THIS IS A COXXDIOTA (di Clara Carluccio)
Ci scrivono con la loro solita spocchia di chi disprezza quelli che propongono versioni alternative dei fatti. Sono quelli che tengono a mente i numeri ripetuti ogni giorno, da un anno, come una formula voodoo. Quelli che camminano per strada e si lamentano del “troppa gente in giro”, perché solamente loro possono maturare il diritto di scendere a fare la spesa, comprare il giornale, deambulare un’ora o due. Sono quelli che fanno la spia, quando vedono persone troppo vicine, o peggio, che ridono e si divertono, perché apparentemente si improvvisano delatori per il bene della specie umana, in realtà vorrebbero solo vedere ogni individuo soffrire di noia e solitudine, come succedeva a loro, già da prima.
Dopo un anno di prigionia e allegri ritornelli motivazionali, cominciano a percepire, sempre alla lontana ovviamente, che qualche cosa non sta andando bene. “E Sentiamo” esordisce sempre così, lo sbruffone medio che comincia a farsela sotto, “voi che sapete tutto, cos’è sta storia delle morti da vaccino?“. Poverini, dopo averci tacciati di paranoia, complottismo e negazionismo, vengono proprio da noi a chiedere spiegazioni.
“Sei proprio una negazionista” mi diceva uno di quelli che appoggia i lockdown, felice di vivere tutto il giorno con in mano il suo tubo da masturbazione a forma di vulva. “La tua mente è così negazionista che negherebbe anche di negare”.
Ormai i loro cervelli sono pieni di queste ernie calcificate dalle torsioni sofistiche. E quando gli ho risposto che non sono negazionista, perché il Covid l’ho preso io stessa, avendo lavorato in una RSA, in piena emergenza, mi ha replicato “sì vede che non l’hai preso abbastanza forte, te lo meriteresti”.
Queste persone, dopo aver assecondato le torture psicologiche, il regime di sorveglianza e reclusione totalmente illegale, non stanno avendo una redenzione, no, temono unicamente per la loro miserabile vita. Erano già in fila con quel loro ebete entusiasmo sotto il tendone della primula, per farsi inoculare porcherie credendo di ottenere l’immortalità, e uscirne felici indossando la prova del loro senso civico, la spilletta di riconoscimento “io l’ho fatto”.
Fino a poco fa, se gli si faceva presente la serie di esaurimenti nervosi, suicidi, abusi di psicofarmaci, aumento di aggressività, bambini depressi, questi imbecilli non battevano ciglio.
La morte non è più la fine di tutto, il punto di non ritorno, ce la stanno spacciando come un effetto collaterale qualsiasi. L’importante è vaccinarsi. Rischiare di morire per non morire.
Chissà perché questo eroismo non ce lo decantavano prima, quando era il momento di rischiare la multa per non perdere la libertà, la salute mentale e la nostra intera esistenza.
Clara Carluccio
Una chiusa molto significativa. Aspetta un po’ e arriveremo alla lagna istituzionale del 25 aprile, quando ci decanteranno l’esempio di chi ha sacrificato la vita per la libertà quegli stessi che sacrificano senza sensi di colpa la nostra libertà alla vita, o almeno all’illusione che così la seconda sarà salva.