LA LEGA, APPOGGIANDO DRAGHI, SI SUICIDERA’ (di Franco Marino)
Se immaginassimo una partita di calcio – ma l’esempio è sovrapponibile a qualsiasi sport – e dalla vittoria di una delle due squadra dipendesse la nostra fortuna o la nostra rovina, inevitabilmente tiferemo per chi determinasse la nostra fortuna.
Ma cosa accadrebbe se i tifosi scorgessero che la partita è truccata e che un pareggio facesse perdere chi ha puntato sulla vittoria di una delle due? La risposta è inevitabile: scenderebbero in campo e inseguirebbero gli atleti.
Chiunque assista oggi alle vicende politiche ha la sgradevole sensazione che il gioco sia truccato. Che nella grande guerra tra il sovranismo e il globalismo, i più sinceri siano proprio i globalisti che perseguono il proprio disegno di distruzione sistematica di ogni patrimonio identitario mentre nelle opposizioni nascono continuamente finti oppositori, pieni di chiacchiere e vuoti di fatto. E che dunque la politica democratica sia un giuoco truccato.
La sfida dunque non è più tra una destra liberale e una sinistra socialista ma tra due universi antropologici che nascono per sopprimersi vicendevolmente.
Dunque analizzare gli sviluppi della politica secondo gli schemi classici (Draghi è di sinistra o di destra? Favorirà i lavoratori o gli imprenditori?) significa non vedere la posta in palio. Personalmente, l’unica domanda che mi pongo su Draghi è se proseguirà il disegno del globalismo o se, a Palazzo Chigi, rispolvererà l’orgoglio nazionale e come Putin che, arrivato al Cremlino benedetto dal deep state americano, alla fine gli si è rivoltato contro, seguirà analoga sorte.
E ciò nondimeno, molti a destra – scrivevo ieri – guardano Draghi se non con ottimismo quantomeno con un’ottimistica prudenza. Salvini, per esempio, con i suoi maggiorenti leghisti e con i suoi cerberi economici (Borghi e Bagnai) si è mostrato possibilista. E molti elettori a destra non sono ostili a Draghi.
Questo rientra nelle normali scelte di un tifoso convinto di assistere ad una gara pulita. Ma quando la percezione è che la partita politica sia truccata, tifare per una delle due squadre non ha il minimo senso.
La decisione di Salvini di giocarsi la partita dentro il governo Draghi, da molti viene vista come una mossa dettata dal pragmatismo. Chiunque oggi rinfacci alla Lega e a Fratelli d’Italia di essersi piegata alle logiche dell’europeismo, si sente rispondere che in realtà “c’è una strategia di fondo”. Da sovranista che ha già qualche anno nel carniere, ricordo come questa “della strategia” fosse la risposta d’ordinanza tutte le volte che Fini diceva o faceva cose non in linea con l’ideologia della destra sociale nazionale. “Fini ci ha la strategia, zitto tu che non capisci le raffinate logiche della politica”. Salvo poi scoprire che l’unica vera strategia era consegnare il paese alla sinistra globalista internazionale.
I fatti, nudi e crudi, sono quelli che contano.
Draghi, per essere chiari, è un uomo del sistema. E’ un finanziere. Appartiene a logiche di dimensione sovranazionale intenzionate a distruggere il patrimonio identitario ed economico di millenarie nazioni europee. Non è nè uomo di sinistra nè di destra, nè liberale nè socialista. Il suo unico orientamento è il globalismo finanziario. La sua impostazione di pensiero è imperniata sulle radici dell’economicismo e dunque della convinzione che gli stati siano aziende che devono rendicontare un bilancio, non badare alla tenuta sociale, al rischio che, sfruttando la dilagante povertà, sorgano leader politici rivoluzionari disposti anche a menare le mani pur di tagliare i nodi gordiani che le fantomatiche democrazie europee non hanno risolto.
La scelta della Lega di appoggiare il nuovo governo, che sia dettata dall’opportunismo di chi nato per rappresentare l’antisistema si è venduto alle logiche del nemico o da un sincero pragmatismo, scaverà la fossa nella quale i leghisti cadranno accanto a chiunque li seguirà.
Perchè la percezione che la partita sia truccata ormai anima chiunque si definisca sovranista. Preso atto della natura truffaldina della gara, chiunque si definisca tale ma abbia anche interessi da difendere deve solo chiedersi se accettare la resa o scendere in campo a cacciare i protagonisti di una partita truccata e rimborsare tutto ciò che hanno rubato agli spettatori.
E dal momento che tutte le partite del campionato sono truccate – e dunque la questione non riguarda solo il nostro paese ma TUTTI i paesi occidentali – l’unica possibilità è la nascita di un’alleanza tra tifoserie che si associno e vadano a cacciare dagli stadi a pedate i giocatori.
Tutto il resto è solo la scelta della morte migliore.
FRANCO MARINO