LA SINISTRA PSICOPATICA (di Franco Marino)
“La sinistra psicopatica” è il titolo di uno splendido libro di Kerry Bolton – edito da Altaforte – che spiega attraverso l’esempio dei capisaldi della cultura di sinistra, come il progressismo possa facilmente far confluire nella psicopatia, passando in rassegna alcuni tra i più conosciuti feticci del pensiero radical-chic, da Rousseau a Karl Marx, da Trotskij a Mao Tzetung, passando per il promotore della pedofilia Allen Ginsberg e il complesso di Edipo che afflisse Louis Althusser, il quale, non appena fu rilasciato da una clinica psichiatrica, strangolò la moglie.
Quando ero ragazzo, frequentavo un liceo classico molto di sinistra. Potete ben immaginare con quanta fatica. Non che ci fossero licei di destra, tutte le scuole sono il punto di raccordo del conformismo, ma quel liceo era, per definizione, il luogo di indottrinamento e di irregimentazione di tutti i radical-chic partenopei, poi andati a far danno nella cosa pubblica e nei giornali.
Essere di destra o di sinistra non è questione di idee politiche ma di struttura antropologica. Quando per gioco mi chiesero – aspettandosi una risposta scontata – che posizione avrei preso nel ventennio, risposi sorprendentemente che, conoscendo la mia indole, sarei stato sicuramente un antifascista. Un antifascista liberale, certo. Ma antifascista. Un minuto dopo aggiunsi che conoscendo l’indole degli antifascisti di oggi, questi sarebbero stati sicuramente fascisti.
Fu così che mi avvicinai, per un brevissimo periodo, ad un gruppo di naziskin. Non è che io avessi tendenze naziste, ero semplicemente disgustato dal conformismo della mia scuola, dall’idea che la scuola dovesse essere indottrinamento e non semplice formazione culturale propedeutica allo sviluppo della logica, all’acquisizione di una cultura, di un saper ragionare, tutte cose di cui non vedevo traccia. Mi ero infilato semplicemente in una catacomba dove ero finalmente libero di poter dire cose che poi, in fin dei conti, non pensavo. Che i ricchioni – così li chiamavamo – fossero una minaccia per l’umanità. Che il femminismo era il cancro del paese. Che in fondo sull’Olocausto avessero raccontato un sacco di cazzate. E via con la rilettura di una copia – poi scoprii infedele all’originale – del Mein Kampf. Solo che dal momento che oltre a leggere Hitler, io ero rimasto folgorato da Emil Cioran, mi rendevo conto di soffrire dello stesso vizio di quel rumeno gigante della cultura: trovarmi a disagio con quelli che la pensano come me. Quando passo tanto tempo con gente di destra, mi vergogno di essere tale. E quando passo tanto tempo con gente di sinistra, provo la medesima vergogna.
E’ così che mi sono sempre tenuto lontano dalle tante catacombe nelle quali i cani da guardia dei vari conformismi più o meno fintamente contrapposti vogliono confinarci. Non tutti però sono orgogliosamente disadattati come me. Una volta trovato il proprio centro di gravità permanente, il ghettizzato è pronto anche ad uccidere per mantenere quello spazio.
Questa breve e poco avvincente autobiografia per spiegare l’allarme di Repubblica secondo il quale l’omofobia, il razzismo, il fascismo, stanno riacquisendo consenso.
Posto che ciò sia vero – e vero secondo me non è – al riguardo, potrei rispondere proprio con la mia esperienza personale: quando si confina il dissenso in una catacomba, quando si ghettizza e si emargina chiunque suoni una musica diversa, chi è dotato di un proprio spirito libero inevitabilmente mette sotto processo il regime che è causa della sua esclusione.
Mai come in questi anni, il progressismo internazionale sta mostrando pericolose pulsioni autoritarie su larga scala. A sinistra sembrano non capire che nelle democrazie il consenso delle persone non si conquista aggredendole ma convincendole pacatamente. Se invece si assumono pose aggressive verso qualsiasi dissenso, offendendo, attaccando sul piano personale chiunque non beva il sorso del propinato, non si può certo attendersi che dall’altra parte si risponda con parole d’amore.
Diciamoci la verità. La sinistra è fatta da psicopatici convinti che se il mondo li conoscesse meglio, potrebbero solo apprezzarli. E, proprio come gli stalker più rinomati, non si rendono conto che se vengono sistematicamente rifiutati, esistono due possibilità: che i partner non abbiano la minima voglia di conoscerli. O che forse li conoscono sin troppo bene e proprio per questo non vogliano avere a che fare con loro.
Rischiando di creare la psicopatia reattiva di destra. Film già visto.
FRANCO MARINO
Bellissimo articolo. E le due possibilità, così come per gli stalker, sono entrambe assolutamente condivisibili!
Bellissimo articolo👏
Hai perfettamente ragione..
Sono stato silenziato…per un commento su una tale…Lovato cantante??? Americana..per le stronzate che dice…
Poi i fascisti siamo noi….pensa te…
Echo chamber da manuale.