PERCHE’ LE PAROLE DI ILARIA CAPUA SUL NEGAZIONISMO SONO PERICOLOSE E IRRESPONSABILI (di Franco Marino)
Chiunque non ne possa più delle invasioni di campo della virologia nella politica italiana, si stufa delle esternazioni politiche di qualsiasi virologo, non solo quelli allineati ma anche quelli che non lo sono. Contrariamente a ciò che si possa pensare leggendo i miei scritti, ho un grande rispetto nella scienza e ne ho le scatole piene anche dei cosiddetti “virologi di destra”. Avverto un profondo fastidio quando uno scienziato decida di entrare a gamba tesa nella politica, portando il peso del suo specialismo in una materia che va oltre le sue competenze. Se un virologo mi dice che un dato virus è pericoloso, sta facendo il suo mestiere. Se invoca il lockdown, va oltre il suo mestiere e sconfina nella politica, che NON E’ PIU’ il suo mestiere. Ma lo stesso fastidio si applica anche ai cosiddetti dissenzienti, ne ho dunque abbastanza dunque anche dei Tarro e dei Palù, che pure hanno posizioni simili alle mie ma perpetrano lo stesso vizio: far decidere ai virologi cosa ne dovrà essere di decisioni che possono essere prese solo dalla politica.
Le parole irresponsabili di Ilaria Capua sono un esempio di tutto questo, di come la scienza quando pretende di sconfinare nella politica, fa solo guai. La veterinaria – cioè una che cura gli animali, non gli esseri umani – quando scrive che “il gioco pericoloso dei negazionisti ci coinvolgerà tutti”, non si rende minimamente conto di segnare, con una parola delicatissima, un pericolosissimo precedente, ossia l’esigenza di reprimere chi sulla narrazione covid ha sempre avuto idee differenti.
Il reato di negazionismo, intendiamoci, non mi vede d’accordo neanche quando si tratta di Olocausto e della cosiddetta Shoah, un evento storico della cui esistenza io personalmente non ho mai avuto dubbi. Ma obbligare un popolo intero a fare professione di fede verso una verità alla quale non accetta di sottomettersi, equivale a dichiarare debole quella verità.
Ciò di cui Ilaria Capua non si è resa conto – proprio perchè nel suo mestiere sarà anche valida ma è sprovvista di senso politico – è che con questa frase ha innestato un meccanismo per cui adesso la libertà di parola e di pensiero si identificherà col negazionismo e questo aprirà la strada a tutti quei negazionismi che si è cercato, a torto o ragione, di combattere.
Ora qualcuno dirà “Ma si riferiva solo al covid-19”. E sappiamo benissimo che non è così.
Perchè ormai la guerra civile fredda – che presto potrebbe essere calda – tra i cosiddetti “affermazionisti” e “negazionisti”, non è che l’ennesimo capitolo di una guerra ben più ampia tra anticomplottisti e complottisti che è a sua volta la polarizzazione ideologica che oggi contrappone chi crede nel nuovo Ordine Mondiale basato sulla distruzione identitaria delle nazioni e chi si ribella a tale ordine.
E’ possibile che Ilaria Capua non si renda conto di aver pestato il cosiddetto “merdone”, ma ha involontariamente ammesso che la questione oggi non è più tra chi crede nel covid-19 oppure no, ma tra chi crede nelle verità ufficiali e chi invece, in quanto “negazionista”, non ci crede.
E’ il guaio dello specialismo e del compententismo – di cui lo scientismo è solo una delle declinazioni – ossia quando qualcuno, in forza della sua professionalità in un ramo, pensa di poter leggere la realtà con gli occhi della sua professione.
E se il negazionismo diventerà la bandiera della libertà di pensiero e di parola, succederà che la gente inizierà a chiedersi se il negazionismo antisemita non abbia delle ragioni, se Hitler in fondo non avesse tutti i torti.
Cosa che, va da sè, provocherà e anzi stavolta legittimerà altri olocausti.
FRANCO MARINO