Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

DOPPIO EDITORIALE – LA STORIA NON È MORTA, È RICOMINCIATA DALL’AMERICA (di Matteo Fais e Andrea Sartori)

Temevo veramente che la Storia si fosse fermata. I miei nonni avevano vissuto due guerre, visto corpi mutilati, sanguinanti, senza vita. Io pensavo che il resto della nostra esistenza in Occidente si sarebbe ridotta a guardare la vita con colori accesi e innaturali su NETFLIX, o a farci tutti quanti una sega colossale su qualche foto di una donnina mezza nuda acquistata su Onlyfans.

Invece, ecco che l’altra notte la Storia ha fatto il suo ingresso in grande stile, come l’avevo sempre sognata, ovvero sfondando la porta. Finalmente, cazzo! Assalto al Palazzo, morti, spari, paura e distruzione. Ma, allora, c’è vita oltre lo schermo piatto in 4K da ottanta pollici.

Se non fosse ancora chiaro, non possiamo andare avanti così, come è stato fino a oggi. La loggia mafioso progressista preme, ha inquinato i pozzi, messo mano sui nostri figli e violato le loro menti. Quelli lì non sono democratici. Hanno fatto solo finta e, per di più, in modo grottesco. Si proclamano contro l’odio, ma ti augurano la morte, ti bullizzano sui loro canali social a mezzo di account fake. Tacciano chiunque di fascismo, ammettono palesemente di voler togliere ai cittadini la possibilità di votare, di voler destinare i sostenitori della Destra a un TSO rieducativo come i loro antesignani usavano il gulag. Con questa gentaglia non ci può essere dialogo. 

Inutili quindi tutte le corse dei rappresentanti della nostra parte a dissociarsi dalla violenza. I sinistri hanno comunque voluto accusarli di essere istigatori, manipolatori. Considerate che, se i Black Lives Matter avessero fatto quello che hanno fatto gli elettori trumpiani, loro non avrebbero certo preso le distanze.

Bisogna capirlo – e chiunque tra noi esprima liberamente la sua opinione, anche solo a mezzo social, lo sa: per loro non andrà mai bene. Domandate questo a voi stessi: tutte le volte che ho provato a essere democratico con uno di Sinistra è servito a qualcosa? La risposta è un colossale no. Per loro, voi siete la feccia. Continuare con lo spirito del volemose bene è folle. Con uno che ti vuole vedere morto esiste una sola via: stenderlo a terra prima che sia lui a stendere te. Se uno ti assale per strada e tu gli reciti parole di pace, sei un cretino.

Con i sinistri non ci può essere convivenza. Dobbiamo dividerci, prendere strade che non si incontrino mai. Se continueremo a lasciarli fare, questi danzeranno sui nostri cadaveri. Le cose, inutile raccontarci balle, sono due: o dividiamo il mondo, o sarà la guerra. Non fatevi illusioni, non ci sono altre soluzioni con i falsi democratici.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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COME SE LA RIVOLUZIONE NON L’AVESSERO FATTA SPESSO I BUZZURRI (di Andrea Sartori)

Quando i sostenitori di Trump si sono accampati nel Congresso è stato un tripudio social di “ovvove, signora mia, non si fa mica così”, anche fra molti sostenitori nostrani del Presidente uscente. E questo la dice lunga su cosa sia il popolo italiano.

È inutile raccontarsela, noi non abbiamo mai fatto una vera rivoluzione. Abbiamo avuto alcuni episodi simil rivoluzionari: il Risorgimento, la Resistenza e in parte la nascita stessa del Fascismo.

Il primo fu fatto sotto l’egida di un re, gli squadristi della Marcia su Roma comunque non lo toccarono e la Resistenza furono quattro vendette private mentre il grosso del lavoro sporco lo avevano fatto proprio gli americani. Perché, come diceva Montanelli, gli italiani fanno le rivoluzioni chiedendo permesso al re e ai carabinieri.

