Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL RAZZISMO E’ UMANO? (di Franco Marino)

I cani si caratterizzano per la moltitudine di razze. Del labrador sappiamo che ha un indole mansueta e dolce ma che è poco propenso a fare la guardia. Non così i molossoidi (boxer, rottweiler, pitbull) che sono invece i cani da guardia e da difesa per eccellenza. Ci sono cani propensi al soccorso come i San Bernardo e quelli propensi alla caccia e ciascuno, persino, a fasi differenti della caccia. E poi i pastori e quelli semplicemente da compagnia.
Non diverso è il caso dei gatti, delle galline, dei cavalli – alcuni da corsa, altri da macello – delle mucche – alcune da carne, altre da latte – e via proseguendo. Differenze che non sono di specie ma di razza.

Se qualcuno oggi osasse dire che esistono differenze razziali anche tra gli uomini, rischierebbe di essere linciato, denunciato se le proferisse “en plein air” e bannato se le scrivesse su un social network. Definire razzista qualcuno nella nuova sharia fintolaica di cui la sinistra internazionale si sta rivelando fiancheggiatrice, significa di fatto riversargli una fatwa. E ci si mise anche Einstein chiosando: “Appartengo all’unica razza che conosco: quella umana”. Dicendo una sciocchezza.
Difatti, saltando l’omonimia con un prelibato pesce, il Devoto Oli definisce come razza il gruppo di individui di una specie contraddistinti da comuni caratteri esteriori ed ereditari. E da questo punto di vista, tale definizione non lascia scampo. Se uno o più comuni caratteri esteriori ed ereditari coincidono in una pluralità di persone, abbiamo una razza. Di cui peraltro, il colore della pelle è solo uno dei caratteri, neanche tanto primario. Ne sanno qualcosa tutti coloro che hanno assistito alle secolari guerre d’odio che si scatenano in Africa e in Cina tra differenti gruppi etnici, simili sul piano cromatico ma diversi in moltissimi altri caratteri. Tutsi e hutu sono entrambi neri ma diversissimi sul piano fisico: altissimi e allampanati i tutsi, bassi e robusti gli hutu. Da secoli si massacrano in un odio razziale senza fine.
Più realisticamente, il razzismo non è, come molti sostengono, una questione legata solo al colore della pelle ma il semplice alert col quale il sistema nervoso viene informato di un potenziale pericolo derivante dal diverso, visto come estraneo. Qualcosa che noi possiamo osservare quando prendiamo una formica da un formicaio e la mettiamo in un altro formicaio, scatenando presso le formiche di quest’ultimo una reazione aggressiva. Che non si attiva, contrariamente a ciò che pensano gli sciocchi, solo davanti ad un uomo di etnia diversa, ma che può scaturire anche da una differente provenienza geografica. Infatti, un napoletano che si inserisse in un gruppo di persone del Nord Italia mantenendo intatte le sue peculiarità, verrebbe subito percepito come un potenziale pericolo. Viceversa, un nero che si integrasse in tutto e per tutto – e ce ne sono – col tessuto sociale di un territorio, verrebbe subito percepito come uno di noi. Si tratta di qualcosa dunque di perfettamente umano.

E’ palese, invece, che l’antirazzismo abbia preso una connotazione autorazzistica e antibianchista. Un fatto che mi fece riflettere a tal proposito, fu una foto di qualche tempo fa su Twitter dove furoreggiava un’immagine di Matteo Salvini in costume da bagno e un modello nero in perizoma. Il leader della Lega non è certo un bell’uomo – e lo dico con un certo dispiacere visto che qualcuno si è convinto che io gli somigli – ma neanche brutto. E’ un uomo normale che si avvicina alla mezza età e, non essendo stato un atleta professionista, ha la pancia e un fisico non propriamente asciutto. Accanto alla sua foto, c’era quella di un modello nero, supermuscoloso, che naturalmente veniva fatto oggetto di moltissimi apprezzamenti positivi, anche spinti. Contro Salvini venivano rivolti epiteti irripetibili. La solita doppia morale di sinistra. Se sei di destra non sei sovrappeso ma sei grasso, se sei gay sei ricchione, se sei nero sei un negro di merda e se sei donna sei una puttana. La solita storia.
Ben più interessanti erano invece i commenti rivolti al modello di colore. “I neri hanno una marcia in più”, “i neri hanno il pisello più grande”, “i neri scopano meglio”, “guarda che fisico hanno i neri”. E via col profluvio di suprematismo nero e autorazzismo bianco.
Che i neri possano essere – ma ovviamente non tutti – atleticamente superiori a noi bianchi, questo può essere vero. La stragrande maggioranza degli atleti che vincono gli allori olimpici sono etiopi, kenioti. I più grandi cestisti sono neri. E potremmo proseguire oltre. Ma questo significa una cosa sola: le razze esistono ed esistono differenze tra una razza e l’altra.
E la domanda sorge spontanea: se è lecito definire un nero superiore atleticamente e sessualmente ad un bianco, perchè ci si scandalizza se un bianco reputa inferiore intellettualmente un nero? Questa riflessione scatta automatica nel momento in cui la cancel culture sta colpendo anche Lombroso. L’accusa è quella di aver elaborato teorie antropologiche definibili come razziste.

