LE DUE FACCE DEL FALSO: FAKE NEWS CONTRO I SITI ANTIBUFALA (di Franco Marino)
Dopo il deepfake su Biden, un utente mi ha scritto in privato per chiedermi di scrivere un pezzo sul fenomeno delle fake news.
Ma prima un gustosissimo chiarimento sulla vicenda di Biden che è un fake. Ma anche no. E qui la fonte è Open di Mentana, cioè il nemico. In sostanza, se stanno a dì ‘na cazzata, la colpa è la loro.
Nel puntuale articolo di debunking, David Puente spiegando che il video fake è un fake, mostra il video originale dove la conduttrice Sunny Hostin chiede a Biden di rispondere alle accuse di molestie da parte di sette donne. In quest’ultimo, ci spiega Puente, “Joe Biden in maniera molto chiara e lucida e senza balbettare, si difende dichiarando come il movimento Me Too lo abbia aiutato a comprendere e valutare le sue azioni”.
In sostanza, Biden ammette di aver effettivamente molestato quelle sette donne ma che grazie al movimento Me Too (genuflessione) ha capito (alla veneranda età di 78 anni) che certe cose non si fanno e soprattutto è falso che abbia risposto balbettando. Volete mettere la differenza?
Insomma, quelli di Libero hanno pubblicato sì una fake news ma quelli di Open hanno ribadito alla fake news con una fake news della fake news, in un meccanismo che ricorda molto la Fiera dell’Est di Branduardi. La toppa peggio del buco, insomma.
Abbiamo così chiaro il punto. Da una parte Libero ha pubblicato una notizia falsa, dall’altra Open ha pubblicato una notizia vera, laddove il fake in questo caso agisce molto più subdolamente, sminuendo la cosa e dando ad intendere che la notizia di Libero sia falsa in tutto e per tutto. Mentre come abbiamo visto è falsa solo per una parte.
Ma su quest’ultimo aspetto, andremo poi.
Il primo concetto da focalizzare è che il successo delle fake news dipende dalla non comprensione di come la fake news in realtà sia pura e semplice struttura. L’informazione la mette il lettore condividendola. La differenza con la propaganda è che mentre questa cerca di creare da un terreno spoglio un pregiudizio, la fake news vive sul pregiudizio già diffuso.
Se, immaginando un esempio, domani apparisse scritto su un giornale: “Franco Marino è stato sorpreso mentre seviziava scimmie appeso ad una liana”, la notizia apparirebbe come oggettivamente inverosimile. E voglio sperare più per fiducia nella mia sanità mentale che per sfiducia dettata dal mio quintale abbondante che renderebbe assai improbabile la cosa.
Ma se invece la notizia fosse che io sto per fondare un partito, quegli stessi lettori, conoscendo il mio fervore, dopo aver controllato che non sia il 1 Aprile, la prenderebbero sul serio. Perchè la notizia non sarebbe vera ma verosimile. Apparirebbe verosimile che uno come me decidesse di buttarsi in politica, indipendentemente da quanto sia vicina o meno alla realtà che io voglia farlo.
Le fake news in sostanza si fondano su un pregiudizio condiviso CHE E’ ESSO STESSO LA NOTIZIA. Quando un sito specializzato in pubblicazione di notizie false scrisse che “Luciana Boldrini, sorella di Laura Boldrini presidente della Camera, gestiva centinaia di cooperative che si occupano di assistenza agli immigrati” e che la Boldrini stessa fu una ragazza coccodè nel famoso programma di Arbore “Indietro Tutta” (in realtà, pare che fosse una semplice autrice), entrambe le notizie erano false ma costituivano la struttura. La notizia è nella loro diffusione che confermava come entrambe si basassero su pregiudizi diffusi, che sono la vera notizia. Pregiudizi confermati se solo osserviamo quanti parenti sono stati piazzati non dalla Boldrini ma da moltissimi altri politici nei gangli istituzionali. O se anche osserviamo la parabola della Carfagna, per esempio. Persona anche intelligente ma che non ha certo fatto la gavetta di tutti i politici, passando dalla professione di soubrette a quella di politica, senza passaggi intermedi.
Allo stesso modo, quando si diffuse la notizia – falsa anche questa – di Gentiloni che diceva “gli italiani imparino a fare sacrifici e la smettano di lamentarsi”, la notizia era falsa ma confermava il pregiudizio già diffuso – che come tutti i pregiudizi, può essere impreciso nel singolo caso ma ha agganci con la realtà – della totale indifferenza formale e sostanziale della sinistra nei confronti degli italiani. Confermato dai continui sacrifici che vengono ad essi chiesti. Il che conferma l’imprecisione della notizia, non la sua falsità oltre che costituire l’esatto motivo per cui le fake news si diffondono velocemente.
