L’ENNESIMA PROVOCAZIONE: CONTE-MASTELLA (di Franco Marino)
Secondo Victor Hugo, la storia racconta i fatti come sono andati, le leggende un po’ li inventano. O anche del tutto. E tuttavia, sostiene il poeta, spesso le leggende illustrano i fatti meglio i un libro di storia. Perché ne forniscono il gusto, l’immagine, e dunque l’epica.
E’ per questo che amo le barzellette, specie quando – come in generale è lo scopo dell’umorismo più elegante – hanno una grossa morale di fondo.
Permettetemi di fornire un esempio. Immaginate che vi si chieda: “Che cos’è una razionalizzazione, in psicoanalisi?” Molti non saprebbero che cosa rispondere. E tuttavia c’è una barzelletta d’autore dell’indimenticato Gino Bramieri che vale un intero capitolo di trattato. Un giorno il piccolo di casa che va alle elementari torna a casa e chiede al nonno: “Nonno, qual è la differenza tra la teoria e la pratica?” e il nonno gli risponde: “Vai da tua mamma e da tua sorella e chiedi loro se andrebbero a letto col primo che capita per un miliardo”. Il bambino pone la domanda sia alla mamma che alla sorella le quali dopo un iniziale comprensibile stupore rispondono di sì. Il bambino torna dal nonno e questi gli risponde: “Ecco, noi in teoria siamo miliardari, in pratica abbiamo due mignotte in casa“.
Nello stesso modo, sull’arte di governare tengo a mente questo aneddoto, probabilmente falso. Il re di Napoli bisognoso di soldi ordinava al suo ministro delle finanze di aumentare sempre le tasse. Questi, a ogni sua richiesta, gli annunciava che il popolo protestava, rumoreggiava, si preparava alla rivoluzione. Ma il re era inflessibile. Finché un giorno il re chiese: “Che dice il popolo, dell’ultimo aumento delle tasse?” “Il popolo ride, maestà”. E il re cambiò subito atteggiamento: “Diminuitele immediatamente. Se il popolo ride vuol dire che non le paga”.
Perché questo aneddoto è un piccolo trattato di politologia? Perché il potere non si fonda, sulla forza ma sul consenso. E se il consenso crolla, crolla anche il potere. Il potere si fonda sul consenso, sull’autorevolezza, e se crolla il consenso, crolla anche il potere.
Anche i regimi più spietati hanno bisogno del consenso e se, nell’aneddoto, il re di Napoli cambia totalmente politica non è perché si è accorto che il popolo sia furioso, ma perché teme che esso non lo prenda più sul serio. E quando è così, il popolo è pronto a gettarsi tra le braccia del primo che capita. Questo è, per esempio, uno dei motivi per cui la satira è stata spesso presa di mira dalla politica: un politico può anche essere molto odiato ma se viene ridicolizzato, è finita.
L’Italia è vicina al punto di non ritorno? Questo è difficile da dire. Anche perchè i punti di non ritorno variano da persona a persona. Il mio è stato oltrepassato da anni, quello di molti solo da un anno. Ma il disprezzo nei confronti delle istituzioni cresce e la prospettiva di un esecutivo con l’ausilio di Mastella sarebbe l’ennesima provocazione.
Ma qui il punto è: come la accoglierebbero gli italiani? Gli italiani semplicemente ridono. Disprezzano la classe dirigente di oggi, ridono delle promesse non mantenute da Conte, dei ridicoli divieti posti in essere in quest’anno. E do una brutta notizia a chi associa la risata all’inoffensività: è esattamente il contrario. Non c’è niente di più pericoloso di qualcuno che ride del suo avversario.
Così l’idea di Mastella che corre in soccorso di Conte è una chiara provocazione che in altri tempi avrebbe fatto indignare. Sì, proprio lui, l’uomo che dai grillini è stato considerato – secondo me ben oltre i demeriti – l’archetipo della politica sporca, traffichina, magnacciona, perseguitato sul piano giudiziario, con i giornali vicini all’area grillina che lo hanno inseguito ovunque, costringendo la moglie ad andarsene da Ceppaloni, che grazie ai grillini diventa PDC. La morale sarebbe stata chiarissima: “Potete votare tutti i rivoluzionari che volete, alla fine si imborghesiranno e voi rimarrete fregati”.
Oggi questa provocazione fa semplicemente ridere. E si torna al discorso iniziale. Quando il popolo si indigna, il potere può stare tranquillo. L’indignazione è come le eruzioni dell’Etna. Effusive, molto scenografiche ma poco pericolose. La risata è invece come quelle del Vesuvio. Esplosive, che distruggono tutto a torno.
Quando il popolo ride, per il potere è un pessimo segnale.
Quel re di Napoli alla classe dirigente attuale pronosticherebbe pochi mesi di vita.
FRANCO MARINO