L’EDITORIALE – IL SOCIAL PERDE, IL PRIMATO VINCE (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)
UNA CENSURA INTOLLERABILE (di Davide Cavaliere)
Sono sempre stato in cordiale disaccordo con Il Primato Nazionale. Essendo un conservatore d’impronta liberale, non ho mai condiviso le loro posizioni in campo economico e in merito alla politica estera. Al tempo stesso, non ho mai sentito la necessità di voler oscurare e cancellare il giornale in questione. Ai loro argomenti, quando possibile, ho replicato portando le mie ragioni e quelle della fazione in cui mi riconosco.
Al netto di alcune criticità, Il Primato Nazionale è una novità editoriale unica nello stagnante universo della carta stampata. Ha portato una ventata di aria nuova nelle edicole e nel paludato dibattito politico. Al suo interno, infatti, soprattutto nella versione cartacea, è possibile imbattersi in articoli di alta qualità, a cominciare da quelli del suo direttore, Adriano Scianca.
Devo riconoscere, che persino le opinioni che non condivido sono articolate in modo competente. Ne Il Primato non troverete mai temi affrontati in modo delirante o superficiale. Si tratta di un giornale che, tra le mille difficoltà di questo settore, si sforza di essere competente, ricco e stimolante.
La censura di Facebook, poi ritrattata, che lo ha per un giorno, nuovamente, messo al bando, non è più accettabile nella sua arbitrarietà mutevole da mattina a sera. Siamo in presenza di una vera e propria persecuzione ideologica messa in atto del colosso statunitense. È la stalinizzazione dei social media, che procede di pari passo con quella della vita concreta.
Il totalitarismo progressista, “liberal”, di Zuckerberg mira a controllare e disciplinare il discorso politico. Gli utenti devono poter accedere solo a contenuti inoffensivi, ovvero in linea con la catechesi della sinistra euroatlantica. Tutta la produzione culturale deve sottomettersi ai dettami antirazzisti, dirittoumanisti, socialdemocratici, islamofili e altermondialisti dei Padroni della rete e del discorso pubblico.
Facebook ha messo in piedi un apparato censorio di inusitata efficacia. Esso si fonda sul terrore e l’incertezza, sulla cancellazione di pagine e profili senza ragione né possibilità di appello. Il tutto, ovviamente, avviene in nome della “democrazia” e del “rispetto della diversità”. Lo spazio virtuale di Facebook – ormai marginalizzato dalla pornografia morbida di Instagram – si appresta a diventare frequentabile solo da quanti abbiano interiorizzato il dominio progressista.
Non bisogna condividere le idee espresse ne Il Primato Nazionale per difenderlo dalla censura. Quest’ultima, infatti, è una tigre indomabile che, prima o poi, divorerà tutto quello che non rientrerà nell’ilotismo buonista elevato a nuovo Canone Occidentale.
La rimozione delle pagine che contrastano con l’agenda ideologica fatta propria da Facebook continuerà con modalità sempre più subdole, fino a quando il social network non sarà altro che la prefigurazione della società che viene: uno spazio adatto solo a debosciati moralmente obesi, intellettualmente anoressici e accecati dalle illusioni umanitarie.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”.
IL PRIMATO NAZIONALE, IL BUCO DEL CULO E LA FICA PROGRESSISTI (di Matteo Fais)
Certo che i social sono strani! L’altro giorno apro Instagram e mi trovo un culo. Ma non un semplice fondo schiena perizomato, come si vedono anche in spiaggia. No, proprio un culo con le natiche abbastanza divaricate da vedere l’orifizio anale. Sono rimasto basito. Io credevo che l’ano costituisse motivo di scandalo per i moralizzanti standard della community, tanto più che si accompagnava a una visione per niente oscurata di due grandi labbra esposte come dolci nella vetrina del pasticcere.
E questo è niente! Su Twitter, c’è l’impossibile… O meglio, ciò che da altre parti viene considerato tale. Ho visto con i miei occhi dita in fica, cetrioli e vibratori in culo, cazzi ed epiche sborrate in faccia. Un bambino potrebbe guardarli come me, gli basterebbe farsi un account fasullo. Volendo, potrebbe pure trastullarsi contemplando un trans che si mena la minchia, mentre un negro lo incula da dietro. Fate voi!
In tutto ciò, genericamente, pare che il problema dei social siano unicamente Casapound, un ex partito mai giunto neppure all’1 percento, e la sua diretta emanazione giornalistica, “Il Primato Nazionale”. Niente, per i deputati al controllo – ma chi sono, esattamente? – quelli propaganderebbero l’odio, diversamente dai pornografi.
Tutto normale nel nuovo mondo che mescola la Ferragni a tette fuori, i suoi bimbi che si scaccolano, Fedez che fa il duro con due spalle da mezzasega, e qualche nerchia in bocca tra uomini dal volto oscurato e delle college teens.
Ciò è preoccupante e costituisce un precedente. La pornografia ha diritto di cittadinanza, lì dove l’opinione e l’argomentazione politica potrebbero vedersi negare il loro spazio democratico. Questi sono i social, questo ciò che vuole Zuckerberg e l’allegra brigata. La politica sta diventando una questione pornografica e la pornografia una questione da sdoganare politicamente.
Palesemente, Facebook e gli altri social gestiti da depravati, malati mentali e altri oscuri personaggi, hanno un progetto ben preciso, l’imposizione di una certa visione del mondo in cui l’anormale diviene normale e viceversa.
Che siano stati costretti a riammettere la pagina di “Il Primato”, poi, è solo un caso. Troppo scandalo intorno, troppo palese. Sapevano benissimo che, in tribunale, Casapound avrebbe vinto a mani basse. Quei senza palle si sono cagati sotto. Sono consapevoli di aver perso molte cause in merito – l’infame è sempre così, agisce solo se può colpire alle spalle e senza conseguenze.
Ma troppa gente stava già godendo. Tutti i cucki di Sinistra erano lì a segarsi sulla pagina di “La Repubblica”, al grido di “ma Facebook è una piattaforma privata”. Niente, anche stavolta, l’hanno dovuta prendere in quel posto.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.