“SINISTRE” BIOGRAFIE: FABRIZIO DELPRETE (di Davide Cavaliere)
I social network sono abitati da creature fantastiche, orrende e da veri e propri freak che farebbero impallidire quelli della pellicola di Tod Browning. I miei preferiti sono gli “influencer” di sinistra.
Quest’ultimi sono un vero e proprio patchwork di idee raffazzonate, opinioni di terza mano, teorie strampalate, convinzioni false, brutali semplificazioni, tesi sconsiderate e considerazioni infantili. Il tutto è tenuto assieme da quella colla zuccherosa e nauseabonda che, solitamente, definiamo “buonismo”.
Negli anni abbiamo imparato a conoscere i suddetti spacciatori di banalità un tanto al chilo. Hanno facce memorabili, vere e proprie maschere dello sfacelo intellettuale del presente: Lorenzo Tosa, Mattia Santori, Saverio Tommasi, Andrea Scanzi e Fabrizio Delprete. In questo articolo, tenetevi forte, analizzeremo la biografia di Delprete, quella che potete trovare sulla pagina Facebook ufficiale, scritta di suo pugno.
Il suo profilo si apre con una dolcissima e umanissima immagine di copertina: dei bambini stranieri sulle spalle dei genitori, che sventolano bandierine italiane. Un chiaro rimando alla crociata delle crociate, quella per lo Ius Soli, battaglia che la sinistra ha perso e di cui Delprete è un veterano. Più in basso appare il viso del Nostro influencer: capelli sale e pepe simili a quelli del pentastellato Roberto Fico e sguardo “profondo” in pieno Scanzi style.
La sua autobiografia ci informa che non si è laureato in Giurisprudenza, ma “ho fatto il cameriere, il barista, il barman (pe’ fa er figo quando fai i cocktail) fra le cose principali. Nel 2006 ho passato un meraviglioso anno come volontario del Servizio Civile“. Nihil sub sole novum. Delprete ha iniziato come tanti militanti di sinistra: poca voglia di studiare e Servizio Civile. Il volontariato è la naja del buon comunista. Da notare l’uso del romanesco, prassi consolidata fra le nuove leve della sinistra, come ci ricorda Chef Rubio.
Ho scritto “comunista” non a caso, perché: “La prima tessera (Rifondazione comunista) nel 1996, a 15 anni. Ma papà ha iniziato a portarmi alle manifestazioni molto prima, mano nella mano, quando avevo manco 10 anni“. Che storia commovente, manca solo il bisnonno partigiano e la nonna staffetta, poi, il quadro familiare del buon compagno può dirsi completo.
Ci informa anche che ha rischiato “le botte serie tante volte“. Ma questo non è importante, la sua militanza ha qualcosa di religioso, la vive come una missione, come “ultimo fra gli ultimi“. Sembra suggerirci che il suo retroterra politico non sia il terreno duro del marxismo, ma un pauperismo evangelico, un attivismo parrocchiale, pasoliniano.
Delprete, neanche a dirlo, ha lavorato nel settore delle politiche “migratorie” e, squillino le trombe, ha fondato con la coloratissima Cathy La Torre la celebre “Odiare Ti Costa”, un’associazione stalinista il cui obiettivo è perseguitare per vie legali quanti esprimono opinioni non in linea con la catechesi progressista.
La parte maggiormente rivelatrice della sua mediocre biografia tagliata con la saccarina, però, è la seguente: “solo una cosa non ho mai smesso: la scrittura. Veicolo a me congeniale per incazzarmi, denunciare, urlare e provare a costruire un briciolo in più di umanità nelle persone“.
Il brano appena riportato fa sbellicare dalle risate. Ci si vergogna per lui. Davvero, un adulto con velleità intellettuali, ha scritto una cosa del genere? A quanto pare, sì. Delprete ha una visione adolescenziale della scrittura. Dopotutto, poco dopo, ci dice che scriveva “sulla Smemoranda“. Ora scrive su Facebook, ma i contenuti e lo stile da ragazzino sono rimasti immutati.
La sua tecnica da prosatore è la stessa delle altre “red star” del web – Tosa, Mola e Tommasi in testa –, ovvero: strofette brevi e ripetitive, dei post che sono filastrocche per i fanciullini che leggono i suoi pensierini.
L’espressione più inquietante è la seguente: “provare a costruire un briciolo di umanità in più nelle persone”. Delprete si considera portatore di un pensiero illuminista e illuminato. Solo chi la pensa come lui è un “essere umano” autentico, tutti gli altri sono untermenschen da condurre alla luce. Si presenta come un poeta, un animo gentile e buono, ma dentro cova la volontà ferrea di punire, demonizzare e rinchiudere l’avversario. Fuori è Topolino, nel foro interno è il tovarish Berija. Un bolscevico decotto nella tenerezza.
Delprete è il federale di una milizia di soggetti convinti di incarnare il Bene e il Progresso dell’umanità. A dispetto dei loro bovini sorrisi, dei loro post confezionati come torte nuziali e della loro dolcezza esasperata, sono pericolosi. Vanno combattuti e smascherati per quello che sono: pennivendoli al servizio di una causa totalitaria.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”.
Concordo al 100%
Concordo al 100%.
Ho visto un paio di volte i suoi post e posso concordare. Tu scrivi benissimo, ma fa attenzione che l’associazione legale che hai citato, sicuramente ti manderà una letterina con richiesta di danni. E’ successo a centinaia di miei follower a scopo intimidatorio. Quelli che hanno risposto sono venuti a transazione, quelli che non hanno neanche risposto non hanno dovuto pagare nulla. Ecco parliamo anche di questi sistemi di ‘fare politica’…
Un abbraccio e complimenti ancora!
Giorgio La Porta