L’EDITORIALE – DAL PROGRESSISMO AL PARRICIDIO, IL PASSO È BREVE – IL DELITTO DI AVELLINO (di Matteo Fais)
Se il padre non esiste, se è una figura collaterale, se può essere licenziato dalla madre neanche avesse un contratto a termine, se ai bambini viene insegnato che non è fondamentale ma può essere sostituito da due madri – e se, addirittura, i padri possono essere due -, allora, tutto è permesso.
Sì, è proprio così. Se l’autorità non ha valore – abbiamo stabilito così da tempo, mi è parso di capire –, la si può anche aggredire e uccidere. Anzi, oserei dire che è d’obbligo farlo, partendo da certe folli premesse.
Per questo, l’omicidio di Avellino non sorprende se non gli ingenui e turba unicamente i retrogradi come me. Più di cinquant’anni di lotta e decostruzione della cellula fondamentalmente della società, la famiglia, conducono inevitabilmente a questi risultati. Del resto, Elena Gioia, la giovane che aveva chiesto al suo amato, Giovanni Limata, di aiutarla a fare fuori padre, madre e sorella, nel suo profilo Instagram, esibiva fieramente il simbolo dell’arcobaleno Lgbt, il gruppo umano più progressista che si possa trovare. Chissà perché, ma la cosa non mi sorprende, anzi trovo i suoi atti assolutamente in linea con tale credo.
Suo padre le voleva impedire di frequentare un tossico, psicologicamente disturbato, con alle spalle dei precedenti. Perché avrebbe dovuto dargli retta? Non a caso, oggi, il cosiddetto genitore 1 non può neppure stabilire che a suo figlio di 8 anni non debbano essere somministrati ormoni che ne inibiscono lo sviluppo sessuale, se lui si sente indeciso tra l’essere maschio o femmina. Ergo, come osa un padre dire alla figlia adolescente con chi può o meno andare? Se lo fa, va massacrato, a ulteriore riprova che della sua autorità e magistero lei se ne fotte altamente le mammelle.
Spiace dirlo, ma le basi gettate durante il ’68 portano esattamente lì, ad Avellino, ai muri di quella casa intrisi di sangue e interiora umane. Paradossalmente, la ragazza ha unicamente concretizzato e dato sostanza a ciò che media, scuola, e altre inutili propagini del Potere le hanno messo in testa. Adesso, avete voglia di gridare allo scandalo, salire sul predellino del moralizzatore e urlare “Oh mio Dio, l’orrore, l’orrore”. È ciò che avete voluto e chiesto a gran voce, con rabbia, durante infinite manifestazioni, sit-in, giornate di lotte e scontri. Eccovi serviti.
Pertanto, assumetevi la vostra responsabilità. Non fate come la donna che, dopo aver maledetto il padre piccolo borghese e lavoratore che manteneva la famiglia con duri sacrifici, quando si è ritrovata incinta e abbandonata da un compagno che non voleva assumersi le sue responsabilità, improvvisamente ha scoperto il prezzo della libertà da lei stessa tanto invocata.
Ora, aspettiamo tutti con ansia di vedere il DDL Zan, dopo la sua definitiva calendarizzazione, arrivare in Senato e divenire legge dello Stato. Poi, sarà la volta di nuovi abomini arcobaleno e, tra vent’anni, ogni traccia di ciò che fu la famiglia sarà sparita. Il padre, la madre, i fratelli e le sorelle, diventeranno figure obsolete – ognuno se li sceglierà come meglio crede.
Frattanto, tanti altri moriranno sulla spinta dell’intima obiezione all’autorità e al limite che voi stessi avete instillato nell’anima dei giovani da diverse generazioni a questa parte. Da Pietro Maso, passando per Erika De Nardo, fino a Elena Gioia, un filo rosso di sangue lega tutte le menti di questi ragazzi che avevano introiettato la vostra perversa visione del mondo. No, gli assassini non sono loro, siete voi progressisti.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.