L’EDITORIALE – NON È UN PAESE PER MAMME (di Matteo Fais)
Il nostro è un Paese in cui si può fare di tutto. Si possono prendere cazzi, uno per mano, fare double penetration, infilarsi cetrioli in culo. Ci si può creare un account OnlyFans e guadagnare soldi al nero, fotografando i propri piedi, per poi vendere le immagini a dei pervertiti. Si può avere uno spazio privato su escortadvisor e prostituirsi. Va bene qualsiasi cosa, purché non si abbia la balzana idea di sfornare un figlio.
In quel caso, belle mie, sono affaracci vostri! Non vi siete limitate a essere libere e felici come una farfalla, dunque, ora dovete soffrire, almeno secondo lo Stato Italiano. Emancipate sì, madri una sega. Ve ne faranno pentire. E, se sarete licenziate, dopo aver partorito, come successo a Stella Bertucci, la trentanovenne assurta alle cronache per aver citato in giudizio il datore di lavoro, dopo essere stata lasciata a casa a seguito della nascita di suo figlio, nel 2016, ve la dovrete sbrigare da voi (https://www.lacnews24.it/cronaca/diventa-mamma-e-viene-licenziata-desideravo-un-figlio-e-poi-tornare-a-lavorare-_132361/).
Per carità, non che non sia comprensibile il gesto del suo superiore. Sarebbe bastato che lo Stato Italiano gli avesse corrisposto i soldi per assumere temporaneamente un’altra dipendente e a lui non sarebbe cambiato niente. Invece, probabilmente, è stato lui a dover finanziare la maternità di Stella e a corrispondere ogni mese la paga alla sostituta. Ma la politica se ne fotte ampiamente e Stella, messa alle strette, comprensibilmente, ha fatto ricorso al tribunale, forte di un contratto a tempo indeterminato.
Il pensiero corre però a tutte quelle come lei, ma precarie, vittime di situazioni simili, se non peggiori. In compenso, le baldracche femministe si battono per ottenere l’asterisco, da sostituire alla generica declinazione maschile, alla fine delle parole. Che schifo, Cristo Santo!
Essere madri, desiderare dei figli, aiutare le donne della nostra bistrattata Nazione, purtroppo, è divenuto sinonimo di fascismo. Noi dobbiamo venire in soccorso di migranti, alieni e marziani, ma guai a pensare per un secondo a noi stessi, a darci sostegno tra consanguinei.
I sinistri, quei porci bastardi, in ogni caso, ci prenderanno per il culo dicendo che andrebbero fatte entrambe le cose. Cazzate! Nessun Paese potrebbe sostenere un simile peso economico e loro, in puro spirito autolesionista, hanno preferito privilegiare chi viene dall’altra parte del mare.
Non c’è niente da fare, finché continueremo ad avere in mezzo ai coglioni la cancrena sinistra, ci saranno sempre ragazze come Stella trattate peggio di un randagio al canile. In Italia, se sei una donna onesta, animata dalle migliori aspirazioni, vieni considerata e trattata come uno scarto sociale. Tutte le porte si chiudono. Il motivo è semplice: vogliono attuare la sostituzione etnica e le nostre donne che ancora non si sono convertite al precariato amoroso, childless a vita, sono considerate un problema.
Stella, per favore, non demordere. Noi saremo con te, fino alla fine. Arriverà forse la resa dei conti con la feccia che ha permesso un simile scempio a danno di te e di tuo figlio. Non glielo perdoneremo. Pagheranno caro, pagheranno tutto.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Molti datori di lavoro non assumono facilmente donne, soprattutto per il “ rischio “ di ipotetica e futura gravidanza e relativo periodo di allattamento. Da un punto di vista puramente economico si possono anche comprendere le loro ragioni: dovrebbe essere lo stato italiano ad incentivare le gravidanze delle donne che già lavorano e ad impegnarsi affinché le imprese o le aziende o il singolo datore di lavoro che le ha assunte non vengano poi economicamente penalizzati.
Comunque non riscontro nella realtà tutta questa enfasi sul “ precariato amoroso “. Credo che la maggioranza delle persone cerchino relazioni vere e stabili. Cercano bambini.
Tranne gli immaturi per sempre che non possono rinunciare al proprio individualismo o tutti coloro che non vogliono assumersi uno straccio di responsabilità nella vita, ça va sens dire.
Il fatto è che anche moltissime donne non vogliono più farne per mille e più motivi, sia personali che ideologici.
La metastasi del progressismo ha prodotto questo ed altro. Permettere a Vendola di comprarsi un figlio è una conquista di civiltà ma sostenere una ragazza che genera la vita pare sia vietato, in quanto lo stesso atto di farsi mettere incinta da un uomo potrebbe venir visto come un’inaccettabile concessione al patriarcato e ad un certo machismo fascista che vede la donna sottomessa all’uomo. Per le pari opportunità, sarebbe auspicabile che per ogni donna ingravidata da un uomo ci sia un maschio ingravidato da una femmina. Coraggio, che sarà ancora molto lunga.