L’EDITORIALE DOPPIO– I SOLITI CATTOCOMUNISTI: VOGLIONO LA PATRIMONIALE, SOGNANDO LA FINE DEL CETO MEDIO (di Matteo Fais e Andrea Sartori)
Si possono certo dire tante cose contro il Silvio nazionale, ma su una cosa aveva ragione da vendere: non sono cambiati, sono sempre loro. Vi ricordate? Fu durante un famoso comizio che, come di consueto, vedeva tra la folla i soliti sinistri contestatori, quattro pellegrini senza arte né parte, incapaci a usare la saponetta e il cervello. Il Berlusca – Dio lo benedica – li apostrofò con un tonante: “Non avete dignità, non sapete cos’è la nobiltà d’animo, non sapete cos’è la democrazia, non sapete cos’è la libertà. Siete ancora, e oggi come sempre, dei poveri comunisti”.
Tutti quanti abbiano a cuore la salute di questa Nazione, quel giorno, godettero come ricci. Silvio aveva trasposto in alati versi tutto il nostro disprezzo per la cloaca di disagiati che in Italia odia chiunque abbia un minimo di intraprendenza e la mattina si alzi animato dal proposito di far campare la famiglia nel migliore dei modi possibili.
Non parlo di gente che ha capitali in Svizzera, o nei paradisi fiscali. Mi riferisco al muratore, al giardiniere, all’idraulico e all’elettricista, in fondo tutta povera gente che si fa la giornata e magari ci mette in mezzo anche il lavoretto al nero, per dare venti euro al figlio che deve uscire con i suoi amici a mangiare una pizza. Gente per bene, non lestofanti in carriera. Silvio sapeva della loro esistenza, non essendo scollegato dalla realtà come gli altri politici. Lasciamo perdere che poi sia stato costretto ad allearsi con i suoi aguzzini – l’ha fatto solo perché lo tengono per i coglioni, con quelle ridicole accuse di sfruttamento della prostituzione e altre stronzate.
Ma, al netto della questione Berlusconi, qui il problema è di tutt’altra natura. Questi figli di buona donna vogliono introdurre la patrimoniale… Una patrimoniale?! Ancora? Il motivo sembra essere il covid e i conseguenti costi a livello economico che questo ha avuto. La verità è sempre la stessa: vogliono rubare. Ma poi, prenderci altri soldi per cosa? Per mantenere migranti, i cui sbarchi, malgrado la pandemia, non si sono mai interrotti? Per tenere in piedi i loro giornali? Per finanziare pride e altre dolci amenità che loro tanto amano? La mia risposta è una: si fottano. Comincino a non sprecarli e vedranno che di dindini ce ne sono anche troppi, grazie alle nostre tasse, ma tutti scialacquati per foraggiare la marmaglia pseudointellettuale che gira intorno alla Sinistra.
Dicono che vorrebbero tassare quelli che hanno patrimoni di 500mila euro. Praticamente, basta che una famiglia abbia ereditato due case, per esempio una il marito e l’altra la moglie, dai genitori e percepisca un reddito da tre mila euro al mese. Insomma, niente di che, se rapportato al tenore di vita di una grande città.
Sarebbe bello poi capire come vengano valutati questi patrimoni. Per intenderci, siamo sicuri che le case, oggigiorno, con il crollo del mercato, valgano ancora qualcosa e, soprattutto, che siano materialmente tramutabili in contante senza svenderle a tre lire? Per non parlare del fatto che bisogna vedere se una casa produce redditi e non solamente spese, anche qualora si riesca, per esempio, ad affittarla. Sempre ammesso che l’affittuario ci paghi – e che non si sia noi a doverlo mantenere –, bisogna poi considerare quante spese ci saranno da sostenere per rimetterla a posto, dopo che questo l’avrà lasciata. I problemi, insomma, non mancano ed è inutile stare qui a elencarli – tanto, chi non li ha ancora capiti non li capirà mai.
Il fatto è che certe misure folli, come aggiungere tasse ad altre tasse, trovano sponda presso una certa parte decisamente pezzente dell’opinione pubblica, quella che quando vede uno con due soldi, invece di pensare a come farli a sua volta, vorrebbe levarglieli. Resta curioso, comunque, che costoro non pensino mai alle agevolazioni, che so, dei cinesi, per aprire fantomatiche aziende dove si vende chincaglieria, o ristoranti che, palesemente, non potranno mai coprire con i guadagni i costi che hanno. Ci sono troppe cose che non sono chiare in questo Paese, troppe zone opache, e non riguardano certamente i 300 euro evasi da Signor Franco, l’idraulico. Eppure, per politici e stronzi qualunque, c’è solo lui come destinatario del loro odio.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
LA PATRIMONIALE COME FRUTTO DEL CATTOCOMUNISMO (di Andrea Sartori)
“Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi su un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”: così la pensava Winston Churchill, il Premier britannico che il nostro Primo Ministro Giuseppe Conte avrebbe preso a modello. Diciamo che l’allievo pare non dar retta al maestro, visto che parla di patrimoniale.
