Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – PERCHÉ IL POTERE ATTACCA LA VIRILITÀ (di Matteo Fais)

Non è tanto e unicamente il DDL Zan. Non è neppure lo spirito del tempo, ma semmai un clima artatamente indotto. E, come sempre, il Potere che finanzia il sistema massmediatico per diffondere certe idee sa bene mascherarsi per nascondere i suoi reali intenti.

Partiamo da questo punto: la mascolinità è tossica, ferina, aggressiva, forte, baldanzosa, animalesca, conquistatrice – anche la femminilità, ma in un modo diverso, più psicologico e meno fisico. Un maschio sano e forte cerca di imporre sé stesso nel mondo. Lo fa in amore, come nel lavoro. Si gioca per vincere – anche se ciò non esclude il fair play, sia chiaro – e ci si fa avanti con le unghie e con i denti.

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Ciò potrebbe naturalmente sembrare eccessivo in una società civile e, per quanto possibile, dunque, da mitigare. La donna non è cacciagione e noi non siamo dei primitivi con le frecce di ossidiana. Quindi ben venga che non si incoraggi il catcalling più becero fatto di urla gutturali, mani in culo a tradimento e via dicendo. E, su questo, siamo tutti d’accordo.  

Cionondimeno, certi aspetti non possono e non devono essere soppressi. Perché? Perché sono vitali, perché servono a non vivere alienati. Un conto è conoscere una su Tinder, parlarci dieci giorni, poi uscirci e concludere. Troppo facile. Ben altro sapore ha attraversare la strada, dopo che si è scorto una, e tentare – civilmente – il tutto per tutto. La vita è rischio e intraprendenza, sfidare le proprie paure, farsi valere.

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E ciò dicasi anche per quel che va oltre l’amore. In qualsiasi ambito è così. Infatti, la società è più apparentemente civile di quanto lo sia realmente. Il mondo è pieno di persone che ti vogliono fregare e calpestare, mettere sotto, un po’ per semplice crudeltà, un po’ per salire loro in vetta. Sì, direte voi, ci sarebbe la Legge. Verissimo, ma quando ti circondano quattro male intenzionati, per rubarti l’auto, conta un unico principio: meglio un brutto processo che un bel funerale. E, se il tuo datore di lavoro ti licenzia ingiustamente, o ti sfrutta, tu hai da farti sentire. Se vai lì e gli sussurri “Scusi, Sciur Padrun, umilmente vorrei domandarle, sempre se non la disturbo”, quello ti mette la saliva sul naso e ti manda via con una pedata nel culo. Prenderlo per il bavero e sollevarlo dieci centimetri da terra, sovente, è molto più eloquente di una scenetta fantozziana.

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Oggi, il Potere sa benissimo di aver creato sacche di malcontento diffuse e ha timore che queste esplodano. File di affamati fuori dalle onlus che distribuiscono pasti caldi, giovani senza lavoro, precari ovunque. Se questi si dovessero girare di cazzo, per loro sarebbero guai. Ecco perché gli stessi detentori dei mezzi di informazione diffondono una certa idea di maschio smaltato sulle unghie, con l’ombretto intorno agli occhi e il perizoma in vista. Per capirci: voi ve lo immaginate Fedez che va dal padrone e gli tira un cartone? Più probabile che tanto coraggio lo manifesti sua moglie.

La virilità, quella vera, non dei depilati, ma dell’operaio, all’occorrenza, può farsi minacciosa. Ovvio che vogliano farla venire meno, la temono. Per questo incoraggiano la non violenza in ogni ambito e persino due ragazzini che si scambiano tre ceffoni vengono fatti passare per una pericolosa anomalia da riportare alla petalosa normalità. A tal motivo scomodano professori e psicologi, pedagoghi e fancazzisti vari per insegnare ai ragazzi a denunciare, a metterci sempre di mezzo l’autorità, invece che “risolverla tra uomini”. Uno che è abituato a farsi rispettare, quando subisce un sopruso, sviluppa un’attitudine che fa tremare il fondoschiena a chi comanda. Perché questi sanno benissimo che i veri bulli sono loro.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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