L’INFERNO ROSSO COSTRUITO DALLA SINISTRA INTERNAZIONALE (di Franco Marino)
La sinistra ha molte cose in comune con la religione.
La prima tra queste è quella di trovare ingiusto e infelice il mondo nel quale si vive. Leibniz scrive che questo è il migliore dei mondi possibile ma è con Hegel che emerge la tendenza dell’intelligentia a sperare in una palingenesi che cambi le cose.
La seconda è la pretesa di dare per assodate verità che non solo non hanno alcuna dimostrazione nella realtà empirica ma anzi sovente l’evidenza dimostra il contrario. Se del resto tutti fossero d’accordo su qualcosa, non ci sarebbe bisogno di obbligare le persone a credervi. Una religione che nascesse sul presupposto che bisogna credere nell’esistenza del sole sarebbe condannata al fallimento. Per la semplice ragione che quel luminosissimo astro è lì, alla portata di tutti e chi non vi crede è semplicemente un imbecille.
Quando una qualsiasi corrente, ideologica e religiosa, impone l’obbligo ai suoi adepti di credervi, siamo in presenza di qualcosa di incompatibile con la democrazia e la libertà di parola. Questa sembra essere la tendenza della sinistra negli ultimi anni. Intendiamoci, da quelle parti si è sempre avuto il vizio di imporre il proprio pensiero ma la piega presa negli ultimi tempi, a colpi di cancel culture, delegittimazione del dissenso, sta assumendo proporzioni troppo allarmanti per non indurre una seria e concreta riflessione.
Ma quello che più preoccupa è che progressivamente, secondo un meccanismo ben noto come Finestra di Overton, si sta cercando di imporre cose che, se solo fossero state proposte dieci anni fa, avrebbero già provocato sommosse di piazza.
Qualche tempo fa fui bannato su Twitter da uno di quei profili arcobalenati che sembrano messi lì per fare pura e semplice propaganda gay. L’opinione incriminata era che, secondo me, un bambino ha bisogno di un padre e di una madre. Sempre qualche tempo fa, sono stato bannato da alcune persone perchè ho spiegato che, pur non essendo contrario a priori al vaccino, rifiuto il concetto di imposizione.
In un paese normale, di fronte ad una diversità di vedute, non ci si blocca, non si litiga, non si rompono amicizie. Ci si confronta, si dialoga. E casomai riesci anche a convincermi. Personalmente, sono cresciuto in una famiglia molto eterogenea sul piano politico ma ciò nonostante mi è stato insegnato il rispetto delle opinioni diverse.
Ormai, invece, si è sdoganato un pericolosissimo vezzo. Quello di emarginare, bannare, insultare, escludere chiunque abbia un’opinione diversa sui temi che il mainstream, attraverso la sua agenda, cerca di imporre. I cosiddetti vaccinisti sono ormai divenuti seguaci del Dio Vax, configurando così la nascita del pandemicamente corretto. La potentissima lobby LGBTQ spinge per far sì che non venga criminalizzato soltanto l’insulto e la discriminazione, cosa giustissima, ma che anzi si colpisca nel patrimonio e nelle libertà chiunque non condivida i valori di fondo dell’ideologia omosessualista.
E per giunta, la nuova chiesa del conformismo non prevede il perdono per il peccatore. Una volta tacciato di omofobia e di negazionismo, si è tagliati fuori da tutto. Se si aveva un passato come artisti, si viene destinati alla character assassination, propedeutica alla damnatio memoriae. Se si è a capo di aziende private, si viene sottoposti al boicottaggio condotto dalle truppe cammellate del conformismo petaloso.
La sinistra è riuscita nell’intento di trasformare una popolazione cattolica, forse bigotta ma perlomeno tollerante in un inferno nichilistico ove il paradiso terrestre è accessibile solo a chi propaganda i valori della dittatura arcobalenata, riservando ai peccatori l’inferno dell’insignificanza e dell’ostracismo. Mantenendo intatto il medesimo bigottismo ma nutrito da una visione coranica della realtà.
Non siamo neanche in una dittatura. Magari. Sarebbe tutto chiaro, almeno. Siamo semplicemente nell’inferno di una sinistra che usa, sfrutta e getta le ossa del cretino proletario multimediale alle masse incarognite. Il nostro cretino rimarrà proletario ma si illuderà che quello sia il suo paradiso. Sulle note di YMCA dei Village People, mentre con le dita smaltate da Fedez, conduce la sua misera esistenza di pollo da batteria, lavorando a nero per qualche padrone petaloso.
Aveva ragione chi disse che quando si smette di credere in Dio, si crede a tutto il resto.
FRANCO MARINO
Chesterton. Un profeta.
“Da quando la gente non crede più in Dio, non è che non crede più a nulla. È che crede a tutto”.
Chesterton