L’EDITORIALE – SE LA MADRE DÀ IL COLPO DI GRAZIA ALLA FAMIGLIA CHE TUTTI QUANTI ABBIAMO UCCISO (di Matteo Fais)
Chissà cosa penseremo di noi stessi, quando ci renderemo conto di essere degli assassini? Ci siamo resi responsabili di un vero e proprio crimine contro l’umanità.
No, in società, non esistono gesti che non siano atti politici. Quanto fatto da Patrizia Coluzzi, la madre di Cisliano che ha ucciso Edith, la figlia di due anni, non è una semplice efferata vendetta nei confronti del marito che oramai la rifiutava. Quell’atto è un simbolo. Siamo tutti congiurati inconsapevoli e ognuno di noi, in un modo o nell’altro, ci stiamo accanendo col pugnale sul corpo già cadavere della prima istituzione dall’inizio dei tempi, la famiglia.
Non aveva tutti i torti la donna quando scriveva in un suo stato Facebook, pochi giorni prima, “Una bella persona non insulta moglie e bambini NO. Una bella persona non tradisce la sua compagna NO. Una bella persona non si sposta durante le ore di lavoro per comodi personali (tradimenti e compagnia bella) ed invece non è mai presente con la sua famiglia NO. UNA BELLA PERSONA NON PERCUOTE E PICCHIA NESSUNO. Una bella persona non sminuisce la moglie chiamandola Stupida, ignorante, stronza e puttana. Non vali nulla, stai zitta e non rompermi i coglioni NO”. Naturalmente, possiamo non essere d’accordo su ogni singolo aspetto della sua critica e sappiamo tutti che le stesse accuse potrebbero spesso essere rivolte anche a tante madri, ma qui il punto è un altro. Queste poche righe di una donna al limite contengono, sicuramente in forma non articolata ma viscerale, un dolore che è condiviso, la promessa che, ognuno di noi si rendere conto, è stata disattesa dalla società nei confronti del vincolo famigliare.
Ci hanno insegnato che potevamo essere individui assoluti, professionisti del proprio egoismo, padri senza responsabilità, genitori superiori alla legge del sangue. Non è così. L’intimità è una promessa, dice lo scrittore cattolico Andre Dubus. Il vincolo è sacro. I figli non sono giocattoli e la moglie non è una dipendente assunta con contratto a termine.
Se non capiamo questo, se continuiamo a vivere in una società di adolescenti, con la nevrosi dell’eterna giovinezza, tra madri in posa su Instagram e padri chiusi al cesso a segarsi sognando una vita eroticamente più varia ed appagante, l’orrore esploderà senza alcuna pietà. Forse la soluzione è quella di Jack, uno dei personaggi di Non abitiamo più qui del già citato autore americano, che, alla fine, fa una amara scelta per l’infelicità, pur di non distruggere ciò che ha costruito, andandosene con l’amante. La moglie ancora lo ama, i figli ci sono. Semplicemente, prende atto che indietro non si può tornare.
Ecco, se non capiamo che le azioni hanno conseguenze, che non si può pugnalare la famiglia e ritrovarsi le mani terse, questa società è destinata a scomparire.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.