L’EDITORIALE – SE PERSINO SANTORO È SCANDALIZZATO DALLA TELEVISIONE (di Matteo Fais)
“Michele chi?”: così rispose uno dei vertici Rai, allora designato da l’Ulivo, alla domanda se Michele Santoro avrebbe avuto un ruolo nel rilancio della tv pubblica. Ultimamente, leggendo alcune delle più recenti dichiarazioni del noto giornalista, persino io mi domando “Ma Michele chi? Michele Santoro? È davvero lui ad aver detto queste cose?”.
In effetti, sembra impossibile e paradossale. Lui, il partigiano della tv pubblica, che parla di assenza di democrazia nella televisione italiana. Eh, ma io lo sapevo: è sempre meglio un nemico manifesto che un paraculo finto superpartes – qualsiasi riferimento alle trasmissioni di La7 è puramente casuale.
A ogni modo, come si può non essere d’accordo con una simile dichiarazione: “In quale telegiornale avete sentito parlare un medico scettico sul vaccino? E in quale telegiornale avete trovato un passante critico sulla politica di vaccinazione? I giornalisti dovrebbero controllare quello che fanno gli scienziati e i politici, ma se si trasformano da agenti di controllo in comunicatori, allora abbiamo un unico patto che tiene insieme giornalisti, scienziati e politici. Questo fatto è riduttivo per la democrazia?”.
In effetti, da tempo mi domando come il popolo italiano possa dormire sereno, senza rendersi conto di vivere entro la narrazione fuorviante di un sistema degno di quello descritto da George Orwell in 1984. Possibile che a nessuno strida il non sentire mai un’opinione dissenziente rispetto al vaccino? Qui tutti, Destra, Sinistra, Centro, sembrano essere sulla stessa frequenza d’onda. In un Paese che si divide anche su come fare il sugo al basilico, stranamente, c’è un argomento che non si può toccare. La coralità del “vaccinatevi” non conosce controcanto.
Davvero, perché nessun medico o infermiere, di quelli che rifiutano la puntura viene mai intervistato, perché? La verità – quella che nessuno vuole vedere – è che noi viviamo in una democrazia farlocca. Decine di programmi di informazione che non informano, ma danno forma alla pubblica opinione secondo un canovaccio stabilito. Il potere televisivo, che dovrebbe essere un contropotere, è invece diretta emanazione del politico. In soldoni, non si può seriamente credere che chi è al soldo di questo e quell’altro marchio che paga pubblicità, di un Parlamento che distribuisce finanziamenti per le pubblicazioni, possa tenere sotto torchio chi comanda.
Nessuno può dire la verità, in Italia, o almeno dare voce al dissenso. L’ex tubo catodico, ora schermo piatto che seguiamo ipnotizzati durante pranzo e cena è il veleno nel pane quotidiano, una presa in giro per cui paghiamo.
Questa falsa democrazia è peggio di qualsivoglia regime, perché parla di libertà d’espressione mentre la proibisce, simula neutralità in un gioco di maschere eternamente identico a sé stesso, aiuta a procrastinare l’azione concentrando l’attenzione su un dibattito fine a sé stesso e senza conclusione.
Michele Santoro ha dunque ragione nella sua critica, ma comunque neanche lui dice tutta la verità. Il sistema dell’informazione non si può migliorare, il sistema dell’informazione va distrutto cominciando con un gesto catartico, prendere a martellate la vostra televisione.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.