CHISSENEFREGA DELLA POLITICA ITALIANA (di Franco Marino)
Un mio affezionato lettore mi ha scritto dicendomi che il grande assente di questa crisi di governo (poi rientrata, sappiamo bene come) sono stato io. Nel senso che ne ho scritto poco, mi ci sono applicato poco e che i pezzi che ho pubblicato sembravano scritti col freno a mano.
A parte la sproposità di tributarmi un’importanza che non ho – sono meno di un peso piuma nella blogsfera, figuriamoci nel dibattito politico – che da qualche tempo io abbia difficoltà a scrivere se ne sono accorti in tanti e corrisponde al vero. Ma prima di considerare l’ipotesi di una demenza senile precoce, di un’afasia, di una perdita delle mie capacità cognitive, cose ben gravi e che di sicuro prevedono eventi traumatici che finora non sono accaduti e un’età che tutto sommato è ancora abbastanza verde, cerco di capire se sono ancora salvabile.
Quando si scrive poco è perchè si ha poco da dire. Quando si ha tanto da dire, le parole giungono con una copiosità tale che il grosso dei miei articoli migliori io riesco a confezionarlo in appena dieci minuti, contando anche su una grande velocità di digitazione.
Invece in questi giorni mi capita di iniziare a scrivere un articolo per poi stancarmi e decidere di archiviarlo. E quando ciò accade è perchè capisco di aver poco da dire.
Sul covid ho detto tutto quello che avevo da dire, sulle vicende di Trump pure. Anche sulla crisi di governo? Sì, anche su quella. Ma su quella io ho sempre avuto poco da dire perchè non ho mai commesso l’errore di credere che la politica italiana conti qualcosa. Quando nel 2011 ci fu la crisi di governo che disarcionò Berlusconi, io non mi illusi che in una maniera o nell’altra il Cavaliere vi trovasse una pezza perchè che Berlusconi puzzasse di cadavere era ormai evidente a tutti, gli orientamenti dell’establishment erano contro di lui e dunque era solo questione di tempo prima che cadesse.
E dunque anche la querelle su “Conte cadrà sì o no?” mi è sempre interessata meno di zero e non tanto per l’infima caratura del personaggio e dei suoi avversari quanto perchè la politica italiana è la politica di una colonia, di un paese che non ha alcun peso politico, alcuna importanza e che balla a seconda dei disegni dei pupari che la eterodirigono.
Illudersi che caduto Conte – ieri, oggi o domani che sia – l’Italia si trasformerà in un impero coloniale è qualcosa a cui possono credere solo i minorati mentali. E varrebbe se anche salissero Salvini o la Meloni. Perchè il vero potere di una nave non lo ha il timoniere ma chi può muovere il mare. Conte non sta facendo altro che eseguire il compitino per non irritare Poseidone. Se al governo salisse qualcuno di non gradito al dio del mare, questi gli scatena contro una tempesta e a quel punto anche il più popolare dei leader o si piega o affonda la nave.
Tutti noi parliamo di Conte, di Renzi, di Salvini, della Meloni, di Berlusconi, di Zingaretti, come se questi personaggi contassero chissà quanto. Ci accaniamo nella diatriba vaccino sì o vaccino no, come se l’Italia avesse davvero potere di decidere se vaccinare la sua popolazione o no e come se alle multinazionali della sanità, le stesse che ordinano la devastazione della sanità pubblica, fotta qualcosa che noi siamo protetti dal covid o meno. Urliamo tonitruanti slogan contro l’Euro non sapendo che l’uscita dall’Eurozona – in sè facilissima, basterebbe stracciare i trattati, chiudere i confini ricominciare a stampare la lira – verrebbe punita da chi muove davvero il mare, ossia la famigerata Troika che non è espressione dei veri poteri della UE ma della finanza internazionale. Ci scagliamo contro gli immigrati, non avendo la minima contezza che il problema non sia in quei poveri disgraziati che non fanno altro, per dirla con Craxi, di “andare dove c’è la luce” ma in chi ha devastato l’Africa e il Medio Oriente e, Biden docet, si appresta a ricominciare. Ce la prendiamo con Papa Francesco che scristianizza la Chiesa, dimenticando che sta eseguendo solo il compitino dei suoi protettori. In sostanza, urliamo contro i capidecina di quella stessa grande mafia internazionale che ha fatto fuori uno come Trump e dunque figuriamoci se non può radere al suolo uno come Salvini.
Cosa volete che mi interessi delle vicende del fatuo Conte, del traffichino Renzi, del velleitario Salvini, della paracula Meloni, del satrapo Berlusconi. Questi personaggi sono il niente, sono semplicemente i mezzadri del grande latifondo globale che prevede per i suoi feudi lo sfruttamento intensivo fino all’esaurimento dei pozzi e per i suoi abitanti un destino da servi. Che è poi la sorte spettante a chiunque abbia perso una guerra.
