IL FILANTROPO FANATICO – (di Davide Cavaliere)
Qualcuno voleva nominare il “dolcissimo” e “nobilissimo” Gino Strada come commissario alla sanità calabrese.
La ragione di una simile proposta è meramente simbolica. Il governo cerca idoletti da sbandierare, totem umani che sembrino fornire soluzioni alle sue colpevoli mancanze. Alla Calabria servirebbe un commissario competente e non figure celebri, che trasmettano un’illusoria sicurezza. Ma a noi non interessa la sanità calabrese, bensì l’icona che si è chiamata in causa, Gino Strada, il taumaturgo fondatore di Emergency.
Negli ultimi anni, l’anziano chirurgo, è divenuto un emblema della sinistra “umanitaria”. Un vero e proprio santo laico da celebrare con versi d’amore e prostrazioni pubbliche. Un ninnolo ideologico da citare nei discorsi, per ricoprirli di autorevolezza e santità. I militanti del “progresso” vedono Strada come un’entità incorporea; la fantasmatica emanazione di un Bene superiore. Il medico filantropo è incorrotto e sempre dalla parte della Giustizia, dell’Uguaglianza, della Bontà. Le flatulenze di Strada sono anch’esse lezioni morali.
Il nostro eroe, come tutti gli “impegnati” che si rispettino, non può che avere un passato da attivista politico-universitario. Il chirurgo con vocazione missionaria ha compiuto il suo apprendistato presso i “katanghesi”, l’ala violenta del Movimento Studentesco. Una banda di picchiatori maoisti e leninisti. Gino era il vice di Luca Cafiero, “ducetto” della sezione “militare” del Movimento. Il futuro santone guidava i randellatori della facoltà di Medicina, il “gruppo Lenin”. Prima del bisturi, armeggiava con la chiave inglese, la “penna” usata dai facinorosi della sinistra contro gli avversari politici.
Dopo le passioni marxiste-leniniste-maoiste, come molti altri compagni, il comunismo del medico ha preso la canonica piega terzomondista e antioccidentale. Strada vede nella nostra civiltà l’incarnazione del Male. Condivide con gli ayatollah iraniani e i terroristi islamici la convinzione che l’Occidente sia il Grande Satana. Era e rimane un estremista, adesso come in gioventù. Un fanatico che ripete come un pappagallo le tesi di un altro estremista, Noam Chomsky, che infatti era apprezzato anche dal defunto Osama Bin Laden.
Il suo antiamericanismo radicale, il suo anticapitalismo, ne hanno fatto un sostenitore dell’immigrazione selvaggia e incontrollata. “Accogliere” è, per Gino, un imperativo morale dettato dalla necessità di emendare l’Europa dalla sue “colpe” storiche: colonialismo e imperialismo.
Il suo furore da vendicatore degli oppressi lo ha portato a sostenere dittatori a vocazione genocidaria, come Omar Hasan Ahmad al-Bashir, il tiranno del Sudan. Nel 2009, si indignò per il fatto che la Corte Internazionale dell’Aia avesse spiccato un mandato di cattura nei confronti di Bashir. Una vittima dell’Occidente a sentir lui. Strada non ha orecchi per i cristiani africani massacrati dai figli di Allah. Dopotutto, Bashir finanziò Emergency con tre milioni di euro, mentre le vittime delle milizie Janjaweed non pagano così bene.
Edward Luttwak, qualche anno fa, in modo profetico disse: “In Italia ci sono persone che sono in estrema povertà, in estremo disagio e in estremo pericolo, ma Strada non è mai andato da loro. È andato in Afghanistan. Se tu vai a Palmi o a Canicattì o a Voghera, la stampa non ti segue, devi andare in Afghanistan perché in Calabria non è chic”.
Speriamo che questo chirurgo miliardario, con una predilezione per i tagliagole islamici – in Afghanistan curava pure i talebani che tornavano a uccidere – in Calabria non ci vada mai. Gli abitanti di quella regione meritano di meglio.
Davide Cavaliere
Il soprannome di questo miserabile è “L’ importante è che non siano italiani”. Soprannome perfetto anche per i suoi amici, i parassiti di Bruxelles. Altrettanto perfetto per gli amici degli amici, pd e 5 stelle che continuano nell’opera di distruzione etnica e culturale di questo paese. Bande di miserabili parassiti
Io sono di Milano. Posso solo ricordarlo con il suo soprannome “32” per la chiave inglese Hazel che usava spesso e volentieri. Non ho mai creduto nei “pentimenti” epocali