Non avendo studi in questo ambito, alla domanda se Lombroso abbia o meno ragione, non saprei rispondere. E’, viceversa, lecito porsi un altro quesito poco scientifico e molto logico: se nel contempo riconosciamo che i neri sono più prestanti e sessualmente dotati di noi bianchi, perchè si deve a tutti i costi escludere una superiorità bianca sul piano intellettuale?
Personalmente, se mi chiedessero se i neri siano stupidi, risponderei ad istinto di no. Io penso che il motivo per cui l’Africa sia il continente più ricco di materie prime ma abbia le economie più povere, non derivi da questioni etniche ma dalla condizione che, nella miseria, un individuo non può certo acquisire quell’istruzione e quell’educazione che si può apprendere, per esempio, negli Stati Uniti. Un uomo ha, come i computer, hardware e software. Gli hardware non hanno molte diversità, la differenza la fanno i software. Un nero come Obama che studia a Chicago, diventa prima un brillante avvocato e poi un capo di stato. Pessimo, ma ovviamente, in questo caso, il colore della pelle non c’entra nulla. Ma questa risposta paradossalmente avvalora la teoria razzista e fa sorgere un’ulteriore domanda: se è vero che i bianchi hanno depredato l’Africa, è anche vero che se le numerose etnie presenti in Africa fossero state all’altezza di quelle europee, invece di massacrarsi in guerre secolari, avrebbero impedito che i bianchi si impadronissero dell’Europa e avrebbero poi, a loro volta, invaso il nostro continente.

Non se ne esce. L’evidenza dimostrerebbe che i neri siano intellettivamente inferiori ai bianchi. Evidenza che non attesta una verità assoluta ma che è ribaltabile solo da altre evidenze. Non da fatwe, scomuniche, censure, ban dai social. Si può deprecare il razzismo quando ciò si traduce nelle stragi di massa, nei genocidi e dunque punirne gli eccessi per legge. Ma se gli apologeti del nuovo umanesimo si illudono di reprimerlo andando contro il sistema nervoso umano, provocheranno nuovi rigurgiti razzisti che costituiranno lo stesso pericolo di un’eruzione esplosiva, quella che può distruggere tutto quanto le è attorno per la forza d’urto derivante dalla rottura di un tappo.
Due più due non diventa cinque solo se lo dice l’organizzazione mondiale della matematica. E le razze non smettono di esistere solo perchè qualcuno, in forza del suo potere, decide che non debbano esistere.

Quanto sopra urterà gli opliti della palingenesi multirazziale che, discendendo dall’idealismo hegeliano, hanno fatto proprio uno dei motti di quel pensatore tedesco: “Se i fatti danno torto alla realtà, tanto peggio per la realtà”. Fino ad aver rimbambito l’umanità.
Ma la realtà non è bella o brutta a seconda di quanto ci piaccia o meno.

FRANCO MARINO

4 commenti su “IL RAZZISMO E’ UMANO? (di Franco Marino)

  1. Condivido la tua opinione totalmente . Però chi dice che i negri (non neri perché è un aggettivo a mio avviso, oltretutto nero viene sempre abbinato a cose brutte e cattive, bell’articolo di Veneziani a tale proposito) siano sessualmente più dotati? Io credo sia una sorta di leggenda, sono convinta che anche tra loro vi sia chi ce l’ha piccolo e grande ecc. corrono certamente di più , forse dovuto al fatto che corrono da sempre, foreste e savane sono state il loro habitat per secoli, è nel loro dna probabilmente,così come sono nel nostro dna il pensiero, la letteratura, l’arte, lo studio.. le razze esistono con ciascuna la propria diversità. Razzisti lo diventiamo allorché ci sentiamo in pericolo come sta accadendo ora. Semmai vi è una forma di razzismo proprio nei confronti di noi “bianchi” (si pensi cosa accade in Sudafrica) o il razzismo religioso (musulmani contro cristiani) e includerei anche il razzismo nei confronti del popolo italiano da parte di politiche di sinistra.

  2. Gli unici soggetti a razzismo…siamo Noi Italiani….Quelli che non si arrendono..al politicamente corretto…(secondo loro)..
    Dei depravati mentali…
    Il loro è razzismo..

  3. Be’, Lombroso, come tutti i rivoluzionari, è stato capito tardi e tutt’oggi i suoi insegnamenti vengono applicati senza dichiararlo (dalle donne, ad esempio, o dai selezionatori del personale). L’esempio di Salvini è emblematico, e di conseguenza…

    Quelli sugli atleti di origine africana sono tutti pregiudizi (l’MVP dell’Nba quest’anno è bianco europeo, quello della NFL di solito è un bianco e i neri fanno eccezione, eccetera – il resto lo spiegava Lasse Viren – leggenda del mezzo fondo, bianco – tanti anni fa in una memorabile intervista) e d’altra parte l’intera ideologia dell’autore lo è. Sarebbe crudele tuttavia privarlo delle sicurezze coltivate in tanti anni di proficui studi statistico/demografici.

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