L’EDITORIALE – IL LOCKDOWN È DENTRO DI NOI (di Belinda Bruni)
Infine giunse Draghi a prendere le redini del governo italiano. Ampiamente annunciato da mesi, ma abbiamo dovuto fare finta che arrivasse come un deus ex machina calato dall’alto. Molti si aspettavano misure draconiane immediate. Invece no, appena giunto ha confermato Speranza Ministro della Salute e ha continuato il giochino dell’Italia a colori, sconfessando i vari gufi esperti che chiedevano di chiudere tutto.
Alcuni si sono illusi che il Paese avesse finalmente cambiato passo nella gestione di questa follia sanitaria che occupa da un anno le nostre vite.
Gestione che in 12 mesi ha fatto molto più danno del virus stesso.
Illusi. Il Drago ha mani di velluto. A marzo 2021, non ha bisogno di imporre chiusure totali. Sono gli italiani che gliele chiedono. Mica è uno scappato di casa, lui.
Non c’è più bisogno della sfilata di bare, di immagini ossessive di intubati in terapia intensiva, di alzare al massimo i livelli di emotività. Ormai, tutto è norma. Il bollettino quotidiano di morti e contagi è la dose giornaliera che la massa chiede. Se non la ricevono vanno in crisi di astinenza. Devono sapere che lo stato di emergenza è diventato la quotidianità che dà senso alle loro vite.
La Sardegna è zona bianca, a basso rischio: sono i sacri numeri del Ministero che lo dicono, non il blog complottista. Eppure leggi troppi sardi terrorizzati dalla zona bianca, certi che porterà al disastro. Sicuri che i numeri siano falsi: i sindaci nascondono i positivi!
Costanza Miriano, giornalista e scrittrice cattolica con un grande seguito, ha raccontato la sua esperienza personale e di famiglia con il covid. Esperienza non negativa, in cui il rispetto della quarantena e la cura di chi aveva sintomi ha portato ad una soluzione in tempi ragionevoli.
È stata contestata dagli stessi che la esaltano quando parla di famiglia tradizionale perché sminuiva la gravità della situazione. Ora, raccontare di avere superato la malattia senza problemi sarebbe offendere chi è morto, e non invece testimoniare che è possibile curare e dare speranza.
La massa è talmente assuefatta al clima di emergenza perenne nutrito di terrorismo che non è in grado di elaborare notizie buone: sono solo menzogne di pazzi che sottovalutano la pericolosità della situazione.
Una sentenza del TAR del Lazio si è espressa a favore dei medici che da mesi curano con successo i malati e mettono in discussione il protocollo ministeriale che prevede tachipirina e vigile attesa. Sono medici che in scienza e coscienza si mettono a disposizione anche il fine settimana e operano con dedizione e risultati. Sono quelle persone che ti fanno affermare con Samvise Gangee «C’è del buono in questo mondo Padron Frodo». Eppure la massa li chiama complottisti, negazionisti, chiede la loro radiazione dall’albo. Osano dire che il morbo del XXI secolo è curabile se preso tempestivamente e con misure adeguate. “No, non ci sono studi validi a sostegno di queste terapie”, strillano i gufi esperti. Il fine pandemia è il nuovo messia che mai giungerà, è l’idolo a cui sacrificare tutto e intorno al quale costruire un nuovo senso per vite che evidentemente erano vuote.
E mentre la quotidianità si snoda come un lager sanitario, dal palco dell’Ariston si inneggia all’essere “gender-qualcosa” come forma di libertà estrema. Peccato che da diversi anni qualunque ragazzino si dichiari gender-qualcosa su Instagram tanto per essere alla moda. Tornano alla ribalta femministe come la Murgia e la Boldrini con improbabili accuse di sessismo alla Treccani e assurde discussioni sulle “direttrici di orchestra” che vogliono essere definite direttore ed essere valutate per il talento. Trans-femministe che mettono in scena carrozzoni carnevaleschi in offesa alla Vergine Maria, tanto per fare qualcosa di nuovo che nessuno negli ultimi decenni ha mai fatto: accusare la Chiesa di qualunque male! E, in un penoso gioco delle parti, i bigotti e i benpensanti si indignano e gridano al degrado della società, inconsapevoli del fatto che insieme a femministe e genderisti siano tutti d’accordo sul reggere la narrazione pandemica e odiare chiunque offra soluzioni ragionevoli alla crisi. È un teatro dell’assurdo.
Poi ci siamo noi. Quelli che vedono la realtà tutta e sanno che tutto è collegato. Quelli che rischiano di impazzire proprio perché lucidi. Ma dobbiamo resistere, disobbedire a ordini stupidi, fare gesti di gentilezza “a casaccio”, abbracciare chi amiamo, incontrare persone savie senza assurde restrizioni, ricordare a chi è malato che il covid si cura, prendere in giro tutti gli altri. È sano farlo, per non soccombere.
Qualche anno fa ascoltai, in una piazza, Fausto Bertinotti affermare che il potere ci aveva convinto che la realtà che stavamo vivendo era il solo mondo possibile. E doveva dircelo un vecchio comunista! Quello che accade oggi è il compimento di quel progetto: non solo questo è l’unico mondo possibile, ma anche l’unico immaginabile.
Essere testimoni viventi di un altro modo di vivere, nutrirsi di arte e cultura, di bellezza e natura, di relazioni non mediate da follie sanitarie, costruire nel piccolo quello che altri hanno disimparato anche solo ad immaginare: questo siamo chiamati a fare.
Belinda Bruni
Un articolo semplicemente perfetto. Perdere la ragione è una delle reazioni nel vivere circondati di zombi fanatizzati dalla propaganda. L’altra è tagliarsi fuori e vivere come se il mondo esterno non esistesse, ma per questo le possibilità sono assai poche.
Buongiorno,
Bel articolo. Sarebbe possibile sapere a quale sentenza del TAR del Lazio si riferisce nel suo editoriale?
Cordiali saluti.