NON E’ PIU’ POSSIBILE L’AMORE O L’AMICIZIA TRA PERSONE POLITICAMENTE DIVERSE (di Franco Marino)
Le buone maniere implicano che si debbano rispettare le opinioni delle persone, sempre e comunque. Nella realtà, ogni opinione delinea il modo di ragionare, di porsi di fronte alle cose della vita e dunque la personalità di chi la esprime. Di conseguenza, ognuno sceglie per sè le persone con cui si crea la compatibilità.
Una delle domande che mi vengono poste spesso è “E’ fondamentale pensarla allo stesso modo politicamente perchè nasca un amore?”.
Fino a soli due-tre anni fa, non mi sarei minimamente posto il dubbio. Molti dei miei rapporti personali più importanti sono con persone che si sarebbero definite a quei tempi di sinistra. Poi quei due anni sono trascorsi e la diatriba si è trasformata da normale e fisiologica contrapposizione di due visioni diverse della società, imperniate comunque ambedue su valori di fondo non negoziabili, a guerra fredda antropologica tra chi vorrebbe ridurre il mondo ad un unico calderone petaloso e chi invece vede nell’aggressione globalista una minaccia ad identità millenarie e strutture nervose naturali. Che è la mia visione delle cose. Dall’altra parte sicuramente si dirà che la contrapposizione è in realtà tra l’esercito del progresso e quello reazionario, fascista, omofobo e razzista dei sovranisti. Ma il risultato non cambia e l’impressione sempre più netta è che l’umanità occidentale si sia come divisa in due grandi macronazioni, ognuna delle quali ha un proprio complesso identitario che è perfettamente speculare all’altra e che nascono dunque per distruggersi.
Chi faceva parte della mia sfera affettiva ed era di pensiero diverso dal mio ma ha capito la questione antropologica, pur essendo di sinistra si è avvicinato alle mie posizioni. Chi non l’ha capito, si è messo automaticamente fuori dalla mia vita.
Questo era inevitabile. Basta guardarsi attorno per capire che non c’è dialogo possibile per un sovranista con un globalista. Come non è possibile per chi non crede alla narrazione covid andare d’accordo con chi invece crede che tutto ciò che ci sta accadendo sia del tutto normale. Non è possibile per chi ha opinioni critiche neanche tanto sull’omosessualità in sè quanto sull’ideologia LGBT, andare d’accordo con chi invece riempie il suo profilo Twitter di bandierine arcobaleno e banna su Facebook chiunque non si sottometta al diktat che l’omosessualità sia la nuova normalità da imporre, persino a dei bambini.
Un paio di anni fa, io fui cacciato di casa – raccontai questa storia proprio qui – da una famiglia di vecchi amici che avevano invitato a pranzo me e mio padre. I quali, dinnanzi alla domanda “chi hai votato?” e alla mia risposta “CasaPound”, mi dissero “Se non esci in questo istante, chiamiamo la polizia”, allontanandomi assieme a mio padre, il quale oltretutto non aveva alcuna colpa di tutto questo. Anche perchè nelle sue condizioni purtroppo già non era più nelle condizioni di sostenere una discussione politica. Fu un episodio che sul momento mi atterrì profondamente ma che io oggi capisco. Loro appartengono – o gli è stato fatto credere che fosse loro interesse appartenere e su questa parentesi magari aprirò un altro articolo prossimamente – ad un complesso di valori che, prima di essere politico è antropologico. Per loro io sono un soldato dell’esercito nemico.
Ma chi di fronte ad un episodio del genere atterrisce, dovrebbe anche porsi con sincerità una domanda: vorreste nella vostra vita qualcuno che vota il PD, il partito di Bibbiano, dei tifosi del lockdown, di coloro che credono che i vostri bambini debbano essere “liberi di scegliere la propria sessualità” e di transessualizzarsi perchè qualcuno ha deciso che siamo troppi e dunque dobbiamo ridurci? Magari non lo caccereste di casa all’istante, specie se ha un familiare in sedia a rotelle. Magari fareste buon viso a cattivo gioco e una volta varcato cordialmente l’uscio di casa vostra, quella persona sparirebbe dalla vostra vita. Ma fareste lo stesso di quelli che ci buttarono fuori di casa. Perchè la differenza ormai è antropologica e i partiti non sono che le cinghie di trasmissione di questa diatriba.
E se ormai è impossibile costruire rapporti amicali su diverse basi strutturali, se si rompono amicizie storiche su facebook, persino parentele – e no, la storia che “non erano veri amici” non regge – a maggior ragione come si può pensare di costruire una storia d’amore o un’amicizia tra persone che prima di essere diverse politicamente, lo sono antropologicamente?
Chi non crede possibile che questa guerra entri nelle famiglie, distruggendole, forse non sa che questo fu esattamente il leit motiv della guerra in Jugoslavia dove, sovente, un marito serbo ammazzava un cognato croato o bosniaco e viceversa. E infatti, quelle persone a me care, un tempo di sinistra, oggi se non sono certo a destra sono profondamente nauseate dal PD e se ne sono allontanate. Pur rimanendo nel fondo di sinistra nel senso classico e originario del termine. Non so se ciò sia avvenuto per affetto nei miei confronti. Ma di sicuro oggi non ci frequenteremmo più se antropologicamente non fossimo stati simili. Mogli e buoi dei paesi tuoi è un proverbio che in un occidente ormai diviso in due macronazioni, purtroppo – e a maggior ragione – si applica anche al dibattito politico odierno, persino all’interno di uno stesso paese.
So benissimo che ora mi citerete, per esempio, Boccia e la De Girolamo. Ma io non a caso parlo di partiti che evolvono a corrente antropologica. PD e Forza Italia ormai sono quasi la stessa cosa in un Nazareno che è culturale prima ancora che politico. Dubito che se la De Girolamo fosse stata leghista o fascista, Boccia la avrebbe sposata o che la De Girolamo avrebbe sposato Boccia se fosse stato un comunista vecchia maniera o uno dei Cinquestelle.
Quindi no, non credo possibile nessun rapporto con una persona di un partito diverso, perchè ormai i partiti sono espressioni di correnti antropologiche, tra cui non c’è e non ci sarà mai nessun punto di incontro.
Che poi le mogli e i buoi commettano un errore a stare dall’altra parte – del resto loro stessi potrebbero dirlo di me – questo sarà magari il tema di un prossimo articolo.
FRANCO MARINO
Oggi come oggi, da tesserata CasaPound, andrei più d’accordo con Rizzo che con Berlusconi. Non è solo e semplicemente una questione politica. Credo sia più una questione di ipocrisia e di onestà intellettuale. Fatto sta che il PD (comunque si chiamasse allora) era tutto tranne che globalista. Oggi, le stesse persone, sono pronte ad uccidere per il globalismo. Se non è ipocrisia, cos’è?
E’ antropologia, appunto. Non è questione di partiti politici in sè.