SANTO PADRE, LA SMETTA DI FARE IL PROGRESSISTA, PER DIO! – LA CHIESA DICE NO AL DDL ZAN (di Matteo Fais)
“Io avrei voluto lottare contro una società di bigotti e repressi sessuali, ma mi ritrovo a vivere in un mondo di bagasse e culattoni, dunque sono costretto a diventare reazionario”: così mi disse una volta un collega, alla Facoltà di Filosofia. Non aveva tutti i torti con questo suo simpatico paradosso.
Oggigiorno, infatti, persino la Chiesa Cattolica è divenuta assurdamente progressista. Il Papa, più che il rappresentante di Cristo in terra, sembra la reincarnazione di Mario Mieli, il noto faro di riferimento del mondo LGBT – avete presente quello coprofago che scriveva anche a favore della pedofilia?. Cose da pazzi, non c’è più neppure un Vaticano contro cui andare. Bergoglio, fatto a Santo Padre, è di mentalità aperta più di me che sono un peccatore laido e, almeno in certi casi, privo di scrupoli morali.
È perciò che mi ritrovo quasi basito dalla presa di posizione politica proveniente proprio da San Pietro: la proposta di legge Zan violerebbe il Concordato, dunque risulta, dal loro punto di vista, inaccettabile e da rispedire al mittente. Non sto qui a discutere dei motivi – di cui, francamente, mi interessa poco –, ma solo del valore da attribuire a un simile gesto.
Finalmente, e con imperdonabile ritardo, la Chiesa torna in campo a svolgere il suo ruolo: non assecondare il mondo, ma combatterne la deriva morale. Non voglio dire che siano necessariamente nel giusto – figurarsi, io sono ateo –, ma certamente sono ridicoli quando vogliono inseguire le mode del momento. Ho visto con i miei occhi suore e preti ballare al ritmo di musica da discoteca, agitando la Croce, e mi è venuta voglia di bruciarli sul rogo come eretici, di cacciarli dal Tempio a pedate nel culo. Ridicoli! Non sono riuscito a pensare altro, guardandoli. Più o meno come gli ex comunisti che prima difendevano la famiglia tradizionale proletaria e, adesso, sono per quella composta da coppie omosessuali ricche che si comprano il figlio con la formula dell’utero in affitto, sfruttando la povertà di una donna indiana o del Sud America. Veramente insopportabile!
Mi fanno pisciare dal ridere quelli che parlano di una Chiesa che dovrebbe adeguarsi al mutare delle stagioni. Come se non ci fosse una dottrina, come se il pensiero cattolico non fosse un pensiero che interroga la verità rivelata, ma una filosofia in costante evoluzione. La religione cattolica ha da essere contro divorzio, aborto e quant’altro vada in opposizione al suo credo – ripeto, non importa quanto giusto o sbagliato questo possa essere –, altrimenti, tanto vale mollare il colpo e trasformare la baracca in un tempio laico, come uno stadio, una sede di partito, o il circolo della bocciofila.
La Chiesa deve fare la Chiesa, alla faccia della liquidità e della postmodernità che permettono ogni rovesciamento. Come dissi una volta a un prete, a cui avevo offerto un bicchiere di vino, durante una laicissima confessione: “Padre, io sono ateo, ma difenderò sempre la Santa Madre Chiesa. Vede, prenda il sesso: se non fossi stato cresciuto da cristiano, credo che oramai non mi interesserebbe più – troppa fatica, per un così raro piacere. Invece, la religione entro cui sono nato mi ha portato a vederlo come un peccato, una cosa sporca e proibita. E, in effetti, credo che lo sia. Se non altro, vederlo così, lo rende immensamente attraente ai miei occhi. Altrimenti, lei mi capisce, tutto si ridurrebbe a una questione idraulica. Se desidero spesso la moglie e la donna d’altri, invece, è perché voi lo proibite. La Chiesa, glielo dico di cuore, Padre, è la sola garanzia della trasgressione”. Quel prete, che certo non è un fesso, si mise a ridere e mandandomi ecumenicamente a fare in culo, con un gesto inequivocabile – il quale sembrava dire “Che gran figlio della mignotta” –, in un certo senso, sono sicuro che mi dette ragione. Aveva capito che io avevo compreso il senso profondo di ogni limitazione e restrizione: fornire un motivo per violarla. Del resto, la religione cattolica, da italiani, parlando tanto del sesso, non ha fatto altro che tramutarlo nella nostra ossessione e nel pensiero dominante, una specie di comandamento in cui la copula funge da sacramento.
Per tutta questa serie di motivi, io vorrei una Chiesa che facesse la Chiesa, che benpensasse, che in ragione della perfezione divina ci fornisse norme che mai potremmo seguire realmente. Quindi, ben venga che vadano contro il disegno di legge Zan. Anche perché, se continuano sulla linea dettata da Bergoglio, finisce che decido di sposarmi, mandare al diavolo gli anticoncezionali e fare otto figli. Santo Padre, mi salvi dalla dannazione eterna.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.