Perchè la gente non realizza che nel 1945 noi abbiamo perduto una guerra e che MAI nella storia si è verificato che gli sconfitti venissero trattati con mitezza. L’unico motivo per cui l’Italia abbia goduto subito dopo una sconfitta così ignominiosa di un benessere e di diritti che non avevamo neanche quando eravamo sovrani non aveva niente a che fare con la mitezza dei vincitori ma con l’equilibrio del terrore della diarchia USA-URSS. Crollato questo equilibrio, ecco che tutto il benessere e tutti i diritti stanno venendo meno. E noi italiani veniamo trattati, chiunque ci governi, per come viene trattato chiunque perda una guerra: da schiavo, da maiale grasso da spolpare. Ed è questo il nostro destino. Polli da batteria da sfruttare e poi da buttare nel brodo quando non siamo più nel fiore degli anni. E non è un destino dal quale se ne esce giocando con lo sgozzapolli a chi ottiene più voti in cabina elettorale perchè lo sgozzapolli, se vince il pollo, non è che si ritira e dice “rispetto l’esito delle urne che ha dato la vittoria al gallo”. Lo sgozzapolli sta convincendo tutti, criminalizzando lo spirito critico, esaltando lo scientismo, idolatrando il competentismo – laddove invece la scienza e la competenza sono il regno del dubbio e della contraddizione – che i polli non abbiano il potere di decidere il proprio destino, fosse anche la scelta più infausta che vi sia.
Si può uscire da questa situazione? Molti asseriscono che è finita, che non potrà mai accadere nulla di concreto. Ma il “mai” nella storia non è esistito. Tocca solo prendere atto che non si potrà mai uscirne con le regole di questa democrazia perchè, se non è ancora chiaro, la democrazia odierna non è altro che una dittatura i cui tiranni invece di stare sul palcoscenico, stanno dietro le quinte. E invisibili, i tiranni muovono i burattini sul proscenio. Chi si atteggia a tiranno, chi a salvatore della patria, chi a divulgatore di vaccini, chi a capo spirituale, chi a capopopolo. Ognuno interpreta la sua parte poi va ad intascare la sua ricompensa, magari essendo pronto a cambiare parte e rinnegare tutto ciò in cui aveva fatto finta di credere e aveva convinto un popolo credulone a seguirlo. Fino alla farsa grillina, di gente che oggi governa con quelli su cui ha sempre sputato.
Mai come in questo momento occorrono superuomini, gente con una caratura morale di eroi, prima ancora che politica, in grado di dichiarare guerra a chi ha distrutto questo sistema.
Cosa volete che un povero diavolo come me abbia da scrivere su questa gente? Io non sono un direttore di giornale, non intasco lo stipendio a fine mese e scrivo per una testata che non ha alcun potere nel dibattito pubblico, salvo tentare di detonare banalità che peraltro sono già esplose in tutto il loro squallore. E in favore di chi ancora vuole vedere. Perchè chi non vuole vedere, continuerà a pensare che sia normale bannare un leader politico dai social network, che sia normale nominare ministri solo perchè siano gay, transgender, neri, donne, invalidi e non per le loro effettive capacità. Continuerà a credere di vivere in una democrazia e non in una realtà distopica che farebbe impallidire persino Orwell se fosse ancora tra noi e non fosse intercorso qualche giorno fa il settantunesimo anniversario della sua scomparsa.
La crisi di governo non è stata niente di diverso da un incontro di wrestling tra uomini che sicuramente hanno una loro “muscolarità”, un loro piccolo potere. Ma siamo ben lontani dall’epica di Achille e di Ettore che si sfidano per Troia. Qui in Italia, al massimo, abbiamo tante troie che si vendono per una poltrona.
Niente che meriti non solo un poema omerico ma neanche l’articolo di un signor nessuno come me.
FRANCO MARINO
Straordinaria identità di vedute la nostra, sig. Marino. Io parlo di “governo-fantoccio” dal 2010, quando, ospite di persona ben addentro gli ambienti ministeriali, sentii definire il tentativo di spallata di Fini a Berlusconi come di qualcosa dietro alla quale c’erano gli americani, ossia un governo alleato. Fu per me la lacerazione del velo di Maia. Da allora vedo l’Italia come uno Stato-fantoccio in mano a potentati finanziari multinazionali intenti a spolparlo, e la nostra classe dirigente, insieme a quella giornalistica, come puttane vendutesi (e vendenti noi) per un piatto di lenticchie ad interessi stranieri. Ho abbandonato Facebook dopo l’osceno oscuramento di Trump, ormai dire “orwelliano” al nostro sistema sociale è fargli un complimento.
In tutto , d’accordo , come non esserlo ! Mi dispiace moltissimo per chi ha la vita davanti , perché ripeti cose , considerazioni che faceva il mio papà , quando ero piccola . Pensieri che lo hanno distrutto … ti auguro di trovare in te tanta forza e di saperla infondere in chi ti segue ! ( mai arrendersi ! )
Semplicemente perfetto. È la lettura del nostro tempo che ho sempre insegnato ai miei figli.