L’EDITORIALE – NON FATE FINTA DI AVERE A CUORE I PENSIONATI. QUASI TUTTI SONO ALLA FAME E VOI VE NE FREGATE (di Matteo Fais)
Questo Paese fa veramente pisciare dalle risate. È il posto in cui i buoni sentimenti vengono costantemente sbandierati dal balcone, per poi essere messi da parte una volta tornati dentro casa.
Nei giorni scorsi ha fatto grande scandalo – provocato ad arte, sia chiaro – il tweet del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, in particolare per il passaggio in cui si dice dei pensionati che “non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”. Non sto qui a discutere l’infelice espressione. Non me ne importa niente di questa diffusa indignazione a comando per una parola fuori posto o indelicata. Non posso, però, fare a meno di riflettere su quanto sia ipocrita l’italiano medio. Ipocrita e pervaso da un’idiozia insopportabile.
La tragedia dello Stivale è che se io scrivessi adesso, che so, che me ne batto il culo dei precari e che, insomma, sono semplicemente dei falliti del cavolo, per cui non è il caso di darsi tutta questa pena – cosa che, ovviamente, non penso –, probabilmente riceverei insulti e contumelie di ogni tipo, eppure il precariato esiste, è una costante da decenni, che la gente tollera come se niente fosse. Capite il problema? Le persone non scendono in strada, non bloccano il Paese, non fanno manifestazioni, addirittura votano quelli che l’hanno istituzionalizzato – cioè la Sinistra –, però poi sono capaci di urlare contro un pensiero immediatamente conseguente. Per farla breve, ci possono essere leggi che permettono la sussistenza di una simile condizione lavorativa – che essendo legale è quindi riconosciuta dallo Stato come moralmente legittima –, ma non si può esprimere pubblicamente il fatto che si considerano di serie B tutti quegli individui che vivono in tale condizione – malgrado, de facto, lo siano.
Similmente dicasi per i pensionati che, in Italia, sono trattati con il fastidio che si riserva ai fecalomi per strada. Di loro si dice unicamente che sottraggono soldi dalle casse della previdenza, che le loro pensioni sono denari negati ai giovani. A proposito, sapete a quanto ammonta una pensione media? 1.196,98 euro. Praticamente, la maggior parte di loro, da Palermo ad Aosta, campa con meno di mille euro al mese. Scusate, e voi mi vorreste dire che corrispondere due lire del cavolo a un essere umano per sopravvivere non vuol dire considerarlo una “merdaccia”, per dirla con Fantozzi? Siamo seri, per favore. Il pensionato, così come l’uomo medio, è valutato poco più di un ebreo nella Germania nazista, o un piccolo proprietario terriero nella Russia staliniana.
Cosa credete che possa comprare da mangiare ogni giorno un Cristo con 400 euro di pensione? Merda, Signori, ve lo dico io, merda da discount. Un pensionato medio, oggi, sta peggio del nero che sbarca a Lampedusa e per cui, statene certi, si spende molto di più – per esempio una media di 40 euro al giorno. E mi vorreste dunque far credere che questo Stato abbia rispetto degli anziani, che li consideri più di un inutile fardello, o che facendo mangiare loro schifezze da discount dimostri una grande umanità? Ma per piacere! Ma davvero lo scandalo sono le parole di Toti e non il trattamento riservato a tutti questi ex lavoratori, grazie al cui sudore siamo andati a scuola e abbiamo avuto da mangiare? Se lo pensate, siete davvero dei cretini a cui dare la pensione di invalidità intellettuale.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. .
E se penso che fra 10/15 anni (forse ) dovrei andare in pensione anche io che adesso ne ho 51,mi viene solo da piangere….