Esse, infatti, sfruttano la psicologia del lettore che, osservando la realtà circostante, giunge ad una convinzione non avvalorata da prove. La fake news gliele fornisce, dandogli una scarica di autostima (“Io avevo capito tutto”), il lettore la diffonde (“Gli altri devono sapere che io avevo capito tutto!”) e tantissimi altri, nella sua stessa condizione, la diffondono, provocando la viralità della fake news stessa.
Ma questo spiega metà del problema.
L’altra metà sta nella ben più subdola manipolazione messa in atto dai cosiddetti debunker i quali, spacciandosi come i portatori della verità, in realtà agiscono – in buona o cattiva fede – come i “pompieri del potere”, non rendendosi conto di combattere le metastasi, non certo il tumore primitivo. Il che, dal punto di vista del debunker andrebbe anche bene se loro facessero solo debunking. In realtà, loro ambiscono ad essere coloro che “fanno la guerra al complottismo”, non rendendosi conto che la lotta al complotto non è possibile proprio per il meccanismo che è alla base delle fake news. Che, come scrivevamo, si differenziano dalla propaganda proprio perchè il pregiudizio non lo creano, si limitano a confermarlo. E non rendendosi conto che chi segue i siti antibufala, li segue per meccanismi del tutto speculari a quelli di chi segue i siti che pubblicano bufale.
Difatti, mentre il complottista si nutre della convinzione che nulla avvenga casualmente – e trova così siti che nutrono questa sua convinzione – l’anticomplottista si muove specularmente nella convinzione che tutto avvenga a caso, per rafforzare in se stesso la convinzione che il mondo non sia così sporco come lo dipingono i complottisti. Convinzione nutrita dai siti antibufala, del tutto specularmente ai siti complottisti.
Il problema cioè non è il complottismo in sè ma la specularità tra il complottista convinto che nulla accada per caso e l’anticomplottista convinto che tutto accada per caso. Ambedue militano per ogni narrazione cui hanno deciso di credere, non accorgendosi di essere identici.
E’ vero che la persona sufficientemente scolarizzata ma anche in possesso di un minimo senso critico non trova credibile l’ipotesi che Israele, un paesucolo di otto milioni di abitanti, bellissimo ma minuscolo, il cui servizio segreto Mossad non è altro che una costola della CIA, possa controllare gli USA ma che sia assai più vero il contrario e cioè che gli USA usino Israele. Ma quella stessa persona quando poi trova il sistema mediatico americano – ma anche italiano – completamente infiltrato da ebrei, con Soros che finanzia rivoluzioni in giro per il mondo, si convince che il complotto ebraico abbia una sua fondatezza, dato che il sistema mediatico contiene un quantitativo di ebrei molto più alto di altre minoranze. Non starà certo a chiedersi se non sia più vero il fatto che in realtà gli ebrei vengano utilizzati – secondo un copione che si ripete da sempre, da millenni, con la precisione dell’orologio a cucù e basterebbe lo studio della storia per rendersene conto – come specchietto per le allodole, per poi essere fatti fuori dal vero potere quando il popolo inizia a ribellarsi.
Chi ha vissuto negli anni Novanta, sicuramente si ricorderà la notizia falsa di Echelon, il grande orecchio americano che intercettava tutti. La notizia era falsa ma si basava sul pregiudizio che gli americani spiassero tutti. Che qualche anno dopo verrà confermato dallo scandalo NSA. Echelon, la notizia, era falsa. Ma che gli americani spiassero il mondo si è rivelato vero.
E questo spiega il punto. Il vero e unico motivo per cui la lotta contro le fake news fallirà sempre e comunque, è che esse si fondano su un pregiudizio diffuso che, come ogni pregiudizio, ha dei punti di contatto con la realtà, sufficienti a confermarla. Forniscono una scarica di autostima in chi le legge che trova così conferme a supposizioni alle quali era già giunto, in precedenza ridicolizzate da chi non credeva al pregiudizio. E tutto ciò costituirà, sempre e comunque, il vero motivo per cui i siti antibufala falliranno sempre. Rimanendo falsa la notizia ma vero il pregiudizio, si scontreranno sempre e comunque con un mondo dove sì, il piano Kalergi sarà anche una bufala, ma se continuano ad arrivare valanghe di africani in Italia mentre gli italiani continuano a peggiorare il proprio tenore di vita, l’unica vera notizia è che il piano Kalergi è una bufala, ma un qualche piano di sostituzione etnica da qualche parte esiste.
Non si può dire che il complotto contro il maschio bianco cattolico sia falso se poi riempiamo l’Europa di maschi neri e islamici. Magari il complotto è condotto non contro il maschio bianco come sostengono i complottisti bensì contro la civiltà europea – come sostengo io – ma questo renderà il complotto contro il maschio bianco una notizia imprecisa ma non falsa.
La lotta contro le fake news non si fa smentendo il falso ma raccontando il vero. E purtroppo per Open e per David Puente, la verità oggi conferma tutti i pregiudizi che verranno poi resi virali dalle notizie false.
Questo è il motivo per cui le notizie false vinceranno sempre contro i debunker.
E’ una guerra persa sin dal principio.
FRANCO MARINO