Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

“MA TU STAI CON ISRAELE O CON LA PALESTINA?” (di Franco Marino)

C’è un tema della geopolitica che il blogger indipendente da qualsiasi partito o think tank geopolitico, per quieto vivere, tende ad evitare: l’eterno conflitto israelopalestinese. Non tanto perchè non sia giusto parlarne oppure difficile trarne delle conclusioni ma perchè è uno dei tantissimi fronti su cui il mainstream ama dividersi in buoni e cattivi, a seconda della propria visione del Bene e del Male. Il che è comprensibile da parte di un israeliano e di un palestinese. Molto meno dal punto di vista di chi con quei territori e quei popoli non ha alcun legame.
Quando per esempio capita che mi chiedano “Ma secondo te tra America e Russia chi ha ragione?”, subito la mente corre alla buonanima di Giulietto Chiesa e a Paolo Guzzanti – filorusso e antiamericano il primo, filoamericano e antirusso il secondo – i cui articoli puntualmente finivano nel mio cestino proprio per l’insopportabilità e la nocività di quel meccanismo che faceva dire al primo tutto il male possibile dell’America e al secondo tutto il male possibile della Russia, senza alcun sè e alcun ma.
Analogamente, il medesimo meccanismo mi fa cestinare la quasi totalità di tutti gli articoli sul tema del conflitto israelopalestinese. Perchè anche in questo frangente, mutatis mutandis, c’è il filoisraeliano per cui Israele ha sempre ragione e il filopalestinese per cui Israele è il male assoluto. Ci sono ebrei e musulmani, sionisti e antisionisti, israeliani e palestinesi, persone deliziosissime e amichevoli, che tuttavia quando si tocca l’argomento, facilmente scadono nel fanatismo, con conseguenti risse, fisiche e digitali, che producono un rumore di fondo la cui somma è zero assoluto.

Difatti, anche il conflitto israelopalestinese viene sempre affrontato sulla base del principio “Dalla parte di chi stai? Chi ha ragione?”. Domande che non hanno il minimo senso. In primis perchè è una vicenda che non ci riguarda personalmente. Si può certamente dolersi nel vedere morti dall’una e dall’altra parte, instabilità, tensioni, osservare quanto sia brutto che una bellissima terra che avrebbe tutto per essere rigogliosa e felice, sia viceversa insanguinata da oltre settant’anni da un conflitto tra due gruppi che non riescono a trovare un accordo. Ma fare il tifo per l’una o per l’altra parte ha un senso solo se ne derivano conseguenze per noi. Se la vittoria definitiva di Israele significa che l’Italia si espanderà e si arricchirà, vale la pena bardarsi con le bandiere israeliane. Se la vittoria della Palestina significherà che l’Italia diventerà un impero coloniale, allora ha un senso vestirsi con la kefiah e urlare “Allah U Akbar” e slogan contro Israele.
Viceversa, è sciocco chiedersi chi abbia ragione o torto dato che questo conflitto – come ogni controversia più o meno armata – nasce proprio perchè le parti non sono d’accordo nel riconoscere reciprocamente le proprie ragioni.
Ve ne rendete conto ascoltando un israeliano o un ebreo sionista (perchè esistono anche ebrei antisionisti, spiegatelo agli antisemiti) che vi farà una lunga lista di motivi per cui Israele abbia maggiori prerequisiti per meritare una propria sovranità. Sfortunatamente anche un palestinese vi offrirebbe un lungo menù recante i motivi per cui Israele andrebbe distrutta.
In entrambi i casi, leggerli e ascoltarli è una perdita di tempo. Perchè l’unico dato che conta è che, non appena i palestinesi hanno avuto la forza di rivendicare le proprie ragioni, è nato lo Stato di Palestina, stato a riconoscimento limitato, cioè alcuni paesi sono d’accordo che esista, altri no. Analogamente, non appena Israele ha avuto la forza di rivendicare le proprie ragioni e ha incontrato il sostegno di alcune potenze geopolitiche, è nato lo stato di Israele. Uno stato potentissimo, molto ben armato, economicamente prospero e in grado, in virtù dei propri agganci, di incidere su altri paesi, cosa che fa arrabbiare molti sovranisti antisemiti, ai quali però farei una domanda: non vi piacerebbe che l’Italia avesse un servizio segreto come il Mossad in grado di penetrare nei sistemi politici di altri paesi, piegandolo ai propri interessi?
E quanto sopra, non è un unicum di Israele e Palestina. Anche l’Italia nasce da interessi geopolitici superiori che avevano interesse a farla nascere. Ed è, questa, una caratteristica comune a tantissimi paesi.

