L’EDITORIALE – COMPETENTI E PROGRESSISTI – STORIA DEL CORTOCIRCUITO INTELLETTUALE DEI SINISTRI (di Umberto Camillo Iacoviello)

“Serve la competenza!”. Quante volte ci siamo sentiti ripetere questa tiritera dai progressisti? Tante, troppe. Inutile dire che chi ripete tale mantra considera competenti solo quelli di sinistra. Ai loro occhi, chi sta dall’altra parte è ontologicamente una persona di serie b, un bifolco guidato da istinti animali, un irresponsabile incapace di gestire la cosa pubblica. Ma fortunatamente, in Italia, dalle vette più alte della cultura, si sono paracadutati degli individui a cui è stata affidata una missione divina: scendere in campo per salvare il Bel paese dai pericolosi sovranisti di destra. Gonfi di umiltà hanno deciso di darsi un nome che evoca l’indistinto: Sardine.

Hanno fatto appelli per un ritorno alla “buona politica” e, per dimostrare di essere la meglio gioventù italiana, si sono presentate in televisione svariate volte con l’intento di provare la loro superiorità culturale e politica. Santori, ad esempio, alla domanda di Sallusti sulla contrarietà o meno alla prescrizione, ha risposto “Ma lei, se un bambino autistico quando gli passa un pallone da basket, questo ritrae le mani, come riesce a passarle la palla e fare in modo che questo la raccolga con quelle mani che non sa usare?”. Avete capito? No? Nemmeno lui.

La sardina Edoardo Caroli, esperto di geopolitica, alla domanda sulla crisi libica ha risposto “Non credo sia una domanda alla quale le sardine ad oggi riescano a rispondere, soprattutto dopo il grande concerto di ieri nel quale è stato evidenziato che le persone vogliono che i politici parlino di più di questi temi […] Uno dei messaggi delle sardine è che i politici dovrebbero provare a spiegare in maniera più chiara e più semplice agli elettori e ai cittadini italiani quello che sta succedendo, in modo tale che anche loro sappiano le conseguenze di tutto quello che leggono e vedono nei telegiornali”. Tante parole solo per non dire che della situazione libica ne sapeva tanto quanto il nostro Ministro degli Esteri, cioè nulla.

Ma, per le Sardine, Aldo Moro è stato ucciso dalla mafia, non dimentichiamocelo. Per non parlare di quando scrissero, precisamente il 3 luglio 2020, su Twitter, “L’On Matteo Salvini non c’è l’ha fatta”, dimostrando come per loro l’italiano sia un optional. Avete ancora dubbi sulla loro superiorità culturale?

Parliamo di qualcosa più grande di pesciolini che puzzano. Parliamo della Terra. A chi deve essere affidata la sorte dell’intero pianeta che rischia la distruzione totale a causa del cambiamento climatico? A qualche super scienziato tipo Greta Thunberg che, dall’alto dei suoi sedici anni e delle sue competenze scientifiche, ha stretto la mano a tutti i potenti del mondo, ha parlato all’Onu di clima ed è stata trattata come una figura messianica, donataci dalle fredde terre scandinave per redimere l’umanità dai suoi peccati? Poco conta se 500 scienziati – persone che hanno avuto la sfiga di studiare – abbiano firmato un documento che smentisce l’allarmismo di Greta. Ma chissenefrega! Meglio tenerci la bambina petalosa e saltare qualche giorno di scuola.

Quindi, come funziona questa competenza tanto sbandierata dai progressisti? A questa domanda risposero già in modo molto acuto Marx ed Engels: “Le idee dominanti di un’epoca, sono state in ogni momento, soltanto le idee della classe dominante”. Se le incarni, puoi essere una capra qualunque, non avere nessuna competenza e possedere l’intelligenza di un tappo di latta, ma essere ugualmente considerato il meglio della società, perché avrai tutto il mainstream che dirà con ogni mezzo, fino allo sfinimento, che ciò che affermi è vero, giusto, il bene. Il Governo Conte II lo dimostra. L’esecutivo più a sinistra della storia repubblicana, con i ministri più ignoranti di sempre, viene descritto da giornalisti che hanno l’onestà intellettuale di Wanna Marchi come un Governo di giganti.

I progressisti hanno un grande problema: hanno dichiarato guerra alla realtà. Fortunatamente quest’ultima ha la testa dura.

Umberto Camillo Iacoviello