L’EDITORIALE – NON MI PREOCCUPA RONALDO, MA VOI (di Matteo Fais)
Quasi ogni giorno, quando leggo le notizie, mi viene da ridere. È una risata amara la mia, piena di angoscia. Se, per esempio, apprendo che un calciatore, rimuovendo una bottiglietta di Coca-Cola dal tavolo della conferenza stampa, può far perdere quotazioni a un marchio, o indurre la gente a consumare o meno una bibita, mi dico che qualcosa non quadra.
In soldoni, ciò vuol dire che un cretino qualsiasi – che sarà anche bravo a tirare calci a un pallone, ma chi se ne fotte! – condiziona i popoli. Vuol dire che c’è chi mangia e beve una certa cosa perché lo dice X. Mica Socrate, Platone, Nietzsche o Popper. No, un calciatore. Capisco ammirarne le gesta sportive, ma una persona sana di mente, pure se legge Sartre, mica gli dà ragione su tutta la linea, figurarsi dunque se pende dalle labbra di uno che di mestiere gioca a calcio.
Ciò cosa dimostra? Nella sostanza, che siete un branco di menomati mentali disadattati. Se deve arrivare Ronaldo a dirvi cosa consumare, io dico che è meglio caricarvi su un carro piombato per un viaggio di sola andata verso la Polonia. Siete gente sbagliata, ontologicamente e moralmente infima.
È curioso che, dalle elementari fino all’università, noi non si sia sentito altro se non di quanto fosse strano che un popolo evoluto, come quello tedesco, andasse dietro alle follie di Hitler… Scusate, secondo voi, è meglio comprare un abito perché lo indossa la Ferragni o farsi una Coca in relazione ai gusti e alle antipatie di Ronaldo? Ma siete seri? Vi sembra normale tutto ciò, razionale, sensato, da persone intellettualmente sviluppate?
Io mi immagino la vita di uno che torna a casa dalle 8 ore di lavoro, entra su Instagram o YouTube, vede sto ragazzone con l’aria da borgataro, poi si rivolge a sua moglie che asciuga i piatti: “Gina, tesoro, mi sa che da oggi non berrò più Coca-Cola, durante i pasti, perché Ronaldo ha detto di bere acqua”. Giuro, mi verrebbe voglia di entrargli in casa, armato di kalashnikov, e porre fine alla sua inutile esistenza.
Se detesto tanto persone simili è perché costoro condizionano la mia esistenza con la loro stupidità. Negli uffici, a scuola, andando a votare – soprattutto nel segreto dell’urna – questi mi causano un danno, essendo anche loro parte dell’organismo sociale. E qui non si tratta di avere opinioni diverse. Mi va bene qualsiasi opinione, purché sia frutto di una scelta ponderata. La superficialità, bisogna capirlo, è una colpa, come in molti casi l’ignoranza.
Un idiota del genere potrebbe compiere qualsiasi azione antisociale perché lo dice il suo influencer di riferimento. Certi cretini che non scendono in piazza con me per protestare contro determinate storture del sistema, poi, fanno a botte con i tifosi della squadra avversaria in ragione di un goal. È gente pericolosa, come le persone che seguono. Influencer e follower sarebbero da mettere fuori legge. Potenzialmente, possono portare un civiltà al collasso. Adesso, comunque, vado subito a bermi una Coca-Cola. Ronaldo e voi che gli date retta potete pure succhiarmi la bottiglia.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Un amico di Atlanta mi ha detto che la Coca-Cola fa guarire dal covid, altro che vaccini.
E che levare la mascherina in USA è sufficiente il Secondo Emendamento: il passaporto vaccinale è per quelli da mandare in Polonia, appunto.