Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

GRILLO RACCOGLIE CIO’ CHE HA SEMINATO (di Franco Marino)

Tra le tante cose per cui è famoso – e di cui dobbiamo ringraziare – Benedetto Croce, vi è il titolo di un suo saggio: “Perché non possiamo non dirci cristiani”. Affermazione che, già con la sua doppia negazione, dimostra quanto sia ineliminabile la nostra educazione cristiana, anche quando non ce ne accorgiamo. Anche quando coltiviamo l’ateismo più corrucciato e assumiamo le pose più anticlericali.
L’idea stessa di giustizia sociale alla base dei socialismi vive di luce riflessa del messaggio di Cristo e per questo i marxisti potrebbero tranquillamente definirsi figli illegittimi di Dio, come se quest’ultimo avesse avuto un’avventura extraconiugale con la mamma di Carlo Marx, lasciando al facoltoso Enrico Marx il ruolo di padre putativo. Qui rischieremmo di sconfinare nella blasfemia ma il senso spero sia chiaro.
A scardinare il cristianesimo dalla nostra mentalità non solo non riuscì Flavio Claudio Giuliano detto l’apostata; non solo non riuscì l’irrisione di Voltaire – e Dio (!) sa che il riso uccide più della spada – ma non ci riuscì neppure quel grandissimo Nietzsche che il cristianesimo lo attaccò in maniera così colta e frontale da essere ricordato nei manuali di storia della filosofia.


È pensando a questa eredità che sono riuscito finalmente a capire il perché di un atteggiamento intimo di cui un po’ mi vergogno: l’ostilità a Beppe Grillo e in generale a tutti quei personaggi che, da Di Pietro al comico genovese, hanno fatto largo uso del giustizialismo giuridico e morale.
Credo sia stato Svetonio a narrare che Silla aveva già rinunciato al potere quando un cittadino romano, incontratolo per la strada, gli rimprove­rò non so più che. L’ex-dittatore, per tutta rispo­sta, si limitò a chiedergli se avrebbe avuto il coraggio di rinfac­ciargli quelle stesse cose quando egli era al vertice della cosa pubblica. Memori di questo insegnamento, si dovrebbe sempre cercare di non avere remore nel denunciare torti ed errori dei grandi, avendo nel contempo la dovuta generosità di non infierire su chi è caduto dall’alto. E dunque personalmente ho avuto pietà di Marrazzo, di Sircana il braccio destro di Prodi, di Ignazio Marino, personaggi su barricate opposte rispetto a me ma sottoposti tutti e tre ad una character assassination così violenta che mi indignò molto.

Ma non Grillo. Per lui ho sempre desiderato che gli facessero pagare gli errori, chiamiamoli così, senza alcuna indulgenza. Di ciò mi sono naturalmente accusato, nell’intimo, per il principio che nessuno è colpevole sino a condanna definitiva, e per il principio che è da miserabili godere dei mali altrui. Mi sono accusato ma non mi sono capito, talmente questo comportamento è diverso dai miei soliti. La comprensione è arrivata di fronte al video nel quale lui inveisce contro la ragazza che accusa il figlio di averla violentata.
La vicenda, va da sè, si presta a moltissimi dubbi e l’antipatia per Grillo e in generale per il grillismo non ci può far velo. Chiunque assista ad un proprio figlio accusato di stupro di gruppo non può essere biasimato se, sapendolo innocente, cerca di difenderlo. Grillo non è certo imperdonabile per questo. Così come Scanzi non è imperdonabile per la vicenda del vaccino. Così come Di Pietro non era imperdonabile per la vicenda della Mercedes e delle case. Questi signori sono imperdonabili per l’entusiasmo con cui, seguiti da moltissimi biliosi lettori ed elettori, sono sempre pronti a scagliare la prima pietra. E se questo atteggiamento ha indignato Gesù Cristo, sono così ingiustificabile io che credente non sono?

Nella voluttà di condannare di molti è implicita la convinzione che non si sarà mai colpevoli di nulla, che non si verrà mai condannati. E questo è un gravissimo errore. Come diceva Terenzio, “Non c’è niente di umano che mi sia estraneo”, e dunque non solo tutti abbiamo bisogno di non essere pesati con troppa severità (altrimenti, chi sfuggirebbe alla frusta? chiedeva Amleto) ma spesso ci viene riservata anche perchè quelle leggi le abbiamo violate senza rendercene conto.
Ciò per cui Grillo è imperdonabile non sono i suoi sfoghi in video – dove, a dirla tutta, è apparso parecchio in difficoltà sul piano umano e dialettico – ma aver contribuito a costruire un razzismo sociopolitico e antropologico per il quale l’umanità si divide in due, da un lato lui e quelli come lui, dall’altra il resto. Da un lato il fustigatore giuridico-morale dei costumi, dall’altra un’umanità che merita la ferula del pedagogo. E quando l’educatore diviene verbalmente violento, selvaggiamente spietato come un piccolo Robespierre, quando sulle sue personali vicende aleggiano troppi sospetti per comportamenti afferenti al vile denaro o alla moralità della vita privata, allora la simpatia umana viene meno. Non solo quando il personaggio è in auge, ma anche quando lo si vede cadere dal piedistallo. Perché in quel momento somiglia troppo ai malcapitati che un tempo lui stesso trattò senza nessuna misericordia.


Questo principio di perdonare chi ha peccato, rimanendo severi con chi si pone a giudice degli altri, ce l’ha forse insegnato Gesù, con l’episodio della tentata lapidazione dell’adultera. E allora aveva proprio ragione, il filosofo napoletano. Non possiamo non dirci cristiani.
Ma non possiamo neanche dirci cristiani solo quando fa comodo a noi.

FRANCO MARINO

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