EDITORIALE DOPPIO – FOLLIA FEMMINISTA: SESSO E CONSENSO ESPLICITO #IoLoChiedo (di Matteo Fais e Clara Carluccio)
Provate a immaginare: siete in camera con una. Non importa chi. Potrebbe essere vostra moglie, un’amica, un’amante. Scegliete voi chi vi attizza di più. Se avete un poco di vita alle spalle, vi sarà sicuramente capitato. Non vi racconto, dunque, niente di nuovo.
Si comincia al tavolo, bevendo un bicchiere. Come cantava Paolo Conte nella sua bellissima Aguaplano, in quei momenti, “ci sono occhi che si cercano,/ ci sono labbra che si guardano”. Volgarmente, diremmo che si crea l’atmosfera.
Se tutto va per il verso giusto, a un certo punto, scatta il bacio. La lingua fruga, mentre i corpi iniziano a secernere un odore diverso che fa l’effetto di una sostanza stupefacente fumata in compagnia. Le mani corrono, indagano il cedimento alla passione dell’altro. La situazione ricorda il momento del tuono, prima che il temporale esploda.
È durante questi attimi, almeno stando all’ultima norma approvata in Danimarca e tanto esaltata dalle femministe nostrane, che nel cervello dovrebbe suonare un gong a fermarvi. Tu vuoi amarla, scoparla, conoscerla biblicamente, svuotarti, concepire un figlio con lei? Stai buono lì, perché prima bisogna esplicitare chiaramente la richiesta. No, non sto scherzando. Altrimenti? Altrimenti, ragazzi, questo è stupro.
Sì, Signori, avete capito bene. Secondo la malattia mentale dei tanto decantati popoli scandinavi e delle femministe, andare a letto con una donna che apparentemente ci sta, manifesta desiderio, tocca e ti passa la sua saliva in bocca non è ancora bastevole per non passare da violentatori.
Non so se capite bene che cosa comporta una simile idiozia. Al netto della morte dell’erotismo, questa è l’ennesima pazzia messa in atto per ingigantire il già infinito potere delle donne e mortificare la virilità. Chiaramente, il sesso senza consenso è stupro, ma non necessariamente la comunicazione di questo deve essere esplicita. Se io ti bacio e tu rispondi, se ti tocco la coscia e tu mi sorridi maliziosamente, mica ti posso pure mandare la raccomandata con ricevuta di ritorno per sapere se effettivamente ti va di intrattenerti in atti di natura intima con me. Mi pareva naturale, ma per Amnesty International non è così. “Il silenzio non è consenso”, così riporta un loro delirante volantino.
Quindi, per ipotesi, una potrebbe fare tutta la scena di cedere, aprirti le cosce, pure godere e poi dirti così, durante l’ansimare post coitum: “Perdonami, ma non ti avevo mica dato il mio assenso alla chiavata”. Bei tempi quando l’unico problema era chiedersi se lei fosse realmente venuta, o avesse finto.
Ma ipotizziamo di domandare esplicitamente il permesso per andarle in figa. Qualora lei dovesse dirmi di sì e poi uscire da casa mia andando a dire che io l’ho violentata, come potrei dimostrare il contrario? Pure facendole firmare una sorta di contratto – frattanto, l’uccello mi si sarebbe già smosciato da venti minuti –, chi potrebbe poi stabilire che tale firma apposta non sia stata estorta con la coercizione e la forza? Bisognerebbe convocare la forza pubblica, ogni volta che si bomba, affinché la donna dichiari, al cospetto di un qualche tutore riconosciuto dalla Legge, che ha realmente la passera in fiamme? Per non parlare del fatto che domandare a una donna di fare sesso, da alcune, viene interpretato come una violenza.
Vedete, da qualsiasi prospettiva si guardi a questo nuovo provvedimento auspicato dalle femministe, ci si rende conto che l’unica destinazione di chi pensa coglionate del genere dovrebbe essere lo studio di uno psichiatra e non la società civile.
Ma mi immagino cosa accadrebbe in caso di un rapporto diciamo non proprio di puro amore… Una scopata, insomma. Bisognerebbe concordare prima anche se gradisce uno schiaffo, uno sculaccione, e magari pure in che ordine, come in quello strepitoso film di Woody Allen, La dea dell’amore, dove lui precisa alla prostituta la scansione degli atti da seguire per soddisfare le sue perversioni?