È sempre la solita vecchia storia: il Governo italiano si maschera da Robin Hood e dice di voler levare ai ricchi per dare ai poveri. Ma siamo proprio sicuri che costoro agiscano davvero come l’arciere di Sherwood?
L’Italia è uno dei paesi con la pressione fiscale più alta al mondo. Se i servizi corrispondessero alla tassazione, ci potrebbe anche stare. Il guaio è che l’Italia ha servizi da Terzo Mondo. Basti vedere solo la sanità che oramai è un mattatoio di malati – e non per via del Covid.
Se le tasse fossero servite a dare aiuti agli imprenditori, allora si potrebbe capire. Ma, mentre nazioni come gli Stati Uniti o il Regno Unito – e, in misura minore, persino la Russia – hanno elargito soldi a famiglie, imprese, e pagato stipendi durante l’emergenza Covid, in Italia non si è visto il becco di un quattrino, nonostante le risibili promesse di “potenze di fuoco” da parte del dittatorello apulo.
Il capitolo tasse e patrimoniale si gioca sulla colpevolizzazione di una fetta di popolo, ovvero i presunti ricchi. Questo è il risultato di decenni di cattocomunismo che vede il far soldi come un peccato mortale. Ma questi ricchi chi sarebbero? Proprietari di case che vivono il crollo del mercato immobiliare. Proprietari terrieri che devono pagare sberle di IMU. La madre del sottoscritto possiede una cascina che, al momento, rappresenta più un peso che una rendita. E ci sono i piccoli imprenditori trattati dal Governo come i kulaki venivano trattati dai bolscevichi, con tanto di folla cattocomunista sbavante contro di loro, “pericolosi evasori” che spesso è vero, evadono, ma per sopravvivere.
La patrimoniale è solo l’ennesimo pretesto per una guerra tra poveri, perché quelli che il popolo ritiene ricchi non sono davvero ricchi. È una ricchezza apparente. Quei soldi finiranno non ad aiutare i disagiati, o a rafforzare la sanità e la scuola, ma pagheranno le vacanze di Casalino a Cuba, o andranno a ingrassare un Quirinale utile come una forchetta per tirar su il brodo e che costa più di Buckingham Palace.
È il vizio cattocomunista che, invece di battersi per una mobilità sociale che possa dare ad ognuno una possibilità per arricchirsi, vuole impoverire tutti. D’altronde, lo diceva il sommo Indro Montanelli che la sinistra ama talmente i poveri che, ogni volta che va al governo, li raddoppia.
Quella parte di mondo cattolico che viene definito “cattocomunista” neanche conosce le Scritture. Ignora, per esempio, che Abramo e Giobbe erano ricchi proprietari di terre e bestiame, San Giuseppe non era un “povero falegname” ma un imprenditore medio di quelli che loro tasserebbero sino alla morte, mentre gli esattori delle tasse, i famosi “pubblicani”, erano considerati esseri impuri.
Questa è l’ennesima guerra al ceto medio. Ed essa, sì, arricchisce pochi e impoverisce molti.
Chiudo con un esempio dalla storia della famiglia di mia moglie, una russa. I suoi nonni erano contadini ricchi. Arrivarono i bolscevichi e misero la “patrimoniale”: tutta la terra ai kolkhoz. La famiglia finì quindi in una squallida krusciovka moscovita, condividendo l’appartamento con un alcolista. Frattanto, sia Lenin che Breznev possedevano collezioni di Rolls Royce, mentre la nomenklatura di Partito diveniva una casta chiusa. Ha forse giovato al popolo russo questa eliminazioni dei proprietari terrieri? Ha cancellato le diseguaglianze?
Tutto questo non servirà a nulla, se non ad arricchire una cricca di potere – e la cricca lo sa perfettamente. Il comunismo, perché di comunismo si tratta, è un’ingiusta redistribuzione della ricchezza a pochi mandarini di palazzo.
Andrea Sartori
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L’AUTORE
Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)
Anziché chiedere un bel risarcimento danni alla Cina per quanto stiamo soffrendo, ci estorcono soldi. Ciò fa parte di un preciso disegno che oramai tutti sappiamo.
Inutile farci filosofia sopra, questi ci vogliono annichilire, quindi non ci rimane altro (purtroppo) che andarli a prendere assicurandoli ad un Tribunale indipendente costituito per l’occasione (i reati sono gravissimi, da stato di guerra), poi si riforma una costituente composta da chi era all’opposizione e si riparte, stampando la nostra moneta e uscendo dall’euro. Cose più facili da fare che da dire.
Forza, accordiamoci e riprendiamoci il nostro paese, glielo dobbiamo.
Certo che per argomentare dando ragione ancora a Berlusconi e Montanelli ce ne vuole eh….lo dico da pensatore non di sinistra sia chiaro, per quanto sia d’accordo col messaggio dell’articolo si nota quanto ragionate con gli stessi schemi ideologici dei vostri avversari, uguali e contrari. Nulla di differente dai soliti toni de Il Giornale e Libero Quotidiano.