L’EDITORIALE – DAL “ANDRÀ TUTTO BENE” AL FIORE DELLA RINASCITA: A COSA CI STA PORTANDO IL BUONISMO (di Davide Cavaliere)
Un fiore violaceo come simbolo della “rinascita” dell’Italia per mezzo di un vaccino. Ci hanno raccontato l’apocalisse virale per mesi e, ora, la ricoprono di fiori tendenti al rosa. Si tratta del coronamento floreale di una farsa mastodontica e, al tempo stesso, la rappresentazione più icastica dello stato di salute mentale di una nazione.
Non c’è tragedia, sanitaria o meno, alla quale non si risponda con un Niagara di buoni sentimenti, emoticon, citazioni svenevoli, motti dolcissimi, disegni di bambini, arcobaleni e fottutissimi “hashtag”. È una marea di succo sciropposo riversato quotidianamente sulle masse che, invece di opporsi con arguzia e senso critico, si adattano ai lemmi della felicità e della solidarietà coatta.
Dalle banderuole con su scritto “ce la faremo” fino al fiore della “rinascita”, passando per la “pubblicità progresso” e il cancelletto “riparTIAMO” scritto un po’ ovunque, l’ottimismo è ormai declinato in tutti i registri della devozione. Proprio questo moralismo ottimista è la manifestazione più palpabile dell’instupidimento contemporaneo.
Il suddetto rimbambimento collettivo ha molteplici cause, una delle quali è l’incultura generalizzata, della quale la diffusione dei libri in materia di “pensiero positivo” è una lampante espressione. Più il contenuto della comunicazione politica, mediatica, filosofica è debole, più assume importanza.
Anni e anni di libri edificanti, serie televisive lacrimose, discorsi perbenisti, moralismo d’accatto, posta del cuore, hanno prodotto una società di imbecilli che cantano sui balconi, vanno in estasi per il fiore della “ripartenza” e indossano dieci mascherine per “proteggere i nonnini”.
Ben prima della farlocca pandemia, la società occidentale era tutta presa da una compassione artificiosa imparata sui libercoli di Esther Hicks, Rhonda Byrne, Robin Sharma, Roberto Re, Roman Krznaric. Un vero e proprio “zelo empatico” che, inizialmente, era rivolto a categorie ben specifiche e molto chic – il migrante, l’autistico, l’anoressica, la vittima di bullismo – e che ora s’indirizza verso chicchessia, come dimostra la formula “proteggere gli altri”.
Dietro all’apparente bontà di questo sfogo emofiliaco e filantropico, si cela in realtà un paternalismo soffocante e un bigottismo opprimente. La minima diserzione della norma, sia essa anti-Covid o politicamente corretta, vede il proliferare di accuse, auto da fé, condanne, volontà di estromettere e discriminare. La parole d’ordine collettiva è “compassione”, che si traduce in una persecuzione dell’individuo che mette in dubbio la morale ottimista generale.
Grazie al Covid, adesso, tutti, possono diventare “vittime” di qualcuno e del suo “menefreghismo”. La soluzione è consistita nell’imporre comportamenti etici e igienici a chiunque. Nell’egemonia della compassione, “essere vittime” è uno status ambito. Quanti contestano gli assurdi e irrazionali protocolli contro il virus cinese vengono disumanizzati: “negazionista” o “complottista” – termini che evocano il neonazismo e la follia.
Il totalitarismo del Bene si fonda sulla dimensione vittimistica, benevola, sentimentale e su pervasive ingiunzioni “etico-igieniche”. Entrambe sorrette da un linguaggio parascientifico che fornisce una patina di oggettività. La condanna a reti unificate che viene fatta della “irresponsabilità” o dell’egoismo degli italiani che “non rispettano le regole” è una mistificazione. Si condanna l’individualismo mentre trionfa lo spirito gregario e conformista più grigio.
Il fiore lilla non è un simbolo di “rinascita”, ma una celebrazione della peggiore e più mortale delle malattie: il desiderio mimetico mascherato da “bene comune”.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”.