Questo sarebbe sufficiente a chiudere la questione e ad aprirne un’altra: con quale approccio guardare le vicende della politica internazionale?
In questo senso, la politica è una grande gomorra in cui non esistono ragioni o torti ma solo rapporti di forza. Se guardassi le cose dal mio punto di vista, l’Istria, la Dalmazia e Fiume dovrebbero tornare all’Italia. Territori che l’Italia si era legittimamente conquistata vincendo la Prima Guerra Mondiale e che furono illegittimamente sottratti da francesi, inglesi e americani. Circostanza che fece coniare il termine di “vittoria mutilata”.
Sfortunatamente, gli alleati ci tradirono e quei territori prima sono finiti nelle mani di Tito, poi della Croazia moderna.
Il giorno in cui un numero cospicuo di italiani sentisse l’esigenza di riprendersi quei territori, rivendicando tali ragioni, nascerebbe un ovvio conflitto con i croati. Ad impedirlo è solamente la presenza di poteri geopolitici che hanno più interesse a mantenere quei territori in mano alla Croazia. Il giorno in cui quei medesimi poteri geopolitici avessero l’interesse di sostenere le tesi italiane, la Croazia avrebbe i giorni contati.
Analogamente, gli israeliani hanno un punto di vista che discende addirittura dalla Bibbia e che dice che la Palestina è la loro terra e dunque il loro concetto di giustizia gli dice che devono occupare quella terra. I palestinesi hanno le loro ragioni, sostengono di essere vittime di un esproprio. Chi siamo noi per decidere chi ha ragione o torto? Nessuno.
E infatti, israeliani e palestinesi sono così (giustamente) insensibili alle ragioni degli estranei che quel conflitto dura da oltre settant’anni. E dal momento che nessuna di esse prevale, ecco che quella guerra ormai sembra irrisolvibile.


Tutto il resto non conta. A partire dalle presunte crudeltà di cui i due popoli si accusano reciprocamente. La persona di buonsenso sa benissimo che la crudeltà è una costante di tutte le guerre e che scandalizzarsene è da sciocchi. Come è sciocco sostenere le tesi rivendicatorie dell’una e dell’altra parte in causa. Non perchè queste rivendicazioni siano in linea di principio erronee ma perchè inutili. Quale che sia la ragione che animi una pretesa territoriale, essa si concretizza solo quando un popolo è forte a sufficienza per controllarlo. Quando la Russia si è ripresa la Crimea, lo ha fatto perchè era più forte dell’Ucraina. Che poi la Crimea fosse russofona, è vero ma non conta nulla.
Il che risponde anche alla domanda: Quando si arriverà ad una pace duratura tra Israele e Palestina? Quando verranno meno gli interessi che impediranno una pace definitiva oppure una guerra finale che annienti l’uno o l’altro popolo.
Nell’antichità, il problema si sarebbe risolto facilmente. Quando i rossi capivano che i verdi volevano ucciderli, li precedevano uccidendoli prima loro o espellendoli dalla regione. In quei tempi la pace si raggiungeva anche in questo modo.
Fu questo a far dire ai romani “Si vis pacem, para bellum”.

Così alla domanda: “Dalla parte di chi sto?” l’unica risposta sensata sarebbe “Dalla parte del mio paese e dei miei interessi”. E dal momento che nè i miei interessi nè quelli del mio paese ne saranno minimamente toccati, comunque finisca la faccenda, non c’è nulla di male a rispondere “Chissenefrega”, esattamente come non fregherebbe nulla loro delle sorti dell’Italia.
Ha senso interessarsi delle sorti personali e lavorative di un vicino di casa, solo in un caso: se quella è casa nostra e quel vicino dovesse pagarci l’affitto. O se quel vicino, rimasto senza soldi, per sopravvivere, cercasse di rapinare casa nostra.

FRANCO MARINO

Un commento su ““MA TU STAI CON ISRAELE O CON LA PALESTINA?” (di Franco Marino)

  1. Cominciamo a dire che …bastano e avanzano i nostri di problemi.
    Sarebbe bella cosa, risolvessimo i nostri di guai..
    Senza pensare ai cazzi altrui..
    Forse nessuno ha interesse a farli smettere.. altrimenti lo avrebbero fatto..

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