno martellanti. Il militante progressista odierno è una maschera, non dissimile da Pulcinella o Colombina, che si è autoconvocata a rappresentare un ruolo: quello dell’individuo sensibile alle nuove “fragilità” e ai nuovi “diritti” – che altro non sono che una parodia dei diritti autentici.
Insomma, il progressismo è inseparabile dall’immondizia musicale, cinematografica, letteraria, politica, architettonica nella quale, tutti, siamo immersi fino al collo. Beninteso, come scritto poc’anzi, si tratta di un pattume paiettato e ammantato di parole tronfie e altisonanti. La sinistra è sempre stata brava a spacciare la miseria per “uguaglianza”, l’ignoranza per “autenticità” e il più bieco conformismo per “disciplina di partito”.
Come spesso accade con le cose brutte, il progressismo ha avuto un successo enorme e una diffusione capillare. Si potrebbe parlare di “virus”, se questa parola non avesse stancato. Questo nuovo totalitarismo felpato e colorato ha condizionato, indirettamente, anche quanti si dichiarano antiprogressisti, nazionalisti o conservatori. Il mondo culturale della “destra” ha, certamente, diffuso teorie alternative a quelle della sinistra, ma ne ha adottato la forma, il sembiante, la predilezione per le macchiette e il nostalgismo.
Quali differenze ci sono tra le opinioni raffazzonate di Fedez e alcuni commentatori politici che, nel tempo libero, fondano chiese autocefale? E tra i peana all’omosessualità e la sua demonizzazione, di quanti ne fanno una ritualità santanica? Sono solo alcuni esempi, ma se ne potrebbero fare altrettanti, tra il programma di Zoro e quello di Giordano vi è una qualche, reale, distanza? Il progressismo ha fatto della resistenza, di Berlinguer, della liberazione dei feticci. La destra, intanto, continua a rievocare Fiume e la Carta del Carnaro, in un nostalgismo speculare e sterile.
I social media, così importanti nella propagazione delle grottesche tesi “antirazziste e inclusive”, hanno fornito spazio a soggetti che, a destra, hanno tentato di sfondare come maître à penser sostenendo tesi altrettanto strampalate in merito alla Gender theory o al presidente Biden.
Emotivismo, ricerca del consenso mediatico, teorie irrazionali, tutto ciò che caratterizza il progressismo si ritrova, sempre più, anche dall’altra parte della barricata.
La destra, che dovrebbe avere una vocazione meno popolana e chiassosa, è stata assorbita dalle forme del trash televisivo e digitale caratteristiche del progressismo. Questo offre il panorama attuale: da un lato chi ritiene che un bambino di otto debbe essere libero di cambiare sesso, dall’altro chi pensa che il presidente Biden sia il capo di una setta di satanisti. Da entrambi i lati avanzano mostri che nemmeno Goya avrebbe saputo rappresentare.
Davide Cavaliere
Proprio così, il sonno della Ragione genera mostri. E qui, fra apostoli del diritto di due maschi ad avere un figlio e chi sosteneva che i marines avrebbero ucciso Biden durante il giuramento (ed io ho avuto amici di entrambi i tipi), credo ci sia una vera, generale letargia dei cervelli.