L’EDITORIALE – SOCIALISMO SCANDINAVO SENZA FIGLI: IL CASO DANESE (di Matteo Fais)
“C’è del marcio in Danimarca” (William Shakespeare, Amleto)
È sbagliato sostenere che l’Occidente è al tramonto. Un vero tramonto è maestoso, mostra la giornata che finisce e piange nel sangue la sua morte. No, dannazione, il nostro Mondo è un misero moccolo consunto di candela, un tessuto sfibrato che diviene straccio, una resa patetica e senza onore alla sorte. Non c’è amor fati, né la gloria dei 300 opliti spartani che affrontano l’inesauribile e violentissima belva persiana fremente alle porte. Una morte da senza coglioni, insomma.
E privi di palle lo sono sicuramente tutti i popoli occidentali, oramai. Ma i campioni tra gli eunuchi sono come prevedibile i popoli scandinavi. Freddi e razionali, col loro socialismo da belle fighette, sono la patria di tutta la feccia femminista. In buona sostanza, lì l’uomo è inutile – lo è anche da noi, ma lasciamo perdere come sono ridotti quelli.
Infatti, manco a farlo apposta, ho scoperto di recente, su segnalazione di un amico, che in Danimarca c’è un preoccupante calo delle nascite. Nel 2014, non a caso, un’agenzia di viaggi lanciò uno spot propagandistico in cui invitava gli uomini a portare in viaggio la propria moglie o compagna perché, a quanto pare, sarebbe proprio durante gli spostamenti di piacere che vengono concepiti la maggior parte dei bambini. Chi avesse dimostrato di aver generato durante un soggiorno pagato con lo “sconto ovulazione”, avrebbe vinto in premio i pannolini per i primi tre anni di vita dell’infante.
Ma come cazzo siamo finiti?, verrebbe da chiedere. L’“ovulation discount”? Il premio pannolini per chi riesce a mettere incinta una? Tutto ciò a dimostrazione di cosa accade in un paese in cui il nazifemminismo prende piede senza freni. Non per niente, anche nello spot, è la biondona che butta lui sul letto, mica il contrario – pensate cosa sarebbe successo a parti invertite, come è normale che sia.
Purtroppo, il maschio, in questi paesi e in tutto l’Occidente, è sempre più simile a un miserabile onanista donatore di sperma. Deve solo tirare fuori qualche goccia, poi mantenere incubatrice e figlio anche se viene scaricato. Se non può, ci penserà lo Stato con il suo welfare a garantire a vita la madre. È chiaro che molti rifiutano di stare al gioco, di partecipare a questa ignobile lotteria di schizzi e pannolini.
Intanto, la natalità resta al limite dell’estinzione. Scopare è passato di moda, fare figli è divenuto un pericolo. Come al solito, la libertà abbandonata a sé stessa conduce alla catastrofe.
Ma, in Italia, non siamo messi meglio. Siamo meno cuckold dei danesi – per fortuna, qui non è ancora normale che la moglie si porti a casa l’amichetto –, ma anche da noi le nascite sono ai minimi termini. Siamo sull’orlo dell’uscita di scena, ma tutti sembrano fottersene – sì, più che fottere, se ne fottono. A breve, tra inseminazioni artificiali e uteri in affitto, l’inanità di noi maschi sarà paragonabile a quella di suppellettili decorativi in casa di piacevoli signore sole e indipendenti. Insomma, di fronte al tramonto dell’Occidente, noi staremo li a segarci come dei poveri cretini.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
E vabbè, ma quando Spengler scriveva c’era la Prima Guerra Mondiale, chiaro che avesse l’ispirazione di eventi grandiosi.