DOPPIO EDITORIALE – BANDITI I TERMINI “MADRE” E “PADRE”, IN AMERICA… NOI SAREMO I PROSSIMI (di Matteo Fais e Clara Carluccio)
Da tempo, è nell’aria come un veleno o un virus. Ci stanno arrivando. Ci stanno abituando. Giorno dopo giorno. Anno dopo anno. Il dritto sarà storto. L’alto basso e il basso alto. Pensa una qualsiasi follia. Bene – si fa per dire –, adesso sappi che loro possono realizzarla.
Comincia tutto lì, dall’altra parte dell’oceano, come è sempre sempre stato da un certo momento della storia in poi. L’Europa ha creato l’America e, adesso, quest’ultima la ricrea. Il vero Potere è il loro. Perciò, non mi stupisce che sia proprio dal Nuovo Continente e, in particolare, dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti che parta la campagna dem-progressista per l’eliminazione definitiva dei termini “madre”, “padre”, “figlio” e “figlia”, “zio” e “zia”, in nome della neutralità di genere e del rispetto della minoranze transgender e dei “non-binari” – qualunque cosa ciò voglia dire (vedasi: https://nypost.com/2021/01/01/house-rules-may-be-stripped-of-all-gender-references/)
La questione in ballo è ben più profonda e radicale della semplice accettazione di omosessuali etc. Quello a cui si aspira è una colossale rivoluzione antropologica e ontologica (relativa cioè all’essenza stessa del nostro Essere, per farla breve). Noi verremo mutati, noi siamo i nuovi mutanti. Come in un incubo distopico, tutta la storia dell’umanità fino a oggi verrà cancellata e riscritta. I vecchi modelli saranno spazzati via. Non decadranno. Saranno proprio rimossi dalla nostra mente in via definitiva. Verremo riformattati, come un computer qualsiasi. Da qui a cinquant’anni, la nostra vita non sarà più la stessa. Si potrà scegliere quando nascere e morire. Due uomini ordineranno un figlio a Singapore e potranno stabilire il colore dei suoi occhi, dei suoi capelli, la sua altezza entro i vent’anni. Nessuno verrà più al mondo per caso e non ci saranno più quelli che circa mezzo secolo fa si chiamavano “i figli dei sedili di dietro della 500”.
È cominciato tutto tempo addietro e non finirà. Hanno messo in dubbio la figura del padre. L’hanno demolita, tacciata di borghesismo. Dopodiché il padre è pure divenuto precario, in modo tale da perdere anche quella minima autorità determinata dall’essere “quello che porta i soldi a casa”.
Al contempo, la madre si è mutata in una concezione obsoleta. Abbiamo scoperto che poteva essere madre e padre al contempo, farsi mettere incinta da uno e crescersi “il generato” da sola – poi, è arrivata la banca del seme e il maschio non è stato più necessario neppure per la sua erezione. Un vibratore è più facilmente gestibile di un marito e, in fondo, di mariti una se ne può fare quanti ne vuole, anche uno diverso a sera. Partendo da questa base, il seguito è facilmente immaginabile.
Ci meritiamo tutto questo? Sì. Chi accetta, chi non si cura di ciò che gli accade intorno, chi si piega per motivi di convenienza è corresponsabile e qui siamo tutti tali. Non ci siamo ribellati, non abbiamo lavato col loro sangue questa immonda sozzura. Anzi, abbiamo aderito entusiasticamente al nuovo scenario scendendo ogni giorno di una passo, con fetore dell’inferno, verso l’abisso, senza provare orrore. Anche noi, siamo maledetti e probabilmente immeritevoli di qualsiasi redenzione. Ci resta solo l’estrema rivolta esistenziale, il grande rifiuto di Domenique Venner: salire sulla cattedrale di Notre-Dame e farci saltare in aria il cranio. No, l’Occidente non merita di andare avanti. Purtroppo, da un certo schifo e degrado, non si può tornare indietro.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
UOMO E DONNA SONO UNA REALTÀ E NON RIUSCIRANNO A NEGARLA (di Clara Carluccio)
Quando diciamo uomo e donna, non ci riferiamo solo alla loro struttura anatomica, ma soprattutto, all’entità che li governa. Un’Idea primigenia da cui scaturisce la loro funzione. Nella nostra realtà, tutto è polarizzato. Esiste la notte, esiste il giorno, e né uno né l’altro avrebbe senso senza il loro opposto. Il caldo e il freddo, la destra e la sinistra, il maschio e la femmina.
Indipendentemente dalle dinamiche interne alle singole coppie: se lui è più bravo a cucinare, se lei parcheggia ad S al primo colpo, se lui scrive poesie, mentre lei guarda film d’azione, se lei non ha mai indossato una gonna e lui ama i golfini rosa, quando i due si relazionano, l’essenza della donna consiste nel ricevere e trasformare, quella dell’uomo, nell’avanzare e diffondere.
Il dissolvimento sociale è partito in primis dalla conflittualizzazione delle due metà fondamentali, insinuando nella donna l’idea che stirare le camicie al marito fosse un atto di schiavitù e, nell’uomo, che essere fedele alla moglie sia un inaccettabile perdita di occasioni migliori e più soddisfacenti.
A quei malati di mente che ci comandano, non bastava aver sfasciato la famiglia, ora vogliono che non la si nomini più, per non urtare la sensibilità di chi va contronatura. Contronatura non inteso come insulto, ma come semplice realtà dei fatti. Come due esseri dello stesso sesso che non possono procreare con i sistemi che la biologia, sia umana, che animale e vegetale, ha fornito.
L’importanza del chiamare le cose, e le persone, con il proprio e giusto nome, è un punto focale trattato dagli antichi filosofi, dalle Sacre Scritture, dagli psicologi. Ne parlano anche i romanzi distopici, in cui, al contrario, i personaggi negativi lavorano affinché il vocabolario sia sempre più povero, banale, e universale, per impedire ragionamenti profondi e arricchenti.
La parola permette la cristallizzazione del pensiero, la consapevolezza del concetto che ne è pregno. Fa in modo che la cosa nominata, esista nella nostra coscienza. La mamma allatta, il papà insegna, i nonni passano i dolci di nascosto, gli zii sono i compagni grandi di gioco. Siamo arrivati al punto in cui nessuno tiene più fede al proprio ruolo perché ci hanno mostruosamente deformati nei portavoce dei loro fasulli ideali. E questa ennesima trovata del linguaggio neutro serve solo a completare la trasformazione.
Probabilmente la maggior parte delle persone non sa nemmeno cosa sta accadendo, presa com’è dietro ai profili Instagram e Tinder. Basta rimediare la quantità di interazioni sessuali desiderata per poter dire, un giorno, di aver avuto una vita dignitosa. Oppure fare a gara a chi scrive il commento più intelligente su Facebook. Altri invece si lasceranno impietosire dall’ideale distorto di uguaglianza e rispetto per tutti.
Noi che lottiamo, molto probabilmente siamo una minoranza, ma non dobbiamo fermarci. Il fututo non è ancora scritto. Possono abolire le parole “mamma”, “papà”, ma non possono annientarne l’essenza, la forza. E la forza, prima o poi, deve trovare la sua via di espressione.
Clara Carluccio
Matteo non dica che siamo immeritevoli, possiamo farcela, lei e Clara mi mettete gioia, ho apprezzato molto la vostra serie di articoli a due perché siete veri e anche romantici e vorrei avere amici come voi. Siete bravissimi. Spero che scrivete ancora e restate insieme. Ciao