GRILLO, CONTE E IL KARMA (di Andrea Sartori)
La fine di Conte, rappresentata nella desolante foto dell’ex premier museruolato ad arringare una piazza deserta, è il “karma” che si abbatte sul grillismo. La storia italiana è piena di uomini politici osannati che finiscono la loro parabola politica letteralmente linciati dalla folla. L’esempio più famoso e drammatico è certamente quello di Benito Mussolini. Duce adorato per oltre vent’anni dalla quasi totalità del popolo italiano, arringatore di folle oceaniche dal celeberrimo balcone di Palazzo Venezia, da morto fu anche il protagonista dello scempio di Piazzale Loreto, nel quale la folla, che solo pochi mesi prima lo aveva acclamato al Teatro Lirico, infierì in maniera bestiale sul suo cadavere appeso alla pensilina di un distributore di benzina.
Ma c’è un caso più recente, ovvero quello di Bettino Craxi, ex leader socialista caduto in disgrazia con l’inchiesta di Mani Pulite. Anche in questo caso, rimase nella storia la pioggia di monetine tirata dalla folla inferocita all’uscita del segretario dall’hotel Raphael di Roma.
Beppe Grillo aveva costruito la sua futura carriera politica proprio sulla caduta di Craxi. Il comico genovese era stato allontanato dalla televisione pubblica per una battuta sulla corruzione del Partito Socialista. Mani Pulite sembrò confermare l’ironia di Grillo che, dopo aver giocato la carta del martire, diede un taglio sempre più politico ai suoi spettacoli, aprì uno dei blog più letti del mondo e fondò il Movimento 5 Stelle, che prosperò prendendo a bersaglio prima Berlusconi e poi Renzi, tramutatosi nel nemico numero uno del grillismo come lo fu in precedenza Craxi. Il Movimento di Grillo divenne, frattanto, il primo partito d’Italia.
La storia però è strana e prende delle pieghe inattese. È proprio quando sembra ridotto all’insignificanza, a capo di un piccolo partito personale e malvisto da tutti, che Renzi si prende la sua vendetta su Grillo, distruggendo di fatto Giuseppe Conte, espressione del grillismo governativo, mettendo a nudo l’insipienza politica e le velletarietà del Movimento.
Ma, come abbiamo detto, è nella scena di Conte che tiene una conferenza stampa davanti a nessuno che si vede la parte più crudele di questo karma e il contrasto con Craxi.
I linciaggi da parte della folla, sia nella scena di Piazzale Loreto che dell’hotel Raphael, sono il segno di un amore deluso. E non senza ragione: Mussolini aveva dato agli italiani l’illusione di essere ancora i legionari di Cesare; Craxi aveva inaugurato una stagione di benessere diffuso e di orgoglio per un’Italia che aveva superato l’Inghilterra thatcheriana. Questi leader furono odiati perché prima furono amati. La fine del fascismo e della “Milano da bere” sono di fatto due traumi nella storia italiana. E, se sul Duce pesa ancora la condanna per via della guerra e delle Leggi Razziali, Craxi sta conoscendo una riabilitazione politica che lo vede rivalutato quale ultimo vero statista della storia nazionale.
Cosa significa il deserto attorno a Conte, il Presidente sino a poco tempo prima elogiato da tutti? Che il grillismo non è stato amato davvero dagli italiani, nonostante i notevoli risultati elettorali. Se ancora oggi Mussolini e Craxi sono oggetto di discussioni appassionate, segni d’immensa invidia e di pietà profonda, d’inestinguibile odio e d’indomato amor, il grillismo passerà probabilmente alla storia come un qualunquismo che, per breve periodo, ce l’ha fatta.
Se Mussolini e Craxi sono caduti, come detto, prima hanno però ottenuto risultati notevoli verso i quali non pochi italiani guardano con nostalgia.
Cosa resterà del grillismo? Resteranno i vaffanculo, i congiuntivi di Di Maio, le mimmate di Toninelli e soprattutto resterà un premier, Giuseppe Conte, che per non perdere il potere ha costretto il suo Paese ad un anno d’inferno, recludendolo e distruggendo quella piccola e media impresa che avevano fatto grandi l’Italia fascista e la Milano da bere. Resterà quella ridicola mascherina imposta quasi come simbolo religioso, i suicidi e una gestione terroristica di quella che è poco più che un’influenza. Resterà il ricordo di un comunismo di guerra assurdo, gestito da peones semianalfabeti ossessionati dal potere.
Davanti a questo il popolo italiano non ha nemmeno voluto sfogare il suo odio. Vuole dimenticare una simile parentesi grottesca. Forse anche per la vergogna di esserci cascato per un breve periodo.
Andrea Sartori
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L’AUTORE
Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)
Andrea Sartori sei davvero un Grande.
Bravissimo nel riportare con precisione storica gli accadimenti italiani.
Complimenti
Ottima analisi.