L’EDITORIALE – COMPAGNI, ATTENTI ALLO ZUCCHERO SOVRANISTA (di Clara Carluccio)
“Un popolo che difende la propria identità non è razzista”: così è stato scritto sulle bustine dello zucchero distribuite ai tavoli di un bar di Taranto. In risposta, alcuni dei cosiddetti “professionisti dell’informazione”, famosi per aver tacciato di ignoranza tutte le persone favorevoli alla libertà di scelta vaccinale, hanno completamente travisato il significato del messaggio, definendolo “lo slogan dall’inconfondibile sapore sovranista”. E chi poteva essere, se non quelli di “La Repubblica”.
Per questa gente, si starebbe inneggiando alla difesa della razza. Eccola, l’inconfondibile carenza cognitiva progressista. Eppure, sulla bustina c’è scritto “identità”, non “razza”. Come si dovrebbe sapere, la razza è un concetto ben diverso dall’identità che si fonda sulla storia, la tradizione, la cultura, la lingua, la religione, gli ideali, insomma, tutto un patrimonio che arricchisce e determina la specificità di un popolo, consentendo alle persone di percepirsi parte di una comunità. Senza identità, saremmo solo una massa indistinta. E, come vanno rispettate le tradizioni altrui, chiediamo che si rispettino anche le nostre.
La frase sulla bustina riporta, infatti, il verbo “difendere”, concetto usato solitamente per indicare la risposta ad atti di violenza o ingiustizie di varia natura a cui si è soggetti. Vi siete mai chiesti, perché, da diversi anni, gli italiani sentono la necessità di tutelare i loro diritti e ideali? A “La Repubblica” dovrebbero andare a fondo sulle questioni, cercare di capire, porsi domande, cercare risposte e dire la verità, invece di insultare. In questo Paese, con tutte le diverse specificità che vi abitano, ognuno di noi ha avuto amici, o colleghi di lavoro, non italiani e ha instaurato un rapporto civile con questi.
Al netto di ciò, qualcosa è andato storto. C’è una specifica categoria di immigrati che viene favorita in ogni modo, senza più riguardo per la marea di italiani in difficoltà. Quando non si sa cosa dire, però, la carta del razzismo è sempre la più funzionale.
Lo ha capito persino Mbaye Sidi, il senegalese con precedenti penali, che ha occupato abusivamente la casa di un onesto cittadino. Il buon uomo, oltre ad essersi appropriato senza diritto dell’immobile, lo ha subaffittato ad altri stranieri, speculandoci sopra. Durante il servizio d’inchiesta, merito del programma di Mario Giordano, Fuori dal coro, l’abusivo, accorgendosi di essere stato scoperto, e quindi di non avere giustificazioni, ha dato della razzista all’intervistatrice. Non pago, ha poi insistito con un altro membro della troupe: “io ti denuncio, tu mi tratti così perché sono nero”. No caro, ti si tratta così – così come, scusa? – perché sei nel torto, hai occupato e danneggiato (come è visibile dalle riprese) una casa non tua.
Il tragico è che ci sono migliaia di italiani che credono ciecamente alla storiella dell’emergenza razzismo. Quando, da anni, accadono episodi come questo, e anche peggiori, nella totale immobilità di istituzioni e Forze dell’Ordine. Quest’ultime che, come sappiamo, quando era il momento di far rispettare le rigide e psicologicamente lesive restrizioni anti Covid, hanno sfoggiato una solerzia mai vista prima. Nell’ultimo anno, sono aumentati i suicidi, l’abbandono scolastico, l’aggressività fra giovanissimi, ma la grande piaga è il razzismo e le bustine di zucchero.
Ha parlato la madre di Seid Visin, il ventunenne che si è tolto la vita pochi giorni fa: “non strumentalizzate la sua morte, mio figlio ha iniziato a stare male a causa del lockdown”. Nonostante questo, personaggi senza coscienza, come i soliti Saviano e Tosa, non hanno tenuto minimamente conto della volontà della signora, manifestando la loro ossessione per l’argomento discriminazione. È vero, c’è una lettera di sfogo, scritta qualche anno fa, in cui Seid lamenta un cambio di atteggiamento nei suoi confronti. Ma, lo stesso ragazzo ne attribuisce la colpa al grande e incontrollato flusso migratorio che ha portato le persone, da gentili e accoglienti quali erano, a una sempre più crescente insofferenza verso gli ultimi arrivati. Questo dettaglio, i cari amici, si son visti bene dal riportarlo. È palese, la propaganda non può fermarsi, costi quel che costi, anche nella totale mancanza di rispetto per i genitori del ragazzo.
Il razzismo, purtroppo, è uno stato mentale che può toccare chiunque: gli italiani nei confronti degli stranieri, ma anche viceversa. Diciamolo, a quelli bravi, a quelli buoni, che da anni si verificano episodi di discriminazione a danno dei nostri connazionali. Dove? Quando? Lo vediamo solitamente nei servizi televisivi che vengono trasmessi in seconda serata, chissà perché. Non sarà che questa assillante campagna antirazzismo serve a nascondere una realtà ben diversa, quella del nostro disagio?
Clara Carluccio