L’EDITORIALE – L’ODIERNA FEDE NELLA SCIENZA È L’ARMA PER LA MORTE DI DIO (di Davide Cavaliere)
Grazie al virus cinese, gli annuali attacchi al Natale e alla tradizione cristiana si sono fatti più incisivi. Non più solo le lamentele in merito alle canzoni natalizie nelle scuole o al presepe nei luoghi pubblici, ma veri e propri diktat che disciplinano e minano le celebrazioni private della ricorrenza. Ordini che accompagnano gli irragionevoli e dittatoriali divieti e blocchi messi in atto da un esecutivo fuori controllo. Anche le funzioni religiose sono state normate dallo Stato terapeutico, in accordo con una Chiesa divenuta ancella del salutismo imposto per decreto dal Primo Ministro e dai suoi anonimi tecnocrati.
Tali attacchi alla fede illustrano fino a che punto il secolarismo si sia infiltrato nella nostra cultura e sia diventato “senso comune”. E sebbene alcuni membri del clero e del ceto intellettuale abbiano contestato le norme liberticide, questo non fermerà i successi strategici compiuti da coloro che vogliono rimuovere Dio dalla vita pubblica per monopolizzare l’autorità e imporci come dovremmo vivere e in cosa dovremmo credere.
Le giustificazioni per queste violazioni delle libertà fondamentali riflettono un’altra dimensione della secolarizzazione, il processo di rimozione di Dio e della fede dalla vita pubblica. Secondo lo scientismo diffuso, i presunti progressi scientifici nella comprensione della natura e dell’uomo hanno reso la religione irrilevante, se non addirittura pericolosa, per il continuo progresso verso l’utopia che seguirà una volta che “ascolteremo la scienza” e smetteremo di credere in “superstizioni” e “illusioni” religiose.
Eppure l’anno appena trascorso ha dimostrato più e più volte che la “scienza” non è così affidabile o efficace come affermano i suoi campioni. Il tentativo di fermare le funzioni religiose e le celebrazioni natalizie, ad esempio, si basa sull’idea che severi “blocchi” fermeranno la diffusione del virus. Ma ampi dati dagli Stati Uniti e dall’Europa mostrano che i blocchi indiscriminati, piuttosto che proteggere i più vulnerabili, nella migliore delle ipotesi si limitano a posticipare una diffusione inevitabile.
Da anni i nostri governanti e tecnocrati proseguono con insensibile miopia nell’applicare politiche “fondate sulla scienza” e sempre con risultati pessimi. Basti pensare ai fallimentari programmi di riconversione ecologica dell’economia, che hanno prodotto sperpero di denaro pubblico in incentivi ai privati. Decisioni assunte sulle “scientifiche” previsioni in merito al cambiamento climatico.
Questa mentalità tecnocratica e scientista, questa fede riposta non in un Dio trascendente ma nella scienza, è al cuore della Sinistra da duecento anni. Contrariamente alla tragica sensibilità delle nostre tradizioni sia classiche che giudaico-cristiane, il progressismo affermava che per mezzo delle nuove “scienze umane” come la psicologia, l’economia e la sociologia, la medicina, delle autocrazie illuminate potevano prendere il controllo dell’evoluzione umana e migliorare le persone, cancellando i mali dell’esistenza umana.
Se cerchiamo prove empiriche di tale miglioramento, non le troveremo se non nell’aumento del benessere materiale. Non vi è stato nessun progresso morale: né la morte né la malattia sono state sconfitte. Ciò che la storia dimostra è la verità dell’osservazione di Immanuel Kant, secondo la quale: “Dal legno storto dell’umanità non si può fare nulla di diritto”. La scienza e la tecnica sono imperfette tanto quanto i loro creatori. Nessuna redenzione è possibile in questa vita, nemmeno per mezzo della scienza.
Eppure abbiamo visto governatori e sindaci emanare ordini arbitrari che interrompono e danneggiano la vita delle persone. Questa meschina tirannia rivela, però, il vero volto della tecnocrazia: i “deplorevoli” che non “credono nella scienza” devono essere sottoposti alla severa tutela dei più retti e dei migliori.
Infine, il dominio dei tecnocrati è politicamente pericoloso. Le tirannie di ogni tipo condividono l’obiettivo di centralizzare il potere ed eliminare o cooptare tutte le istituzioni di mediazione – famiglia, religione, mercato, istruzione – che non possono essere controllate, o che differiscono nelle loro convinzioni fondamentali e negli obiettivi da quelli sentenziati dalla oligarchia al potere.
Una tecnocrazia delle élite illuminate si basa su una presunta competenza scientifica, che non può cedere autorità a nessun’altra istituzione o principio sociale perché essa si pensa investita di una conoscenza esatta dello stato delle cose. È questo il punto della guerra al Natale: mantenere la fede fuori dalla pubblica piazza e confinata al regno del privato, dove non può sfidare il potere e l’autorità dello Stato tecnocratico e terapeutico. La massa anonima e isolata è più facile da controllare o corrompere rispetto ai diversi individui con i loro diversi costumi, principi e fedi. La tecnocrazia è sempre nemica della pluralità e della libertà.
Davide Cavaliere