L’EDITORIALE – GLI OPERATORI SANITARI NON SONO DEGLI EROI, VE LO DICO IO CHE FACEVO QUESTO LAVORO ( di Clara Carluccio)
Una donna in lacrime mi racconta che sta perdendo la voglia di andare a trovare suo padre in casa di riposo. È stufa delle dipendenti che si atteggiano ad operatrici carcerarie. Stufa di vedersi igienizzare i pacchetti di caramelle per il padre. Stufa di firmare carte su carte ogni volta che entra in struttura, per dichiarare di non essere un appestatrice. Sta perdendo quel poco di rapporto che era rimasto con lui. Il signore, non essendo del tutto integro cognitivamente, non riesce a capire che tutta la pantomima del distanziamento fisico non è voluta dalla figlia. La vede molto meno rispetto a come era abituato, perché gli appuntamenti li stabilisce la residenza, e solo attraverso una barriera in plexiglas. La accusa di non volergli più bene, e di averlo abbandonato.
Un ‘altro ospite, abituato a leggere il giornale tutte le mattine, ha saputo che non gli verrà più fornita alcuna forma di intrattenimento, perché il quotidiano viene “da fuori” e, in quanto elemento estraneo, a causa della pandemia, non può essere più ammesso.
E mentre Amnesty International accusa l’Italia di violazione dei diritti umani, prosegue la tortura nelle residenze per anziani.
“Un Natale d’amore” è la lacrimevole iniziativa di un’altra RSA, in provincia di Brescia, che con il vile ricatto morale a cui siamo sottoposti da dieci mesi, sta inscenando i festeggiamenti natalizi con le solite immancabili, squallide e psicologicamente lesive restrizioni anti Covid.
Nel volantino promozionale, inviato a tutti i parenti degli ospiti, si fa palesemente uso di un linguaggio emotivo e melenso per indurre le persone al convincimento delle buone intenzioni degli organizzatori che, con ineguagliabile generosità, concedono, a un solo elemento per nucleo familiare, un incontro con l’anziano di ben 15 minuti.
Ma la bontà non finisce qui. Come ogni anno, verrà eseguito il tradizionale concerto degli zampognari, con la trascurabile differenza che questa volta, i musicisti si presteranno all’esibizione disponendosi lungo i corridoi, mentre gli anziani ospiti rimarranno comodamente all’interno delle loro camere, esattamente come stanno vivendo da mesi.
In perfetto stile da finestra di Overton, siamo giunti ad un grottesco cambio di valori, per cui voler bene significa rinunciare. Le educatrici erano solite dire che l’Uomo è un animale sociale e, in quanto tale, non può sopportare una solitudine di lunga durata. Oggi, queste figure professionali moralmente estinte, sembrano vestire molto meglio i panni di secondine, con un’immaginaria pistola elettrica puntata contro dei centenari, pronte a dare la scossa alla prima infrazione delle regole di confinamento, o scorretto utilizzo della mascherina, nonostante le pregresse difficoltà respiratorie. È venuto completamente meno il nobile ruolo di accompagnamento alla morte, che doveva favorire un fine vita sereno e dignitoso.
Vanno demoliti i pilastri che tengono in piedi questa narrazione, e che fanno leva sull’immaginario comune. In primo luogo, gli eroi, identificati in ogni genere di ruolo che entri in contatto con i malati, e poi la tanto decantata volontà di protezione dei più deboli. In questa favola del nemico cattivo, hanno tutti bisogno di figure leggendarie, coraggiose e salvifiche, che operano unicamente per il bene del popolo, senza mai essere messe in discussione. Ne consegue che queste, adesso, hanno il potere di tenere in ostaggio, senza scrupoli, i nostri cari.
Non c’è niente di eroico nel personale sanitario. Lo dico in quanto ex membro e non mi stuferò mai di ripeterlo. La maggior parte dei lavoratori è sotto pressione a causa del rigido minutaggio, da sempre in vigore, che prevede la distribuzione di un dato numero di pazienti per ogni operatore. Molte RSA non tengono conto delle problematiche dei singoli ospiti, che necessitano di un tempo ben più lungo di quello assegnato (tra i 7 e gli 8 minuti) per soddisfare tutte le necessità. Vien da sé che questa romanticheria del dover proteggere gli indifesi è solo una facciata buonista che nasconde insoddisfazione e malumori. Risultato, tra le altre cose, anche dei pesanti tagli alla sanità degli anni scorsi.
La residenza che ha emesso il volantino di Natale, durante la prima quarantena, era arrivata a un livello di demenzialità a dir poco osceno, facendo parcheggiare le macchine dei dipendenti a spazi alterni, per evitare ammucchiate. No, decisamente non siamo in buone mani.
Faccio presente che sono in contatto con colleghe di quattro strutture diverse in cui ho lavorato, e in nessuna di queste si è più verificato un pandemonio come quello fra Marzo e Giugno. Attualmente la situazione è più che tranquilla, e le restrizioni e l’allarmismo con cui ci torturano è a dir poco ridicolo e ingiustificato. Almeno dalle mie parti. I decessi degli ultimi mesi sono stati causati fondamentalmente da tumori, infarti, e incidenti stradali. Per chi non ricordasse, queste erano alcune delle principali cause di morte, in quella che ormai è stata battezzata come l’era pre Covid.
Quelli vogliono una terza ondata, e ci sarà. Al prossimo lockdown pesante bisognerà insorgere, come stanno facendo in Inghilterra, Germania e Francia. Certo, reagire per semplice imitazione non è molto onorevole, ma è già qualcosa.
E nelle gabbie ci tornassero quelle minorate che accusano gli altri di non stare a casa, quando loro stesse ne sono fuori. Magari, mi dico, potessero prendere il posto degli anziani chiusi in camera.
Clara Carluccio
Meritevole da essere letto e riletto.