L’EDITORIALE – IL LEVIATANO SANITARIO (di Davide Cavaliere)
Un giudice del tribunale di Reggio Emilia ha prosciolto una stimabile coppia che in pieno confinamento era uscita di casa senza valido motivo e dichiarando una ragione falsa.
Nelle motivazioni, il giudice afferma che non si configura reato poiché si tratta di un “falso inutile” ma soprattutto, mette nero su bianco che le limitazioni alla libertà personale non possono essere disposte da un atto amministrativo, quale è il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Dunque, i Dpcm sono incostituzionali, ma per saperlo non era necessario attendere un giudice emiliano. Già il costituzionalista Sabino Cassese si era espresso in tal senso: “Non arriverei a dire che il governo calpesta la Costituzione, ma sicuramente l’ha un po’ dimenticata e messa da parte fin dall’inizio. L’ha un po’ stropicciata“. Anche la ex Presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, ricusò l’abuso della decretazione d’emergenza da parte del governo Conte: “La Costituzione una bussola nell’emergenza. Non c’è diritto speciale per tempi eccezionali“.
Si tratta di buone notizie? Purtroppo no, perché se anche tutte le norme liberticide emesse dagli esecutivi Conte II e Draghi fossero dichiarate incostituzionali, gli italiani continuerebbero a girare in mascherina per timore di un bacillo ridicolo.
Il dispotismo terapeutico è, infatti, ampiamente condiviso da una popolazione che ritiene la salute “bene supremo”. Gli italiani, da decenni, sono diventati adepti della religione laica della medicina. Si occupano del loro corpo con lo stesso fervore con cui, in tempi passati, ci si preoccupava della propria anima.
L’adesione fanatica alle assurde e grottesche norme anti-Covid è alimentata dall’utopia della salute perfetta. Lo Stato e i mass media sfruttano l’ipocondria delle masse, realizzando una sorveglianza sempre più capillare degli individui, felici di affidarsi alle cure materne dispensate dagli apparati statali.
La medicalizzazione dell’esistenza assume così i tratti di una infantilizzazione permanente. Lo Stato terapeutico e autoritario induce gli individui a credere che se la pandemia si diffonde è perché non hanno interiorizzato abbastanza le regole di condotta. Giunti a questo punto, i sudditi spaventati da una malattia gonfiata ad arte, si mettono ulteriormente nelle grinfie dello Stato per acquisire più sicurezza. Il che permette di far dimenticare le negligenze politiche e aumentare il potere autoreferenziale delle burocrazie.
È evidente come la combinazione di uno statalismo radicato nel corpo sociale e di un salutismo ideologico abbiano prodotto la situazione attuale, caratterizzata da isterismo collettivo e allineamento conformista alle direttive sovietiche del nuovo Leviatano sanitario.
Davide Cavaliere