Il Detonatore

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L’INTERVISTA – “I DATORI DI LAVORO VOGLIONO IL SANGUE, MA IO ME LO VOGLIO FAR PAGARE”: UN CAMERIERE SFRUTTATO RACCONTA LA SITUAZIONE DEL SETTORE A MATTEO FAIS

Avevo mangiato nel locale dove lavorava una settimana prima. È sulla strada che, solitamente, percorro durante le mie passeggiate. Ma è stato un paio di serrande più avanti che ho rincontrato Fabio, un cameriere del ristorante-pizzeria con cui si era creata subito una certa simpatia.

Mi vede, mi saluta e praticamente mi obbliga sedermi lì con lui. Accetto. È napoletano e i napoletani mi stanno simpatici. Mi diverte il loro approccio solare alla tragedia.

La prima cosa che mi dice è che si è licenziato. È incazzato e cerca nell’ennesimo spritz un po’ di consolazione. Forse lo fa anche per non farsi prendere troppo dalla rabbia e reagire male a una situazione di sfruttamento che per lui si ripete da decenni.

Inizia a raccontarmi qualcosa. Lo fermo subito, chiedendogli di rivelare tutto in un’intervista. Mi dico che è arrivato il momento di smettere di tacere su certi argomenti. Bisogna spiegare alla gente cosa capita realmente nel mondo del lavoro.

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Quando hai iniziato a lavorare?

A 13 anni. Adesso, ne ho 45, fai un po’ tu i conti, sono trent’anni.

Sempre al nero?

Se vai all’INPS e chiedi dei miei contributi, vedrai che ho solo 4 anni.

Ma hai sempre lavorato in Campania?

Ho girato anche al Nord, a Roma. Là stanno i cattivi, quelli che proprio non ti pagano.

A Roma non pagano?

No, anche se sei in regola, non pagano i contributi.

Anche se sei in regola?

Guarda, l’ultima volta che sono stato lì, quando sono andato a far richiesta per la disoccupazione, mi hanno detto che non era possibile, perché i datori di lavoro non avevano versato niente di ciò che mi spettava. E sto parlando di un ristorante rinomato che si trova in Via Nazionale, in pieno centro.

Raccontami del locale in cui ti ho conosciuto, qui in centro a Cagliari, in via Roma. Tu hai cominciato a lavorare per questa ditta che ha una catena di ristoranti-pizzerie, giusto?

I proprietari hanno diversi ristoranti sparsi in Italia, con diversi brand. Quello che c’è qui a Cagliari è il primo con questo nome.

E tu, in precedenza, lavoravi sempre per loro, ma al Nord, in quel di Brescia, se non ho capito male prima?

Sì.

E lì, scusa, eri registrato?

Sì, per 4 ore al sabato: 120 euro di contratto. In realtà, però, lavoravo 15 ore al giorno.

Dopodiché, ti sposti qui in Sardegna?

Sì, ho chiesto loro lavoro e sono stato indirizzato qui da voi sull’Isola.

Scusa, perché non potevi continuare a lavorare a Brescia?

Perché il locale era stato ceduto a gente del posto, cambiando nome.

Scusa, tu eri stato licenziato?

Diciamo meglio: scadenza contratto.

Ma domandi lavoro sempre agli stessi proprietari, esatto?

Avendo tanti ristoranti, ho chiesto a loro, sì.

Questi due napoletani?

Sì, si chiamano… (i nomi vengono volutamente omessi dall’intervistatore).

Quindi, approdi sull’isola.

Sì, mi mandano qui a fare il cameriere.

Quando sei arrivato precisamente?

Quindici giorni fa. Qui mi hanno fatto un contratto da 24 ore a settimana, mentre io ne faccio dalle 15 alle 18 ogni giorno.

Seriamente?

Ci sono le telecamere nel ristorante. Chi volesse fare dei controlli, può verificare con i suoi occhi.

E, in tutto questo arco di tempo, tu…

Non ho visto un euro…

Mi dicevi che non hai visto neanche il TFR del precedente lavoro che avevi nel ristorante di Brescia, quello degli stessi proprietari del locale cagliaritano?

Lo sto ancora aspettando. Mi hanno assunto l’8 di Luglio e il contratto scadeva il 31 dicembre. Anche lì, 120 di contratto settimanale e il resto tutto al nero.

E, comunque, tu, a oggi, qui a Cagliari, non hai visto un soldo?

No, ho chiesto un piccolo acconto, visto che mangio e bevo anch’io, ma non me l’hanno voluto dare.

E cosa è successo, quando loro si sono rifiutati di darti questo acconto?

Mi hanno presentato le dimissioni ma, per non saper né leggere né scrivere, come si suol dire, ho chiamato l’avvocato, il quale mi ha detto di non firmare perché bisogna stabilire prima la somma che mi spetta.

In tutto ciò, il tuo datore di lavoro?

Mi ha minacciato.

In che senso?

Dice che se non firmo non mi dà i soldi. Ma, se prima non facciamo i conti, io non firmo niente.

Secondo te, quanto ti deve?

Non lo so, io voglio solo quello che mi spetta, quello che ho lavorato, nient’altro.

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Senti, ma una situazione simile a quella che ti trovi ad affrontare adesso si era già presentata in altre contingenze, in passato?

Sì, a Napoli. Se mi sono spostato da lì è perché nessuno pagava ed era tutto al nero. Allora, ho cercato di cambiare zona, pensando che, lavorando sodo, la gente mi avrebbe apprezzato. Invece, vogliono solo il sangue. Mi fanno il contratto da 4 ore e me ne fanno lavorare 15.

Ma come fanno a Napoli i ristoranti a non registrare mai i dipendenti?

Questo è un problema della Legge, non è di mia competenza. Io nella vita non ho mai studiato, non ho avuto il tempo.

Quindi questa è una situazione diffusa, se non è la prima volta che ti capita?

Assolutamente. Qualcuno, addirittura, non mi ha mai pagato per 2-3 anni…

Scusa, in 2-3 anni non ti hanno mai dato una lira?

No, mi hanno detto semplicemente “lavora e stai zitto”, altrimenti, se tu ci denunci, non troverai più lavoro, perché diremo a tutti di quel che hai fatto. Te l’ho detto, loro vogliono il sangue, ma io me lo voglio far pagare.

E, adesso, cosa pensi di fare?

Prendere quello che mi spetta e tornare da mamma, perché è malata di cancro e, per perdere tempo, preferisco farlo senza regalare il sangue.

Vuoi tornare a Napoli quindi?

Voglio tornare da mia mamma, perché la cosa più bella della mia vita è lei.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

3 commenti su “L’INTERVISTA – “I DATORI DI LAVORO VOGLIONO IL SANGUE, MA IO ME LO VOGLIO FAR PAGARE”: UN CAMERIERE SFRUTTATO RACCONTA LA SITUAZIONE DEL SETTORE A MATTEO FAIS

  1. Prima riuscivano a fermarti con la minaccia che se facevi una vertenza in seguito avresti trovato difficoltà a trovare un’altro lavoro
    Ora la situazione è talmente diffusa che non è più così, ora non mi farei fermare da una minaccia simile, oggi il sangue lo tirerei a loro

  2. La mia rabbia è contro chi dice che vuole eliminare l’evasione fiscale, ma se è talmente evidente come si fa a non trovarli. È solo più facile far pagare i soliti noti. E poi si stupiscono che non trovano lavoratori stagionali (camerieri cuochi ecc…) ma secondo voi chi è quel cretino che va a lavorare senza essere pagato?

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