L’EDITORIALE – CARO AMICO FEMMINISTA, E SE, PER UNA VOLTA, FOSSI TU A ESSERE ACCUSATO DI VIOLENZA? (di Matteo Fais)
Provate a immaginare questa situazione, dimenticando per un attimo il caso Genovese. Lei è finalmente a casa tua. È tutta la sera che cucini. Ci hai messo molta cura, zelo e – perché no – quasi amore. State per sedervi a tavola. La ragazza è in cucina con te che stai ultimando la preparazione. Il gioco di sguardi, carezze e baci è nel vivo. Aprite una bottiglia di vino. Bere acqua sarebbe la morte dell’erotismo, più o meno come indossare la maglietta della salute. Si brinda. Continui a sfiorarla e altrettanto fa lei. La brami, ma lasci che il desiderio monti fino a divenire una tempesta. Buttartici addosso sarebbe come venire subito, roba da sfigati.
Vi sedete. La bottiglia è già quasi a metà. La luce è quella giusta e dà alla sua pelle un intenso colorito dorato. Dentro di te ci sono cavalli imbizzarriti e un’orchestra di demoni che suonano Wagner in un’esplosione incontenibile. Oramai, anche se parlate, tue e la ragazza non vi ascoltate più. Sono i vostri occhi che dicono quel che le parole tacciono.
Le mani si afferrano, le dita si contorcono. L’istinto vi guida come la ragione non potrebbe neppure volendo. Forse non avete neanche finito la pasta, ma lei si avvicina. Si siede sulle tue gambe. Il profumo dei suoi capelli è una droga che ti terrà sveglio per l’intera notte. Ora la baci in modo diverso. C’è uno slancio in te che è furia e splendore. La vita sta per toccare il suo zenit. Siete un uomo e una donna – in quel momento non serve nient’altro. Una catapecchia o una reggia sarebbero comunque lo scenario perfetto per due che si desiderano.
La prendi di peso – a qualcosa sarà pur servito il tanto raccomandato esercizio fisico in palestra e poi un minimo di ostentazione erculea non guasta mai, se non sfocia nel ridicolo. La porti, su per le scale, in camera da letto…
Inutile continuare. Chiunque abbia un minimo di consuetudine col mondo ha vissuto – ognuno con l’originalità che è riuscito a imprimere alla serata – una situazione del genere. Indiscutibilmente, in quella miseria che è l’esistenza umana in questa valle di lacrime, momenti del genere sono tra i pochi in cui si assapori quella che gli ottimisti chiamano “la bellezza di essere vivi”. Non vi è motivo per dar loro torto. Ci sono attimi che valgono una vita di sofferenza e – forse – la giustificano.
Ma mettiamo da parte tanta dolcezza, la rilassatezza della sigaretta post coitum e torniamo alla tragedia di esistere. Dopo un po’, come in una canzone di Franco Califano, la magia è passata. Ti sei stancato di lei, non ti piace più, non è la donna che immaginavi – scegliete voi una delle tante amare scoperte che, in un rapporto di coppia, possono verificarsi col tempo. Adesso, quella ragazza, che la notte di tanti anni fa ti ha fatto toccare il cielo con un dito, ti detesta. Lei ci sperava, ma tu hai disatteso le sue aspettative in un modo o nell’altro. Adesso, si sente sola e rifiutata. Chiunque abbia frequentato un discreto numero di rappresentanti dell’altro sesso sa che c’è sempre quella che perde il controllo, non accetta con stoica rassegnazione che l’amore e la passione possano finire o siano semplicemente un’illusione.
Lei si ricorda quel particolare: la bottiglia di vino. E se andasse a dire che l’hai fatta ubriacare per abusarne? La tua parola contro la sua. Non hai prove che possano dimostrare il contrario. Certo, non è detto – grazie al cielo – che ti condannino, ma cosa ne sarà della tua vita? Ti metteranno alla berlina sui social e in televisione. Diventerai lo stupratore, quello che abusa di una povera e ingenua fanciulla, il viscido schifoso. Sei fottuto. Dovrai andare in tribunale, cercarti un avvocato. E, anche se dovessi spuntarla tu, per insufficienza di prove, che ne sarà della tua reputazione?
Oggi, una donna può rovinarti con niente. Chi può dire che quel bicchiere di vino che tu le hai versato non sia stato solo un modo per farle perdere la testa, così da concedersi a te? E tu, caro amico femminista che gridi alla forca per il presunto violentatore, prima ancora del processo, hai mai pensato che la stesso accanimento che metti nell’accusare gli altri un giorno ti potrebbe essere rivolto contro? Secondo me, no. Io ci rifletterei su.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.