E la sega? Non è che la finiremo che ci vorrà il consenso pure per masturbarsi pensando a Sasha Grey, pena passare per violentatori dell’immaginazione? Per fortuna che avevano chiuso i manicomi.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
IO NON VOGLIO CHE UN UOMO MI CHIEDA ESPLICITAMENTE SE “CI STO” (di Clara Carluccio)
Meccanizzare il pensiero, per meccanizzare l’atto. Fingere che l’ovvio non sia più ovvio, per operare revisioni e stravolgimenti nel modo di pensare e relazionarsi, come succede da tempo. Questo, e nient’altro, mi sembra l’ultima trovata #IoLoChiedo. Disquisire inutilmente, su questioni già approvate dall’opinione pubblica, comporta la creazione di falsi problemi e l’inasprimento delle tensioni tra uomo e donna. “Il silenzio non è consenso, in caso di dubbio, chiedere esplicitamente”, è la nuova regola.
Esplicitare ogni pensiero, domanda, intenzione, indurrà ad una interazione emozionalmente fredda, oltre che favorire ulteriormente la perdita di empatia e osservazione.
Ovvio che il silenzio non è consenso, se lo intendiamo nel caso di una donna in coma etilico. Tra persone sveglie però, che si piacciono, e decidono insieme di passare del tempo in un posto tranquillo, il silenzio ha invece una valenza intima ed erotica. Penso che sia persino uno stato necessario, come mezzo di transizione dal pensiero alla comunicazione fisica, in cui le parole distraggono e sono di troppo.
Immagino come sarebbe deleterio per il mio desiderio, mentre sono con il ragazzo che mi piace, e gli accarezzo le spalle, i capelli, il viso, mentre struscio una gamba lungo la sua, mentre fiuto l’odore del suo collo, o lo fisso negli occhi con le nostre labbra quasi unite, sentirmi chiedere “Ma, quindi, ci stai o non ci stai?”.
Praticamente il dissolvimento immediato di ogni forza attrattiva.
Certo, in futuro ci saranno persone che si sentiranno rassicurate nell’essere guidate da ogni sorta di codice comportamentale, ma sarà poca cosa, in confronto ai pericolosi risvolti che potrebbero gravare sui soggetti maschili.
Oggi la bassezza morale è ampiamente attecchita sia tra gli uomini che tra le donne, tanto che ogni discorso maschilista o femminista, suona inutile e senza senso, smentibile in breve tempo. Eppure la società insiste nel dare sempre più rilievo e potere alle donne di oggi. Per quanto mi riguarda, ho conosciuto più uomini scemi che intelligenti, e mai ho assecondato i loro egoismi. Va però riconosciuto, per onestà intellettuale, che niente, più di una donna cattiva, può disintegrare la vita di qualcuno. Questa è capace di ogni genere di simulazione, e di sfruttare problematiche di varia natura, per indurre attaccamento verso di lei o, se ne intravvede la possibilità, per realizzare la sua vendetta.
Certo che gli stupri esistono, e sono terribili, ma andiamo incontro ad una eccessiva facilità di accusa. Prima di scannarci tra un dibattito e l’altro cerchiamo di essere lungimiranti.
Clara Carluccio
Ho gia risolto la questione memore dei tempi passati, ovvero quando piaccio ad una donna lo capisco dal fatto che si dimostrano disponibili, in media me la cavo con pochi euro, se la cosa è valida per entrambi ci si rivede con piacere e, con gli stessi denari, più o meno, si ritorna a ricongiungersi carnalmente. Ora se ciò che ho scritto vi porta a dedurre che io vada con professioniste, vi potrà stupire che la stessa logica sopra descritta, vada bene anche con chi non lo è, oggi più che mai spetta a l’uomo capire quale scelta operare, visto che l’esclusività fisica ed emotiva sono concetti ormai estinti nel vocabolario femminile, uniche due ragioni che davano importanza ad un rapporto duraturo. E per concludere, sappiate che, ad oggi, non ho visto ancora cortei nelle pubbliche piazze da parte delle donne a difesa di tutto questo schifo, pertanto la versione scritta da Clara Carluccio lascia il tempo che trova, anche una come lei, pur dimostrando empatia, se volesse, avrebbe tutte le armi per fregarvi.
Questa menata targata Amnesty International è fantasia da femministe, mica è legge.
Quindi il problema non si pone, anche perché le femministe sono notoriamente donne orribili in tutti i sensi e non trovano da scopare. Da qui ecco la frustrazione, il rosicamento e la necessità di far notare al mondo che “ce l’hanno anche loro”, criticando aspramente il bigottismo ma diventando perfette bigotte in queste loro rivendicazioni.
Insomma, il solito cortocircuito delle femmine inscopabili, tutto molto pittoresco e divertente.
Complimenti, come sempre, per il bellissimo articolo.