La democrazia si riconquista col sangue, abbattendo il regime e spesso le rivoluzioni sono fatte da personaggi “folkloristici”, che se aspettiamo quelli rispettosi del galateo non ce la caviamo più. Ma voi pensate che non fossero percepiti come folkloristici i sanculotti francesi che, come dice il nome, non portavano le mutande? Pensate che Garibaldi, che entrava in Parlamento col poncho e la camicia rossa, non fosse percepito come un buzzurrone, similmente al tizio vestito da Toro Seduto che tutti quanti abbiamo visto in mille immagini? E lo stesso Gandhi, definito da Churchill come “quel fachiro seminudo con idee eversive”, come pensate venisse considerato quando andava a trattare coi lord inglesi con una capra al guinzaglio? Ma anche diversi idoli rivoluzionari della Sinistra tipo Che Guevara, o Arafat che si fece ricevere dal Papa con kefiah e mitra, non erano poi tanto diversi. Vado oltre e vi domando: secondo voi, come venne percepito dagli educatissimi farisei Nostro Signore Gesù Cristo che entra nel Tempio e rovescia tutto?

Eppure, la storia è cambiata grazie ad alcuni fra i buzzurri che ho nominato. La stessa storia degli Stati Uniti inizia grazie ad un gruppo di coloni maleducati che, stufi di pagare tasse esorbitanti agli inglesi che detenevano il monopolio della merce, si vestono da indiani, assaltano le navi di Sua Maestà e sbattono in mare le casse di the.

“Guarda come sono ridicoli, paiono i Village People”, squittiscono alcuni sui social. Dopo averlo scritto, si rimettono la loro bella mascherina e continuano a lasciarsi massacrare da un Governo che gli sta portando via tutto. Però “mica siamo come quei buzzuvvoni”.

L’italiano segue Salvini che propose la rivoluzione con mascherina, distanziamento sociale e nel pieno rispetto delle Forze dell’Ordine. Immaginate Lenin e Trotzky che, prima della presa del Palazzo d’Inverno, dicono: mi raccomando, belli distanziati, con la mascherina, e non toccate la polizia zarista perché le Forze dell’Ordine si rispettano. Guardate che anche i rivoluzionari non violenti hanno infranto le leggi. Gandhi non spaccava nulla, ma chiedeva di boicottare e di non pagare le tasse. I primi cristiani rifiutavano il culto imperiale, all’epoca considerata sedizione bella e buona. Non finisci su una croce se sei “educato e rispettoso delle regole”. Eppure, molti non ci pensano quando si inginocchiano in Chiesa e poi si scandalizzano perché qualcuno rivuole la democrazia rubata.

La Storia è fatta di questo, e tutti gli ipocriti che dicono che è inaudito non conoscono la Storia o fingono di non conoscerla. Essa è fatta dai barbari che sono vitali e reattivi. I popoli eccessivamente civili sono popoli morti: gli americani hanno dimostrato di avere ancora della sana vitalità barbarica.

Il rispetto delle istituzioni deve venire per primo da chi le rappresenta. Se le Costituzioni vengono violate, si deve deporre anche con la forza chi commette una simile violenza. I popoli hanno tutto il diritto a non farsi calpestare e a reagire anche con le armi, e questo è il senso del Secondo Emendamento. “Sono i governi che devono temere i popoli, e non i popoli che devono temere i governi” diceva Thomas Jefferson.

Quello che è accaduto ha dato la misura del popolo italiano. Un popolo che si lamenta di continuo, ma che non avrà mai il coraggio di fare il passo vero per liberarsi, ovvero rovesciare l’attuale classe politica. E abbiamo anche la misura dei rappresentanti delle opposizioni che si spaventano per una rivolta e condannano quel che avrebbero dovuto fare loro.

Questa è la Storia, cari miei. Purtroppo l’Italia resterà un Paese periferico perché continuerà a ragionare col “Vegna Franza e vegna Spagna”. Arlecchini servitori del padrone di turno, e non uomini liberi, che aspettano un messia politico che non arriverà mai, e pendono dalle labbra di insulsi cercatori di cadrega. E hanno pure la faccia tosta di guardare con sorrisetti di superiorità chi quella libertà ha almeno tentato di riprendersela.

Andrea Sartori

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L’AUTORE

Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)

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